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TUTTE LE LUCI SPENTE DI BELLARIA

“Spengono le luci / tacciono le voci / e nel buio senti sussurrar: …”: niente, non sussurra più niente a Bellaria-Igea Marina.

Non sussurra il Rio Grande, già discotecona nazional popolare, grande arena del liscio, ristorante per stomaci forti, parco con divertimenti assortiti e tanto altro ancora. Da un anno luci spente, il pullman navetta arrugginito e fermo nel parcheggio con l’erba alta che quasi lo avvolge.

Non sussurra più neanche il Parco Pironi alla Cagnona. Era una bella area verde, con i campi per di bocce, la pista del pattinaggio che poteva diventare campo di basket, il campo di calcetto e il baretto. Un’area strategica per l’offerta del divertimento sportivo di nicchia (i campi di bocce sono una rarità, i pattinaggi anche) e per un calcetto sempre più sulla cresta dell’onda. Ora è tutto in stato di abbandono (vedi foto), erba alta anche qui, recinzioni rotte, residui di attività passate, una miriade di pericoli più o meno incombenti con fili elettrici sparsi ovunque, un’impiantistica antidiluviana alla mercè dei vandali.

Non sussurra neanche il centro sportivo Maf di via Bellini a Bellaria, dietro alla Coop. Campi tennis e calcetto, chiusi da un anno, solito contorno di erba alta e vandali, strutture pagate dalla collettività e consegnate al degrado oramai irreversibile.

Poi ci sarebbe l’ex Aquabell, propaggine dell’ex impero di Veleno Foschi, però questa è una storia di chiusura non meno importante, ma differente, perché la si sta traghettando verso una speculazione immobiliare classica, strumenti urbanistici e mercato permettendo (né una cosa né l’altra sono affatto sicure).
Passerà alla storia come l’Amministrazione comunale delle chiusure, quella di centrodestra in carica. O EnzoCeccarelliSindaco porta sfiga, o c’è qualcosa di più complesso. Fatto sta che ogni attività a cui mette mano il sindaco albergatore (che per un effetto locale del Patto del Nazereno è anche diventato presidente dell’Unione prodotto di costa) chiude. Si tratta di una micidiale catena di impoverimenti che incidono sul profondo dell’offerta turistica e del tessuto economico della città.
Il Rio Grande dava lavoro a decine di dipendenti ed era polo di attrazione per migliaia e migliaia di persone. Aveva accumulato, nella sua storia, parecchi debiti, ma la gestione corrente alla fine era diventata sostenibile. Gravavano su di esso parecchi abusi edilizi, ma una via d’uscita c’era. Non si può dire che l’Amministrazione comunale abbia agevolato il Rio Grande nel trovarla. Ora la struttura, dichiarata fallita, è in vendita all’asta. Non che la città si sia stracciata le vesti dopo la perdita. Soprattutto gli albergatori non hanno battuto ciglio: meno gente esce dagli alberghi meglio è, in fondo. E al liscio del Rio Grande si può provvedere in piccolo dentro gli alberghi stessi.

Sul Parco Pironi il fallimento è tutto pubblico, quindi molto insidioso per EnzoCeccarelliSindaco. All’Amministrazione comunale è capitato il gestore sbagliato e il gestore l’ha piantata in asso. Carte bollate e avvocati, richieste danni da una parte e dall’altra. Lo spettacolo che il parco offre di sé è indecoroso, con una stratificazione fisica delle attività dismesse dalle gestioni che si sono susseguite. L’ultimo strato è quello dei gonfiabili abbandonati sui campi di bocce. Tutto inutilizzabile, tranne un palchetto dove il Comitato di quartiere supporter di EnzoCeccarelliSindaco pare voglia far suonare qualche orchestrina “per salvare l’estate della Cagnona”.

Atmosfera struggente e tristezza infinita che raggiungono anche il centro sportivo Maf, affidato alla gestione del Garden e affondato per liti, anche qui, sulla convenzione (viene il sospetto che devono essere di difficile interpretazione le convenzioni fatte dall’Amministrazione comunale). Tutto chiuso dall’agosto 2015. Tutto destinato ad andare in malora.
“Spengono le luci / tacciono le voci / e nel buio senti sussurrar: …”: niente.

 

Onide Donati

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