In Emilia – Romagna è disponibile la prima tranche di tamponi rapidi ordinati dalla Regione. L’accordo nazionale prevede che questi possano essere somministrati anche dai medici di famiglia che però hanno chiesto anche in Provincia di Rimini norme di sicurezza adeguate. All’appello si unisce con una proposta anche la lista Cattolica Futura
“È recente l’accordo collettivo nazionale fra Ministero della Salute e rappresentanze sindacali per il rafforzamento delle attività territoriali di diagnostica di primo livello e di prevenzione della trasmissione del coronavirus. L’accordo, che prevede che medici di
base e pediatri comincino a fare tamponi rapidi, ha già diviso le categorie. Pur accogliendo con favore la possibilità di individuare i positivi su larga scala e velocemente, molti professionisti hanno sollevato dubbi sulle modalità con cui si svolgerà
il tutto.
Gli ambulatori, infatti, sono spesso situati in condomini o palazzine e la presenza di potenziali positivi nell’edificio potrebbe aumentare il rischio di contagio. Inoltre, gli ambulatori sono frequentati anche da persone con altre patologie: senza i dovuti spazi e le risorse per sanificare ciò potrebbe generare ulteriore rischio. In attesa delle linee guida della Regione Emilia-Romagna e degli accordi tra ASL e sindacati, intanto, si può riflettere sulla possibilità, a livello comunale, di offrire spazi adeguati per svolgere l’attività di diagnostica richiesta dall’accordo, in maniera tale da tutelare al massimo la salute dei cittadini nonché dei pazienti di medici di base e pediatri (e dei professionisti stessi). Per questo motivo, Cattolica Futura invita il Comune di Cattolica di inserirsi nella trattativa tra ASL e medici di base proponendo propri locali da allestire temporaneamente all’attività di diagnostica (ad esempio, la sala conferenza dello Snaporaz); medici di base e pediatri potrebbero organizzarsi così per presidiare una determinata fascia oraria nella quale visitare i propri pazienti che richiedono il tampone senza aumentare il rischio di contagio nei propri ambulatori. Non solo spazi pubblici, comunque: nella trattativa potrebbe essere coinvolti gli operatori privati, come gli albergatori, affinché possano offrire spazi, attualmente non utilizzati, per lo scopo. A Cattolica c’è già un esempio virtuoso in questa direzione: il Royal Hotel, che dalla scorsa primavera, in convenzione con l’ASL, permette ai positivi di
trascorrere la quarantena in sicurezza.
Per fronteggiare la pandemia, sono necessarie nuovi modi di intendere le modalità di supporto e gli spazi, anche pubblici. Ad esempio, in alcune città d’Italia gli ospedali hanno cominciato a portare l’assistenza a domicilio attraverso unità mobili, operando in
modo che le persone più fragili, a rischio di essere ospedalizzate o di fare lunghe attese in pronto soccorso, possano avere un immediata risposta. Fornire la disponibilità di spazi pubblici per medici e pediatri (e, in ottica futura, anche per la distribuzione di presidi medici) sarebbe un ulteriore esempi di vicinanza degli enti locali verso i propri cittadini”.