Il 15 gennaio la Chiesa commemora San Mauro abate, uno dei primi seguaci di San Benedetto (VI secolo). Il fondatore dell’ordine lo inviò in Gallia, dove è ancora molto venerato e ha dato nome a parecchie città, fra cui Saint-Maur-des-Fossés, gemellata con Rimini.
“Sen Mevar marchent ad niva”, San Mauro mercante di neve, osservavano sconsolati i nostri nonni.
Un tempo non c’erano case riscaldate e tessuti testati al Polo Sud per difendersi da “un fredd che fa casché la coda mi chen”, un freddo che fa cadere la coda ai cani.
Ma i cambiamenti climatici si notano perfino nei proverbi e nei modi di dire. Oggi un Gianni Quondamatteo ben difficilmente avrebbe potuto praticare uno dei giochi della sua infanzia nel Borgo Marina di Rimini: “Fè la léssa: Oggi si va Cortina, o al palazzo del ghiaccio. Una volta si aspettava il gelo dell’inverno, o si provvedeva, nelle serate fredde, a gettare secchi d’acqua sulla strada per avere, all’indomani, una specie di pista gelata. E così si praticava lo sport dla léssa“. Ai nostri giorni “la liscia”, a parte i perniciosi effetti sulla circolazione stradale, a Rimini riuscirebbe a formarsi a solo in pochissime nottate durante tutto un inverno.
Quanto a Sen Mèvar, o Mèvri, o Màvor, quello che dà il nome al paese natale di Giovanni Pascoli non è l’apostolo delle Gallie ma un vescovo di Cesena vissuto poco prima del Mille e ricordato il 21 novembre. Nel luogo del suo romitaggio sul Monte Spaziano, che da lui prese nome di Monte Mauro, sarebbe sorta la celebre e splendida abbazia benedettina di Santa Maria del Monte, purtroppo martoriata dalla guerra. A Lei si rivolgevano perfino i naviganti per impetrare grazie, come si vede nella bellissima raccolta di 704 ex voto che ancora vi si conserva.
15 gennaio 1847 – Si lavora al Teatro di Rimini: fra le polemiche