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E Federico Mecozzi alla Colonia Bolognese incanta con “Rimini”

Ieri, sabato 7 settembre, si è svolto il concerto di Federico Mecozzi alla Colonia Bolognese a Rimini, promosso dall’Associazione Il Palloncino Rosso. E’ stato l’ultimo degli appuntamenti serali di #RiutilizzarsiColoniaBolognese, il primo esempio di rigenerazione urbana partecipata di un bene storico e in stato di abbandono.

Federico – polistrumentista, direttore d’orchestra e collaboratore di Einaudi da ormai un decennio – ha regalato un vortice di emozioni al pubblico attraverso le musiche del suo primo album da solista, Awakening, uscito lo scorso gennaio per Warner Music Italy.

Alle 21.30 le luci si sono spente e il concerto è iniziato. Sono entrati prima i musicisti (Massimo Marches alla chitarra, Diego Sapignoli alla batteria, Stefano Zambardino alle tastiere, Veronica Conti al violoncello), poi i due protagonisti: Federico e il suo violino, il suo più fedele compagno.

Quando ha iniziato a suonare è stata subito magia. La sua è una musica che fa sognare, portando gli ascoltatori in un’altra dimensione e facendo riaffiorare dei ricordi ai quali siamo affezionati. Io, per esempio, mi sono ritrovata a fare una passeggiata sul mare con il mio ragazzo e un attimo dopo ero in un pub con i miei amici a scherzare e bere una birra.

Il pubblico, che ascoltava incantato, tenendo gli occhi fissi su Federico o battendo il tempo con i piedi o la testa, ha potuto ascoltare tutti i brani del suo disco d’esordio e ha potuto constatare quanto sia vario e contaminato. Si sentono al suo interno tutte le influenze del suo percorso: dalla musica barocca che ha studiato al Conservatorio Lettimi sotto la guida del Maestro Domenico Colaci, alla musica più vicina allo stile di Einaudi, alla musica celtica, alla musica pop. Federico Mecozzi ha rimescolato tutte le sue esperienze e le ha fatte confluire in un unico album, creando dei brani unici, diversi da quelli di qualunque altro compositore.

Molto toccante l’omaggio alla nostra città: ha suonato Rimini, il brano di Fabrizio De Andrè, arrangiato per violino, accompagnato dalle immagini vecchie del lungomare o dell’Arco d’Augusto proiettate sulla facciata della Colonia.

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