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Rimini, 62enne uccide la moglie a coltellate: “L’ho fatto per gelosia”

A Rimini un uomo di 62 anni ha ucciso la moglie al termine di una lite. La tragedia si è consumata in una casa della zona Celle, in via Portogallo. La vittima si chiamava Angela Avitabile, il marito Raffele Fogliamanzillo, entrambi classe 1960.

Raffaele Fogliamanzillo e Angela Avitabile, cotetanei, sposati da 40 anni e con tre figli maggiorenni, nella sera di ieri 22 aprile si trovavano nell’abitazione della figlia, assente, per custodire i nipotini. Mentre per fortuna per fortuna i bambini si trovavano in un’altra stanza,  la donna è stata uccisa con sette coltellate alla gola.

L’uomo è poi fuggito per poi andare a costituirsi spontaneamente in Questura. Era visibilmente scosso e con i vestiti ancora intrisi di sangue. Si autoaccusava di aver appena ucciso la moglie, indicando agli agenti l’esatta ubicazione del luogo del delitto.

Qui c’era già una pattuglia dei Carabinieri, intervenuti poiché avevano ricevuto al numero di emergenza 112 la segnalazione del fatto da parte della figlia della coppia. All’interno dell’appartamento gli agenti hanno trovato il cadavere della donna con evidenti segni di accoltellamento all’altezza della gola.

La prima ricostruzione dei fatti ha indotto gli investigatori ad ipotizzare che intorno alle ore 21.00, all’interno dell’appartamento, ci sia stato un violento litigio della coppia al culmine del quale l’uomo ha colpto la moglie più volte al collo con un coltello a serramanico fino a ucciderla.

Tutto questo è stato ulteriormente confermato dall’uomo alla presenza del Sostituto Procuratore della Repubblica titolare dell’indagine che, immediatamente notiziato dalla Polizia Giudiziaria, si è recato sul posto per tenere l’interrogatorio dell’indagato.

Il 62enne è stato tratto in arresto nella flagranza del reato di omicidio con l’aggravante di averlo commesso contro il coniuge e, nella questa mattina, è stato tradotto presso la locale Casa Circondariale, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per il prosieguo delle indagini.

L’uomo soffre di un disturbo conclamato, la sindrome ansioso depressiva bipolare per cui era seguito da specialisti. Lo scorso 28 febbraio era stato denunciato dai figli per le minacce subite: in sostanza li accusava di coprire i tradimenti inesistenti della donna. Di recente, il femminicida era stato operato di cataratta. Un volta recuperata la vista aveva più volte sostenuto di aver visto l’uomo con cui la moglie lo tradiva.

La donna era stata sentita in caserma l’ultima volta lo scorso sei aprile e aveva rifiutato di andare a vivere in una abitazione protetta fiduciosa nelle terapia che l’uomo aveva intrapreso per curare il suo disturbo.

Non era la prima volta che la donna chiedeva aiuto alle forze dell’ordine. Il 30 settembre aveva messo le mani al collo della moglie che però – pare – ai carabinieri avesse minimizzato rifiutandosi di procedere a denuncia. Le minacce però non si erano fermate anzi Sentita più volte – come ha riferito il procuratore capo Elisabetta Melotti – la donna non aveva mai parlato di atteggiamenti violenti del marito, ma solo di minacce dovuta, secondo lei, ad una patologica gelosia. Pur non sentendosi in pericolo di vita, la donna il 4 gennaio aveva chiesto l’intervento dei carabinieri e di un’ambulanza perché particolarmente scossa dalle minacce subite dal marito.

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