“La corrente delle cose ultime”. Si chiama così l’ultimo brano del cantautore e musicista 44enne riminese Francesco Mussoni. Il videoclip di questa canzone, invece, è stato girato da Davide Montecchi, regista del pluripremiato thriller in salsa riminese In a lonely Place.
Mussoni, che cos’è per lei la musica?
«È innanzitutto comunicazione. È probabilmente il mio mezzo preferito per veicolare emozioni, infondere sensazioni o molto più semplicemente, per farmi ascoltare. Trovo importante “avere qualcosa da dire” non appena ci si vuole cimentare a scrivere canzoni o solo per stare su un palco. Cerco insomma di non dimenticarmi che tutti ascoltiamo chi o cosa può per noi avere un significato, altrimenti passiamo ad altro».
Quando ha iniziato a suonare e a cantare?
«A 14 anni. Prima ho cominciato a suonare la chitarra, ma solo perché avevo necessità di accompagnare il canto. A quell’età la convivenza con la mia balbuzie era davvero un problema, così scoprii che cantando riuscivo esattamente a dire ciò che volevo senza i problemi “accessori”, diciamo così. Magari con parole scritte da altri, ma funzionava».
Ha un genere musicale di riferimento?
«Al momento rimango sempre affezionato al cantautorato italiano vecchio e nuovo, ma amo le contaminazioni elettroniche, che hanno un enorme punto di riferimento in artisti come Bon Iver, Sharon Van Etten ed i Radiohead. E poi ritorno ogni tanto a Fossati, che mi fa sentire a casa, al calduccio!».
Quando ha iniziato, invece, a scrivere canzoni?
«Tardi. A 40 anni, ovvero 4 anni or sono. Non ci ho mai voluto credere fino in fondo. Era un divertimento, una valvola di sfogo, poi l’incontro fortuito con un produttore ha cambiato tutto. Anche far parte insieme ad altri artisti dell’Associazione “Risuona Rimini” è stato ed è per me fondamentale per crescere come cantautore. Diciamo che assumo l’atteggiamento di una spugna e cerco di imparare da chi fa questo mestiere».
Mi parli del suo ultimo brano. Ha girato anche un videoclip vero, dove esattamente? Come ha scelto il regista?
«Il brano nasce da una poesia di mia cugina: “La corrente delle cose ultime”, di Ivonne Mussoni.
Ha pubblicato un libro di poesie, sono rimasto come folgorato da una di queste e ho provato a metterla in musica, senza cambiare nulla del testo, in caso contrario mi sarei quasi sentito colpevole per non averne preservato la forza delle parole. È stato complicato perché la poesia contemporanea non prevede metrica né rime, che in musica invece sono praticamente la regola, quindi è stato necessario destrutturare il classico schema-canzone, ma sono molto soddisfatto del risultato».
E per quanto riguarda il videoclip? Come ha scelto il regista?
«La regia del videoclip è di Davide Montecchi, amico di vecchia data e regista di indubbie capacità.
Ero certo che il suo stile si potesse adattare alla perfezione con le atmosfere rarefatte e delicate della canzone: il risultato è stato superiore alle mie aspettative! Inoltre, la location dell’Accademia dei Notturni, una villa del settecento a Bagnarola di Budrio, ha ispirato tutti quelli che hanno lavorato al video».
Andrà in tour questa estate?
«Per il momento il tentativo è quello di suonare in teatro il più possibile, e l’estate non è esattamente il periodo adatto. Comunque, mi esibirò al Teatro del Navile di Bologna, fondato da Lucio Dalla, e al teatro di Dozza. Sono ancora in definizione le date, così come eventuali apparizioni nel riminese. Il modo migliore per rimanere informati è facile: seguire la mia pagina Facebook! Qualcosa di sicuro capiterà, dopo un po’ che non suono inizio a scalpitare».
Quali sono i suoi prossimi obiettivi?
«Innanzitutto proseguire con la scrittura e terminare il prossimo album, che al momento mi pare una montagna altissima da scalare. Ho ottimi amici e collaboratori che mi aiutano in questo, oltre che un’etichetta discografica che crede in me, che è già tantissimo».
Dove vorrebbe arrivare con la sua musica?
«Ho scoperto la risposta a questa domanda la prima volta che una persona sconosciuta mi ha raccontato come una mia canzone la avesse colpita come la avesse ascoltata con attenzione ed in un qualche modo l’avesse fatta sua, donandogli un senso che andava oltre le mie stesse intenzioni. Ecco, mi basta arrivare lì: fin quando a qualcuno piacerà ascoltare ciò che ho da dire e metto in musica».
Nicola Luccarelli