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Rimini. Avvocati chiedono al Comune se gli immobili del porto sono in regola con le norme edilizie

Ancora problemi per le concessioni dell’area del cosiddetto “triangolone” (lungomare Tintori viale Colombo). Dopo il passaggio, con il federalismo demaniale, delle proprietà delle aree e dei manufatti al Comune di Rimini numerosi sono stati i problemi che si sono dovuti affrontare.

Ricordiamo che le prime difficoltà erano sorte in agosto 2017 quando il Comune di Rimini dovette annullare una delibera che rideterminava i canoni per i concessionari (in diminuzione rispetto a quanto dovuto allo Stato) per evitare un danno erariale.

Successivamente il Comune di Rimini approva una delibera nella quale classifica le aree e gli immobili passati dallo Stato al Comune come patrimonio indisponibile del Comune. Contro questa delibera uno studio legale, per conto di alcuni concessionari fa ricorso al Tar al fine di conseguire alla costituzione di un rapporto contrattuale di locazione commerciale e non in regime di concessione.

Dopo oltre un anno di trattativa con agenzia del Demanio, il Comune raggiunge un accordo sulla rideterminazione dei canoni rispetto a quelli iniziali previsti nel decreto di trasferimento. Una riduzione importante di 170 mila euro. Sulla base di queste risultanze il Comune con delibera del 6 settembre 2018, concede in concessione agli attuali gestori le aree e gli immobili sino al 2020. Contemporaneamente, sempre con lo stesso atto deliberativo riduce i canoni in proporzione a quanto stabilito con Agenzia del Demanio.
Sembrava la conclusione, positiva, di un percorso quanto meno insidioso sin dall’inizio e la conclusione di contenziosi sull’importo dei canoni da pagare allo Stato prima ed al Comune successivamente.

In realtà altri problemi sono stati sollevati da parte dei concessionari prima di chiudere ogni accordo. Anche in questo caso uno studio legale che assiste alcuni concessionari della zona interessata ha inviato una lettera formale ai competenti uffici del Comune per chiedere un certificato di idoneità dei luoghi. In pratica si chiede se le aree e gli immobili che il Comune concede in concessione siano in regola con le norme edilizie ed urbanistiche.

Domanda legittima da parte dello studio legale, talmente legittima che lo stesso Comune con la delibera dell’agosto 2017 (poi annullata) aveva previsto “di avviare le verifiche urbanistico-edilizie sugli immobili pervenuti in proprietà”. In realtà nessuna verifica è stata fatta da allora.Inevitabile che ha fronte della richiesta formale da parte dello studio legale il comune debba attivare tutti i controlli urbanistici-edilizi.

E’ a questo punto che sorgono domande di difficile risposta. Cosa succede nel caso via sia difformità tra lo stato di fatto e le concessioni edilizie rilasciate negli anni? Il decreto di trasferimento dallo Stato al Comune, del 17 marzo 2017, su questo punto è estremamente chiaro: ”L’Ente (Comune ndr) si impegna ad effettuare eventuali operazioni di regolarizzazione edilizia-urbanistica e catastale relativamente agli immobili presenti sull’area oggetto di trasferimento”. Lo Stato in questo modo declina ogni responsabilità su eventuali abusi edilizi e demanda al Comune la regolarizzazione.

E qui sorge il problema vero. Infatti, da notizie di mesi scorsi alcune richieste di condono sugli edifici oggetto del trasferimento hanno avuto parere negativo da parte della soprintendenza di Ravenna. Un diniego insuperabile anche per il Comune. Evidente che si aprirà un nuovo contenzioso tra Comune di Rimini e concessionario dell’immobile per ripristinare le superfici oggetto del mancato condono o in subordine una riduzione del canone. Ma in questo caso la riduzione del canone difficilmente verrebbe riconosciuta dall’Agenzia del demanio.

Su tutto pende la clausola di salvaguardia prevista dall’articolo 4 del decreto di trasferimento: “ Trascorsi tre anni dal presente trasferimento, qualora l’esito di apposito monitoraggio effettuato dall’agenzia del Demanio risultasse che il Comune di Rimini non utilizzi il compendio oggetto del presente provvedimento, lo stesso rientrerà in possesso dello Stato nella situazione in cui si trova…..”

Dal trasferimento è già passato un anno e mezzo

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