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Due chiese moderne di Rimini, storie brevi ma intense

Pier Giorgio Pasini  (Fotografie di Luciano Liuzzi): “Guida breve per la chiesa di Santa Maria Ausiliatrice” “Guida breve per la chiesa parrocchiale di San Gaudenzo” . Il Ponte.

Con queste due ultime guide uscite quest’anno Pier Giorgio Pasini è arrivato a quota 15. Sono piccoli libri, formato quaderno, di 32 pagine, che ricostruiscono le vicende architettoniche delle chiese e il patrimonio artistico che contengono. Non la storia dei fedeli e delle comunità. Pasini rinvia per questo spesso ad altri testi usciti precedentemente.

Del resto Pasini, classe 1938, di arte si è sempre occupato: docente di educazione artistica nei licei dal 1960 al 1984; dal 1963 è Ispettore onorario della Soprintendenza per i Beni artistici e storici di Bologna e collabora con la Soprintendenza per quanto riguarda i problemi della tutela, della conservazione, del restauro, del censimento del patrimonio artistico; consulente dei musei di Rimini e di San Marino; autore di decine di pubblicazioni dedicate al patrimonio artistico riminese; direttore, dalla sua fondazione nel 1980, della rivista “Romagna arte e storia”.

La prima guida, per questa collana de Il Ponte, uscì nel 2007 dedicata alla chiesa di Sant’Agostino, poi nel 2009 quelle dedicate alla chiesa del Suffragio e al Tempio Malatestiano, nel 2010 quelle della chiesa di San Giuliano, della chiesa dei Servi e della chiesa di San Giovanni Battista, nel 2011 quella della chiesa di Santa Maria Annunziata, nel 2012 quelle della chiesa di San Giovannino e della chiesa di San Bernardino, nel 2014 quella della chiesa di Santa Rita, nel 2015 quella del Santuario della Madonna di Bonora, nel 2018 quelle della chiesa di San Gianni di Sestino e della Collegiata di Santarcangelo.

Ed ora queste ultime guide dedicate a due delle chiese più importanti di Rimini, non tanto per la loro architettura e per il patrimonio artistico posseduto, quanto invece per le loro comunità di fedeli.

La chiesa di Santa Maria Ausiliatrice in Via Regina Elena, fu fondata nel 1912: “erano gli anni del grande sviluppo balneare di Rimini. La fascia costiera vedeva l’edificazione di villini, di ville e di alberghi; ma il suo sviluppo non aveva mai considerato la necessità di un edificio per il servizio religioso. Solo nel 1910 la Curia diocesana riuscì a convincere la diffidente giunta comunale a destinare un lotto di terreno per la costruzione di una chiesa al mare (…). Naturalmente la località per la nuova chiesa venne scelta con cura dai maggiorenti comunali: verso il mare, ma il più lontano possibile dal centro balneare con il nuovissimo Grand Hotel, per non ‘turbare’ la vita spensierata della colonia dei bagnanti”.

La prima pietra della chiesa venne posta il 17 novembre 1912. La prima celebrazione liturgica avvenne a chiesa ancora largamente incompiuta il 17 agosto 1913. I lavori furono interrotti per lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Nel 1918 il Vescovo Vincenzo Scozzoli istituì la parrocchia a mare e l’anno successivo l’affidò ai Salesiani.

Questi inviarono un prete piemontese, Don Antonio Gavinelli (1885-1968), che fu il primo parroco. Fu lui a completare la chiesa e a creare le condizioni per il successo dell’Opera salesiana a Rimini, legata al progetto educativo pastorale di don Bosco. Qui, negli anni trenta, crebbe e si affermò l’ingegner Alberto Marvelli, coordinatore di tutta l’attività giovanile salesiana, beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 5 settembre 2004.

