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Vitielllo: “Mi piacerebbe finire la carriera a Rimini”

Nel luglio del 2006 Roberto Vitiello, classe 1983 da Torre del Greco, viene acquistato dal Rimini. Parte proprio da allora una lunga intervista che il difensore, oggi in forza al Palermo, ha rilasciato allo scrittore siciliano Isidoro Meli e apparsa su La Repubblica.

«Con Acori non ci si dedicava solo al calcio e alla tattica – ricorda Vitiello – si parlava di tutto, delle piccole cose della quotidianità. Aveva inaugurato l’abitudine, la sera prima della partita, di riunire a cena fuori i giocatori non sposati».

E poi il ricordo del presidente Bellavista:
«È stato lui a volermi al Rimini. Il campo di allenamento era a 500 metri dall’azienda. C’era un “ostacolino”, a tenere libero un posto auto per lui. Quando vedevamo arrivare la sua macchina qualcuno andava a rimuovere l’ostacolino. Ricordo le cene sociali, aperte alle famiglie, che si tenevano a Villa Rosa, meravigliose mangiate di pesce. In quella squadra c’erano giocatori come Handanovic, Matri, Ricchiuti, Barusso, Moscardelli, Cascione».

Nonostante la lunga carriera che lo ha portato a Siena, poi a Palermo, Vitiello non esclude di tornare a Rimini per concludere la carriera:
«Sono molto legato a Rimini perché è la prima città in cui ho giocato dove c’è il mare, e venendo da una località costiera la presenza del mare è fondamentale. Un’altra cosa per me molto importante è la tranquillità. Odio il traffico. Non so ancora dove andrò a vivere. Rimini è una possibilità. In questi anni io e mia moglie siamo stati da Dio a Mondello, per le stesse ragioni: il mare, la tranquillità».

Il calciatore racconta anche di essere ancora molto legato ad alcuni suoi ex compagni di squadra in biancorosso, come Matri; e poi c’è Regonesi, «un altro tipo niente male. Suona il pianoforte, molto bene. Quando andavamo in ritiro, noi scendevamo le valigie, lui tirava fuori la pianola».

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