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Stop ai sondaggi ed è un bene

Da oggi niente più sondaggi pubblicati sui giornali. La legge sulla “par condicio” vieta che nei 15 giorni precedenti a un’elezione vengano diffusi «sondaggi demoscopici sull’esito delle elezioni e sugli orientamenti politici e di voto degli elettori». Dato che le elezioni politiche si terranno il 25 settembre, venerdì 9 settembre è stato l’ultimo giorno in cui giornali e tv hanno potuto diffondere sondaggi politici.

Una fortuna. E’ già da anni che i sondaggi la fanno da padrone in ogni elezione, ma questa volta, complice anche il periodo elettorale estivo, si è andati oltre ogni limite.

Scriveva Stefano Rodotà nel 2008: “Sondaggi che immergono la politica in un eterno presente, rendendo sempre più difficile non dirò l’utopia, ma la stessa possibilità di considerazioni di medio periodo; il marketing politico, che “taglia” le proposte sul bisogno del consenso immediato e, quindi, sui diversi segmenti dell’elettorato, con il risultato che i programmi finiscono con l’essere, a un tempo, contraddittori, compromissori, illusori, sottoposti a tali e tante clausole “rebus sic stantibus” da risultare alla fine inutili”.

Infatti stiamo vedendo programmi elettorali dove si evita di parlare di argomenti scottanti – clima, guerra in Ucraina, economia post covid – per concentrarsi su proposte per lo più irrealizzabili data la mancanza di risorse finanziarie.

Ma vi è un altro aspetto ancora più inquietante. La “bombardata” di sondaggi a cui siamo stati sottoposti nelle settimane passate hanno fatto credere che le elezioni siano inutili, il risultato già scritto. Addirittura, sulla base dei sondaggi si sono suddivise le candidature tra le varie forze politiche della coalizione di centrodestra o centrosinistra. Certa la vittoria della destra, certa la vittoria di Giorgia Meloni. Quindi per cosa andiamo a votare? E’ già pronto il governo Meloni con tanto di ministri, senza neanche passare dal Quirinale.

Non è così. Non è tutto scritto, i sondaggi indicano delle tendenze, ma il risultato è altra cosa. Tralascio di commentare in che modo vengono svolte queste indagini demoscopiche. Mi basta dire che i sondaggi nella migliore delle ipotesi hanno delle “forchette” che possono variare da diversi punti percentuali in più o in meno. In più può essere la vittoria in meno la sconfitta per una forza politica per una coalizione. Il Pd al 25% è un successo. Il Pd al 20% è una delusione e potrei continuare per tutte le forze politiche.

Per altro i sondaggi nel passato non hanno mai dato prova di scientificità. Tutt’altro. Nel 2013 il Partito Democratico fu sopravalutato di quasi cinque punti e il Movimento 5 Stelle fu sottovalutato di quasi dieci punti.

Sbagliata la previsione di affluenza alle urne del referendum costituzionale del 2016. Sbagliato di 6 punti (in meno) il risultato dei 5Stelle alle europee. Sbagliati i sondaggi delle regionali in Puglia dove vinse Emiliano con 8 punti di scarto (era previsto un testa a testa). Nel 2018 nessuno aveva previsto il dato dei 5Stelle e neanche quello della Lega. All’estero i sondaggi sbagliarono il risultato sulla Brexit (prevedendo la permanenza) e sulle elezioni tra Trump e Clinton (era data vincente la Clinton).

Quindi i sondaggi sono inutili? No, ma occorre leggerli senza aspettarsi che possano predire il futuro. Rilevazioni di questo tipo sono molto utili per capire in generale “che aria tira”, soprattutto osservando l’andamento delle preferenze più che il valore in un preciso momento. Poi sta alla politica incidere per cambiare il risultato senza pensare che sia già tutto scritto.

Tanti errori nei sondaggi, ma continuano ad influenzare i risultati. Se un partito viene posizionato dai sondaggi con percentuale vicino alla zero, difficilmente sarà attraente per gli elettori. Viceversa una forza politica data in forte crescita può attrarre altri consensi.

Per questa ragione il divieto di pubblicazione dei sondaggi è quanto mai opportuno. Si ritorna alla normalità dei dibattiti politici senza avere come sfondo il sondaggio appena sfornato. Nei corridoi della politica si continuerà a commentare il sondaggio di giornata (si possono continuare a fare fino al giorno del voto). Ci sarà una sorte passa parola, dei si dice ma senza arrivare al grande pubblico. Quindici giorni a disposizione degli elettori per capire se votare e come votare.

Maurizio Melucci

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