Unica chiesa in città di stile neogotico, progettata dall’ingegnere bolognese Giuseppe Gualandi (1870-1944). Nei primi anni ’60 essa fu ampliata. L’opera d’arte più preziosa della Chiesa sono le vetrate, eseguite fra il 1922 e il 1924, realizzate dal celebre artista bolognese Attilio Fabbri. Don Gavinelli volle che vi fossero rappresentate figure di santi significative per quanto riguarda la dedicazione della chiesa e della Città in cui sorge.

La Chiesa dei Salesiani fu per due volte, in occasioni drammatiche, il punto di riferimento per “ospiti” inattesi. Dall’autunno 1917 ad inizio 1919 a Rimini furono accolti migliaia di profughi veneti dopo la rotta dell’esercito italiano a Caporetto e quest’ultima divenne la “chiesa dei veneziani”. Nel 1945 invece divenne la “chiesa dei polacchi” in quanto frequentata dalle truppe polacche stanziate a Rimini, diverse migliaia di soldati, quasi tutti cattolici. contrariamente agli alleati anglosassoni.

Pasini rinvia a Manlio Masini, “senza alcun dubbio lo ‘storico’ più autorevole dei Salesiani a Rimini”, per tutti gli approfondimenti necessari, in particolare ai suoi due volumi: “Una spiaggia, una chiesa, una comunità. La parrocchia dei Salesiani di Rimini dal 1912 al 1943” (Il Ponte, 1988) e “Eravamo i burdèl di prét. La parrocchia dei Salesiani di Rimini dal 1944 al 1982” (Panozzo, 2009).

La storia invece della Chiesa parrocchiale di San Gaudenzo, nel Borgo Mazzini in fondo a Via Covignano, ha un prima e un dopo. Il prima era la chiesa costruita nel 1854 e consacrata nel 1856. Costruita dall’architetto riminese Filippo Morolli (1794-1865), essa aveva dimensioni modeste e una facciata molto semplice. “Per arredare la chiesa e dotarla delle necessarie suppellettili, degli arredi e delle immagini, per mancanza di fondi si era fatto ricorso all’’usato’, cioè a opere provenienti da chiese soppresse mezzo secolo prima da Napoleone. Così ebbe una malandata pala dalla chiesa di San Giuliano e quattro modeste tele da San Nicolò, da San Rocco e dagli ex Girolamini del Paradiso (a Covignano)”.

Poi il parroco don Antonio Pallotta, nel 1918, si rivolse al più celebre pittore riminese del’epoca, Francesco Brici (1870-1950), a cui commissionò l’immagine del santo titolare, San Gaudenzo, per l’abside. Questa chiesa venne distrutta nel marzo 1944 dai bombardamenti aerei alleati sulla Città.

Il dopo è la costruzione della nuova chiesa fra il 1948 e il 1950 su progetto dell’architetto riminese Luigi Campanini (1897-1974). “Delle molte chiese riminesi distrutte dalla guerra questa di San Gaudenzo è stata una delle prime, anzi forse la prima, ad essere interamente ricostruita”. Più grande della precedente, ha anche forme completamente diverse, di un modernismo un po’ anonimo. Insieme alla chiesa ottocentesca la guerra distrusse anche quasi tutte le opere d’arte che conteneva.

Protagonisti della ricostruzione furono i parroci don Pallotta (parroco dal 1900 al 1951) e don Giuseppe Semprini (don Pippo, parroco dal 1951 al 1990). Dal 2008 è parroco don Aldo Amati, ex vicario generale della diocesi di Rimini.

Anche per la chiesa di San Gaudenzo, Pasini non tratta le vicende della vita parrocchiale, “ben nota per la sua vivacità e per l’originalità delle sue iniziative”. Per queste rinvia ai volumi: “Don Popolo. Don Pippo nei ricordi della sua gente” (Il Ponte, 1998), Aldo Amati, Paolo Guiducci, Pier Giorgio Pasini “Un borgo di memorie. La parrocchia San Gaudenzo nel borgo Sant’Andrea. La storia, l’arte, il Santo patrono ” (Il Ponte, 2011).

Paolo Zaghini

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