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“In a lonely place”, se Rimini è un horror

“In a lonely Place”: è il film horror diretto da Davide Montecchi,  regista 36enne originario di Cesenatico e riminese d’adozione. Una pellicola da brivido girata interamente a Rimini, soprattutto in un albergo abbandonato, l’Hotel Coronado di fronte all’aeroporto “Fellini”. Il film   è stato selezionato al Rock Horror in Rio Film Festival, e, in primavera, verrà proiettato a Rio de Janeiro

Davide Montecchi

Montecchi, quando ha capito di voler fare il regista?

«Dopo aver studiato cinema al Dams di Bologna, ho fatto delle esperienze lavorative all’estero per tornare poi in Italia nel 2012. Per quel che riguarda la ‘vocazione’, credo di averla fin da quando ero bambino».

Il film da chi è stato prodotto?

«Nella vita mi occupo di produzioni audiovisive. Nel 2013 ho aperto una società di produzione cinematografica, Meclimone, con la quale ho prodotto il mio film».

Partire dalla provincia ha più lati positivi o negativi?

«E’ stato positivo per la libertà creativa totale con cui ho realizzato ‘In a lonely place’, condizione che difficilmente si ripeterà. Negativo per l’isolamento e la lontananza dalle grandi distribuzioni».

Perché ha scelto il genere horror e soprattutto perché ha voluto girarlo a Rimini?

«L’horror mi piace moltissimo. Mi sembra un genere che dia la possibilità di poter lavorare liberamente sull’aspetto formale del cinema, elemento che considero il più importante in assoluto e contemporaneamente, che permette di affrontare tematiche che indaghino sulle oscure profondità umane. La storia è semplice: in un albergo isolato e in disuso, il fotografo Thomas ha convocato la modella Teresa per una serie di scatti. L’incontro andrà molto al di là, trasformandosi in un rapporto tra due personalità tormentate e morbose, costantemente vittima e carnefice l’uno dell’altro, in cui la violenza – presente e passata – avrà un suo ruolo non secondario. Ma, ripeto, è un film che trova il suo punto di forza soprattutto negli aspetti formali».

Quanto tempo sono durate le riprese? Gli attori erano tutti del posto? Per quanto riguarda il budget a disposizione, invece?

«Il film è stato girato in circa un mese, per il montaggio e la post produzione ho impiegato più di un anno. Gli attori sono Luigi Busignani, nato a New York con doppia cittadinanza Americana e di San Marino, e Lucrezia Frenquellucci di Rimini. Il budget è stato molto contenuto, inferiore ai 100 mila euro, questo perché il cast artistico e tecnico ha creduto nel progetto ed accettato di lavorare con compensi ridotti. Inoltre, come ho già detto in precedenza, mi sono occupato personalmente di tutta la post produzione video. Tutto ciò ha permesso di contenere il budget. Questo film vuole essere un prodotto di alto artigianato locale ma con ambizioni internazionali. Ci tengo a sottolineare che tutto il cast risiede in zona. Per chi fosse interessato a venire a vedere il film, presto faremo delle nuove proiezioni a Rimini».

Si aspettava che il suo film venisse scelto dal Rock Horror in Rio Film Festival?

«Siamo stati in concorso in diversi festival, sia in Italia che all’estero. Ma, no, non mi aspettavo di essere selezionato in Brasile ed è stata una bella sorpresa».

Secondo lei, il cinema italiano può ritornare a competere a livello internazionale come un tempo oppure no?

«Occorrerebbe investire maggiormente e su vasta scala in produzioni più libere da schemi narrativi e visivi ormai logori, senza imitare i modelli americani troppo lontani da noi. Ci sono molti autori eccellenti in Italia, ma faticano a trovare spazio nel territorio nazionale».

Il suo prossimo film sarà ancora un horror?

«No, ho cambiato completamente genere. Sto lavorando a una docu-fiction sulla scuola pittorica riminese del ‘300, che inizieremo a proiettare a Rimini in primavera».

(le foto di scena sono di Melissa Cecchini)

Nicola Luccarelli

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