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Stupri di Rimini, la Polonia vuole l’estradizione e attacca la Merkel

Dopo la cattura di tutti i componenti del branco autore delle violenze di Miramare, iniziano ora le loro vicende giudiziarie.

I tre minorenni, i due fratelli marocchini di 15 e 17 anni e il nigeriano di 16, sono in questo momento trattenuti nel centro di prima accoglienza di Bologna, città in cui la Procura per minorenni, guidata da Silvia Marzocchi, ha chiesto la custodia cautelare. Le udienze di convalida dei fermi emessi nei loro confronti, sono fissate per domani davanti al Gip del tribunale per i minori di via del Pratello.

Le accuse nei loro confronti – le stesse rivolte anche al 20enne congolese Guerlin Butungu, in custodia a Rimini – sono rapina aggravata, violenza sessuale di gruppo, lesioni aggravate, per un totale che potrebbe superare i 20 anni di carcere. 

Arriva nel frattempo anche la reazione dalla Polonia: il vice ministro della giustizia polacco Patryk Jaki (nella foto) ha dichiarato che chiederà l’estradizione dei quattro responsabili delle violenze.Proprio Patryk Jak, aveva dichiarato all’inizio delle indagini, con un tweet che aveva fatto il giro del paese, che di fronte a reati come questi bisognerebbe reintrodurre la tortura, arrivando persino ad auspicare la pena di morte per gli aggressori.

La stampa polacca continua a seguire con grande attenzione e molto spazio i fatti di Rimini. Diventa anche un ulteriore strumento nell’infuocato dibattito politico interno e con l’Unione Europea. Infatti, il capo redattore di “Gazeta Polskiej”, giornale di estrema destra vicino al PiS (Diritto e Giustizia, partito al Governo il cui segretario è il gemello superstite Kaczynskij) ha pubblicato un controverso messaggio su internet. Il redattore di Gazeta Polskiej infatti, Sakiewicz, scrive sul suo twitter “non tutti i responsabili del brutale assalto di Rimini sono stati presi. (manca) Angela M.(erkel), che ha lasciati liberi i perpetratori”. Questo messaggio si inserisce in una strategia di continua tensione interna e verso l’Unione Europea sul tema dell’immigrazione, e che ha eletto nella Germania uno dei propri principali avversari.

Questo messaggio viene ripresi anche dai principali giornali del Paese, e commentato in maniere opposte.
Rzeczepospolita recupera le notizie dai giornali italiani, dando risalto alle prime dichiarazioni dei due minorenni marocchini, in cui raccontano che “il capobanda li trattava come i suoi cani”. Inoltre riporta le dichiarazioni del Procuratore Capo di Rimini Paolo Giovagnoli dove si dice che la pena potenziale massima sia 20 anni di carcere. In un altro articolo riporta il dibattito italiano sui sistemi di educazione per ragazzi difficili come i due minorenni, e le parole del padre “Devono pagare per quello che hanno fatto”.

Wiadomosci riporta il dibattito come gli altri giornali, ma si sofferma sulla storia del capobanda, richiedente asilo, e sulla vita di furtarelli degli altri tre ragazzi. Gazeta Wyborcza invece offre più spazio ai pareri, soprattutto criticando duramente un intervento uscito su “Sieci Prawdy” del Primo Ministro polacco, Beata Szydlo sempre del PiS, in cui il premier dichiara “Noi in Polonia offriamo un altro modo di vivere, più sicuro. Siamo più sicuri rispetto a tutto l’occidente: anche se gli altri Paesi fanno finta di niente, nascondendo per inimicizia la realtà. Nessun attacco terroristico: e la nostra opposizione si permette di intervenire in Europa (dimenticandosi che il PiS faceva ugualmente o peggio, nota del Giornalista) su questi temi, accusandoci. Guardate cosa è successo a Rimini, dove 4 immigrati hanno brutalemente assaltato una coppia di polacchi innocenti. A Rimini si dimostra il fallimento del modello altrui e prosegue poi sullo stesso tenore. Ricordiamo che la Premier polacca si distinse per le dichiarazioni all’indomani delle celebrazioni della liberazione di Auschwitz, dicendo che i fatti di allora insegnavano a difendersi, con il chiaro sottointeso “dagli immigrati”.

Di certo possiamo dire che i fatti di Rimini continuano ad essere al centro del dibattito polacco, e spesso strumento dell’uno o dell’altro partito in funzione delle proprie battaglie.
Si attendono repliche ai durissimi attacchi: e probabilmente le risposte arriveranno anche da Bruxelles.

Samuele Zerbini

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