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IO SARA, IMMIGRATA A RIMINI E TORNATA IN EGITTO

La grande migrazione dal Nord Africa all’Italia è iniziata più di vent’anni fa. Le situazioni economiche, ma non solo, hanno messo singoli individui, ma anche intere famiglie, di fronte a scelte non facili. Per primi furono ii capi famiglia a decidere di lasciare la propria terra per cercare fortuna altrove. Poi molti hanno riunito la famiglia nella loro nuova casa. I figli hanno cominciato a frequentare le scuole del posto,  la speranza in un futuro migliore è apparsa più vicina. Però la crisi economica, sommata a certe difficoltà di integrazione, hanno spinto parecchi anche a scegliere il ritorno.
La famiglia di Sara, che era arrivata dall’Egitto, è un esempio di questa dura scelta.

Com’era la situazione quando sei arrivata per la prima volta in Italia? E come sei stata accolta, tu e la tua famiglia?
“Il mio primo ingresso in Italia è stato nel luglio del 1996, allora avevo 9 anni. Siamo stati accolti nel miglior modo sia a scuola che dai vicini di casa, anche perché allora abitavamo nei dintorni di San Vito, in campagna.
Da bambina era tutto bellissimo. Tutto diverso da quello che avevamo lasciato in Egitto. E poi eravamo finalmente riuniti con il papà, che lavorava in Italia già dal 1992. A scuola io e mia sorella avevamo un insegnante di sostegno per facilitare l’apprendimento della lingua italiana.
In Italia, anche se non parlavamo neanche una parola in italiano, ci siamo sentiti bene accolte. Perché la cultura italiana è più vicina di altre a noi arabi. In quei primi anni non abbiamo mai avuto problemi. Inoltre c’erano diverse altre famiglie arabe che abbiamo cominciato a frequentare”.
E le prime difficoltà di una società diversa dalla vostra?
“Le difficoltà che abbiamo affrontato crescendo erano legate alla scelta dei miei genitori di proteggere e conservare, giustamente, il nostro modo “orientale” di pensare e sopratutto di mantenere la nostra cultura. In famiglia siamo tre sorelle e dovendo rispettare le tradizioni e la cultura araba e islamica, il primo problema era il modo di vestirsi. Ed era talmente difficile! All’inizio rispettavamo le decisioni dei nostri genitori non per convinzione, ma per rispetto verso di loro. Cominciavamo però a sentire il peso di questo conflitto del vivere da musulmani in Italia, fino a sognare la grande decisione di tornare a casa in Egitto”.
Finalmente questa la decisione dei tuoi genitori arriva. Come hai affrontato la scelta di tornare in Egitto?
“Avevo 15 anni quando siamo tornati in Egitto, e lì finalmente ritroviamo la gente ha il nostro modo di pensare, per esempio non dovevamo stare attenti a quello che mangiavamo nei ristoranti, perché tanto in Egitto la carne suina non viene servita. In Egitto non dovevo mai dare spiegazioni perché la donna deve coprirsi le sue curve: in Egitto considerano che il corpo della donna è diverso dal corpo del uomo. In Egitto in compenso i miei genitori mi lasciavano molto libera nelle amicizie tra maschi e femmine, perché nella comunità egiziana i limiti sono già molto chiari e riconosciuti da tutti, per quanto riguarda i rapporti tra i sessi.
Ho conosciuto mio marito all’Università del Cairo, mi sono sposata e adesso sono mamma di due figli. A livello economico e sociale stiamo bene, grazie al lavoro di mio marito che è ingegnere petrolifero.
Nonostante questa condizione di benessere a livello sociale e economico,  non escludo però la possibilità di lasciare di nuovo l’Egitto. Perché non solo manca l’aria di libertà, ma c’è anche da temere per la vita. Tantissimi sono i massacri compiuti dall’esercito, nel giro degli ultimi 5 anni più di 10 mila egiziani di diverse orientamenti politici (liberali, socialisti, islamici) sono stati ammazzati per le strade.  E nemmeno l’economia va bene, 5 anni fa per un dollaro ci volevano 4 lire egiziane, oggi occorrono anche 12 dollari, perché lo sviluppo economico si sta fermando”.
Chi futuro vorresti per i tuoi figli?
“Per adesso seguo la scelta che avevano fatto i miei genitori per me e anch’io vorrei far crescere i miei figli in una società che si impegna per mantenere la religione e la cultura di cui vado fiera.
A causa di questa situazione di instabilità, pensiamo però di cercare opportunità in una altro paese europeo o negli Stati Uniti. Ma non in Italia; la situazione economica e sociale non ci incoraggia a vederla come meta per il nostro futuro”.
Dell’Italia ti manca qualcosa?
“Di Rimini mi manca tutto! Tutta Rimini mi sta nel cuore dalla A14 fino a San Marino, dalla spiaggia alla città. Ho frequentato tre scuole a Rimini e sono in contatto su Facebook con molti dei miei ex compagni di scuola. E ogni volta che vedo un loro post su Fb mi ritorna in mente una parte di Rimini.. un gelato assieme nel centro storico… una pizza sul lungomare… Rimini mi ha dato quello che il mio paese non mi poteva dare. L’Italia ha avuto un grande influsso sul mio modo di pensare. Ha allargato tantissimo la mia cultura, mi ha permesso di avere una mentalità molto aperta e questo di sicuro in Egitto era impossibile.
Appena avrò l’opportunità di mettere da parte una bella somma che ci permetta di prendere i biglietti aerei e il soggiorno di una settimana a Rimini, non esiterò per far vedere a mio marito e ai miei figli tutte le bellezze di questa città”.

Fatima Berrima

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