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ANTIMAFIA ED ECOLOGIA ALLA FESTA DELL’UNITA’

Dal 7 all’11 luglio, Festa dell’Unità al Parco Ausa di Rimini, promossa e organizzata dal Circolo PD Euterpe e dai suoi numerosi volontari, con la collaborazione di altri Circoli. Ogni giornata si regge su tre momenti principali: il dibattito politico, la ristorazione, la musica e il ballo, con il corredo di altre attrattive minori.
Grazie anche al bel tempo, la partecipazione è notevole: in prevalenza gente matura, ma non mancano i giovani. In questo mondo che induce le persone all’atomizzazione, all’isolamento, all’individualismo, la voglia di socializzare evidentemente non è scomparsa; occorre trovare i canali giusti.
A me della festa piace osservare l’aspetto organizzativo. Preparata con meticolosità, attraverso numerosi incontri preliminari, si regge sull’apporto assolutamente volontario di molti, garantito da un impegno preciso, scrupoloso, di ciascuno: nel rispetto degli orari, delle mansioni, dei comportamenti. La catena deve funzionare alla perfezione, senza sbavature, senza spazi o momenti di vuoto.
Il settore in cui questo impegno risulta maggiormente visibile è quello della ristorazione, diviso in due comparti. Da un lato il servizio self-service, dove la fila fortunatamente non manca mai. Gli fa da supporto tutta la gamma delle preparazioni specialistiche: piade, minestre, arrosti, insalate.
Dall’altro lato la pizzeria, che quest’anno lancia un forte messaggio antimafia, “la pizza senza pizzo” realizzata con mozzarella di bufala proveniente da una cooperativa sociale sorta sulle terre del Meridione confiscate alla camorra.
A corredo dei due comparti si muovono coloro che si preoccupano di ritirare tempestivamente i vassoi e ripulire i tavoli per fare posto ai nuovi clienti. Sembrerà strano, ma l’aspetto che più mi ha incuriosito è stato il destino dei residui di pasto contenuti nei vassoi. Di solito tutto va a finire in un grande calderone destinato alla raccolta indifferenziata; ma qui no. “La nostra Festa è l’unica a praticare una rigorosa separazione dei rifiuti”, mi dicono con orgoglio le due persone incaricate esclusivamente di tale servizio.
Mi diverto ad osservare il loro lavoro. Su un lungo tavolo affluisce la fila dei vassoi ingombri di residui. Uno alla volta ne separano i vari materiali versandoli negli appositi cassoni. Sono essenzialmente di due tipi: l’organico e la plastica. Assieme ai bicchieri, le posate e i piatti di plastica arrivano praticamente già puliti: “il nostro mangiare è così buono – dicono con soddisfazione – che la gente se lo divora, senza lasciare nulla”. Il terzo cassonetto – in ordine di utilizzo è destinato ai vetri per le bottiglie; segue quello del cartone. Il cassonetto della indifferenziata, a fine sera rimane quasi vuoto del tutto. “E se abbiamo qualche dubbio, consultiamo il ‘rifiutologo’, sempre a portata di mano”.
Penso in particolare alle migliaia di oggetti in plastica che, alla fine della Festa, anziché creare un problema di smaltimento finiscono per diventare una risorsa grazie al riutilizzo della materia prima. Non posso che rallegrarmi coi due volontari e ringraziarli per il loro oscuro lavoro. E medito fra me che, anziché relegarli in un angolo appartato, forse sarebbe preferibile collocarli in prima fila, alla vista di tutti. Potrebbe servire da buon esempio.

Oreste Delucca

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