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Vaxxed, il Codacons:”Favorevoli ai vaccini, ma giusto far vedere il film”

La proiezione a Rimini di Vaxxed, il contestatissimo film di Andrew Wakefield che sostiene la tesi – smentita da anni in modo inoppugnabile – della pericolosità di alcuni vaccini, sarebbe solo stata rinviata, ma senza specificare a quando. Il film doveva essere proiettato al Multiplex Le Befane il 23 e il 24 ottobre, ma ora si annuncia lo spostamento “in un’altra sala”.

Questo il comunicato stampa pervenuto da Wanted Cinema:

La produzione Wanted Cinema cambia la sala di proiezione per Vaxxed a Rimini 

Alla luce delle accese polemiche legate alla proiezione al Multiplex Le Befane di Rimini del documentario Vaxxed di Andrew Wakefield prevista per il 23 e 24 ottobre, ai fini di tutelare un esercente con il quale collabora spesso per i propri film, la distribuzione Wanted sposta la proiezione in un’altra sala (in definizione) per una serata che sarà realizzata in collaborazione con Comilva e Codacons.
Per i biglietti acquistati dal pubblico in prevendita chiediamo gentilmente di inviare una mail a ufficiostampa@giometticinema.com per avere le giuste modalità del rimborso.

L’avvocato Bruno Barbieri, presidente regionale del Codacons, che ha organizzato la serie di proiezioni di Vaxxed in Italia, commenta:

“Noi abbiamo deciso di fare questa proiezione a Rimini, come già è avvenuto a Roma, poiché, pur essendo noi favorevoli ai vaccini obbligatori, riteniamo che quando una cosa viene proibita, un film non viene proiettato, si crei poi il mito. E cioè si inizia a dire: ‘quello che non si vuol far vedere, allora è la verità’, ‘forse allora c’è qualcosa di vero sul fatto che i vaccini sono pericolosi’. E invece, una proiezione con la presenza di personale sanitario anche locale, che documenti l’importanza di fare le vaccinazioni, pensavamo fosse molto più utile che negare la visione. Perché sennò torniamo un po’ all’epoca della Santa Inquisizione, di quando bruciavano i libri perché non dovevano essere letti. E così per i film: non è il caso di farlo. Una tesi, seppur sbagliata, deve essere resa nota e deve essere criticata in quanto sbagliata. È così che si fa un confronto delle idee, non negando a tutti la possibilità di visionare un filmato. Anzi, si crea l’effetto indotto, su whatsapp, sui social, ‘ecco vedete i poteri forti, ecco le case farmaceutiche che non vogliono far vedere quanto c’è in quel filmato perché è la verità..’. In conseguenza si crea più danno che beneficio a non far vedere un film di quel tipo”.

A Rimini era previsto un confronto fra le due tesi? Ci sarebbe qualcuno favorevole alle vaccinazioni a sostenere un contraddittorio?

“Avevo già avuto la disponibilità del dottor Ravaioli, ex sindaco di Rimini – risponde Barbieri – e mi stavo mettendo in contatto anche con la vice Sindaco Gloria Lisi per chiedere la presenza di chi si occupa delle vaccinazioni all’Ausl di Rimini per partecipare al dibattito prima della proiezione del film”.

Ma nella provincia di Rimini oggi c’è la percentuale di vaccinazioni più bassa della regione, vicina ormai alla soglia di rischio. Era opportuna questa iniziativa proprio qui?

“Come Codacons – ribatte il presidente Barbieri – la funzione di fare la proiezione a Rimini era anche quella di dare un’informativa e dimostrare che in realtà quel filmato contiene delle cose false. Ma l’unico modo per farlo è spiegare alla gente che le cose stanno così prima che lo veda, in modo che abbia tutte le nozioni per fare una propria valutazione. E non dire ‘no, io con la scienza infusa ti dico che quella cosa non è vera, però non ti permetto di vederla’. Sarebbe un tornare ai tempi di Galileo Galilei“.

Da parte sua la vice Sindaco Gloria Lisi dichiara: “Per ora non ho sentito nessuno. In ogni caso, certamente se ci sarà richiesto e se il film verrà proiettato a Rimini, chiederemo ai responsabili dei servizi di vaccinazione di partecipare al confronto”.  

Intanto, a Padova un tribunale ha deciso che una ragazza deve essere vaccinata anche contro il parere di uno dei due genitori, in questo caso separati. La figlia adolescente vive con la madre, che voleva sottoporla  alla profilassi contro il papilloma virus, che si trasmette per via sessuale e che è ritenuto responsabile in molti casi di tumori all’apparato genitale femminile.

Ma l’ex marito si è opposto, inviando una lettera all’ausl in cui si dichiarava contrario a ogni tipo di vaccinazione. La lite è finita davanti a un giudice, che nella sentenza ha ordinato di praticare la terapia perché a prevalere deve essere il suo stato di salute. 

È la prima sentenza di questo tipo in Italia. Solo nello scorso luglio, il tribunale di Modena nel trattare un caso identico non era arrivato a una decisione.

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