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Rimini, Marzio Pecci, Lega: “Il Presidente Donati è eticamente scorretta. Deve dimettersi”

A seguito delle dichiarazioni rese dal gruppo consiliare del PD e dal Segretario comunale sulla vicenda Donati, la replica di Marzio Pecci, della Lega Nord.

La risposta del gruppo consiliare del PD e della segreteria lascia basiti: non si capisce se sia più frutto dell’ignoranza politica oppure della ignoranza amministrativa o di tutte e due.
Pazienza per il Segretario del PD, che non conosce  il regolamento comunale, ma il gruppo consiliare, che è stato l’artefice della “sceneggiata” dell’abbandono della sala per far mancare il numero legale, non può falsificare la verità che è provata dalla registrazione televisiva e dallo streaming come hanno potuto vedere i cittadini riminesi.
L’uscita della Presidente dall’aula, sollecitata non dal capogruppo Piccari, ma dal consigliere Magrini è stata determinante nel far mancare, da parte della maggioranza, il numero legale.

Questo comportamento, oltre ad essere eticamente scorretto, viola il dovere di imparzialità che, il Presidente, aveva promesso al momento dell’insediamento così come richiede il regolamento comunale.
Al Segretario comunale del PD, che non conosco, desidero, con garbo, spiegare che il numero legale, nel consiglio riminese, è garantito dalla presenza di 16 consiglieri.
Alla chiamata del voto, nel consiglio di giovedì 13 giugno, erano presenti in aula 11 consiglieri dell’opposizione (Pecci, Trombetta, Zoccarato, Grotti, Erbetta, Mauro, Spina, Renzi, Camporesi, Zilli e Bellucci) e 4 di Patto Civico (Zamagni, Frisoni, De Leonardis e Muratori) oltre al Presidente Sara Donati. 

E’ di tutta evidenza, usando il pallottoliere, che il numero dei presenti, al momento della chiamata del voto del Presidente garantiva il numero legale.
L’uscita del Presidente dall’aula ha, invece, fatto sì che il Consiglio perdesse il numero legale. 

Ora sarebbe stato lecito attendersi da parte della maggioranza e dalla Segreteria del PD, una presa di posizione che facesse chiarezza sulla situazione interna alla maggioranza in cui Patto Civico, dopo aver annunciato il voto contrario alla delibera, ha modificato, dopo l’abbandono del Presidente, la propria decisione “spaccandosi” (2 favorevoli, 1 astenuto e 1 contrario). 

La politica allo sbaraglio della maggioranza lascia sconcertata una opposizione che ha dimostrato di avere senso di responsabilità e volontà costruttiva nell’affrontare le tematiche inerenti la città.

Purtroppo questa politica dello sbaraglio, che la maggioranza riminese impone, non solo è pregiudizievole per i cittadini, ma  è censurata dai Tribunali amministrativi regionali del Paese. 

Per concludere, desidero affermare che userò sempre toni fermi e, se necessario, anche quelli sopra le righe, per impedire che qualcuno in Consiglio violi il regolamento o la legge, come è stato ampiamente scritto nel ricorso depositato presso la Corte dei Conti in occasione dell’approvazione del bilancio (quando il Presidente impedì il dibattito), perché nella sala consiliare il munus publicum del consigliere non può mai essere turbato o messo in discussione”.

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