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Rimini FC: né stadio né soldi, solo Grassi può farci sognare

Estate, caldo, spiaggia…
Sembra un’estate normale come tante altre, un’estate italiana classica in ossequio all’unico tormentone estivo che il 2018 ci ha regalato sino ad oggi.
Eppure per gli appassionati riminesi non è un’estate come tutte le altre.

Non ci sono i patemi di un paio di anni fa, non ci sono timori riguardo il futuro a breve scadenza e non ci sono dubbi, tra il popolo biancorosso, in merito al sodalizio che si andrà a creare per affrontare il ritorno tra i professionisti.

Qual’e’ dunque la sensazione che rende diversa, o perlomeno particolare, questa estate in biancorosso?
E’ la sensazione di essere sospesi in una sorta di limbo che da un lato ci garantisce tutti i minimi sindacali necessari per affrontare degnamente la serie C e dall’altro non ci consente voli pindarici o segni che autorizzano a sognare.

Se si parlasse di una serie di lanci di monete a testa o croce in questo momento avremmo una serie di monete cadute miracolosamente in piedi che intuiamo cadranno dal lato giusto perché in favore di vento, ma che tardano a cadere…

Alcuni esempi? Già da gennaio scorso, quando la classifica cominciava a far capire che si poteva vincere, si parlò di azionariato diffuso, o popolare che dir si voglia, come leva su cui agire per garantire spalle robuste e orizzonti temporali ampi al progetto biancorosso.

Chi, come me e altri, da tempo osserva le dinamiche riminesi intorno al calcio sapeva in partenza che il percorso era irto di difficoltà.
Si tirerà una riga sotto risultati raggiunti tra un po’, ma Giorgio Grassi ha già fatto capire che non sono arrivate risorse tali da poter considerare vinta la scommessa; che continuerà, ma che nel breve non darà un apporto considerevole.

Quindi sotto col piano B, che prevede la ricerca di talenti in prestito da valorizzare e una campagna abbonamenti su cui puntare come non mai.
Non ci sono problemi, non è a rischio nulla. Ma non pare, al momento, spirare un vento forte in grado di gonfiare le vele dell’entusiasmo.

Altro esempio, purtroppo classico e ricorrente ad ogni cambio di categoria importante.
Lo stadio…

Il Romeo Neri, che ho salutato qualche settimana fa, presenta una pista sfavillante e un campo in sintetico semi-nuovo e stra-utilizzato.
Intorno c’è un settore curva senza bar (condivide un gazebo posto nei distinti attraverso un buco praticato nella rete che separa i settori) e con i servizi igienici praticamente assenti. Un settore distinti coi bagni sistemati da poco e un gazebo a fare da bar.

Il settore centrale è apparentemente in condizioni migliori rispetto agli altri due, ma con una fauna volatile ormai residente e defecante sotto la bucherellata , copertura.

Apprendiamo, subito dopo la festa per la promozione, che ci saranno le sistemazioni necessarie all’omologazione per la serie C.
Non c’è il tempo di entusiasmarci un minimo, si parla di impianto di sorveglianza e di illuminazione. In un secondo momento si aggiungeranno i lavori alla copertura della centrale; speriamo comprendano anche il trasloco della fauna volatile residente.

Che dire, bene per tutto, ma anche qui siamo al minimo sindacale.
Impossibile sognare dunque?
Passeremo l’estate così? Sospesi tra palco e realtà come cantava Ligabue?

Non ho nessuna speranza sul versante stadio.
Penso da anni che la polivalenza del Romeo Neri è un problema più che un’opportunità e il vero treno perso nella riorganizzazione dell’impiantistica sportiva riminese è quello che fermò il trasloco della pista di atletica dal Neri ad una delle locazioni ai tempi proposte.
Il cosiddetto campo dei ferrovieri adiacente la stazione, la zona antistante il cimitero adiacente i campi da rugby e baseball di Rivabella o il “Parco la Pace” in zona Celle.

Tutte situazioni che avrebbero consentito la possibilità di gestione e sviluppo delle realtà sportive attualmente concentrate in un unico impianto gestito pubblicamente con un regime giusto, fino a che l’impianto sarà uno per tutti, di accesso in par condicio tra tutte le realtà.

Perché non via il calcio? Perché uno stadio nuovo solo per il calcio costa tantissimo per chiunque si addossi le spese per farlo, pubblico o privato che sia.
Allo stato attuale delle cose, apprezzo gli interventi che consentiranno il raggiungimento degli standard minimi obbligatori, non credo l’amministrazione adesso possa fare di più se non aggiungere eventuali ritocchi comunque non pesanti e men che meno risolutivi in merito alla questione generale.

Mi auguro che chi gestirà il passaggio del prossimo treno (quando la pista sarà da rifare, tra una decina d’anni) deciderà di salire e non lasciarlo andare scommettendo ancora su una convivenza che tarpa le ali a tutti.

Se voglio sognare punto su Giorgio Grassi.
Sono convinto che la battaglia etica che porta avanti affinché la squadra diventi un’azienda indipendente e in grado di stare in piedi contando sull’apporto delle varie componenti cittadine non fermerà la voglia di vincere che ha.

Penso che avremo una squadra all’apparenza figlia di un richiamo forte al realismo e alla contingenza, ma che saprà, attraverso il giusto mix di gioventù, spogliatoio e punti di forza, farci sognare ed esaltarci in corso d’opera durante il campionato.

La stagione partirà tra un mese, qualche giorno prima avremo un’idea più precisa di tutto in scia a una conferenza stampa che farà il punto della situazione a 360 gradi sullo stato dell’ opera.

Nel frattempo non sogneremo nemmeno dietro ai mondiali senza gli azzurri, difficile sognare questa estate se non si ha un po’ di fede…
Forza Rimini!

Emanuele Pironi

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