I prossimi giorni saranno “impegnativi” per le due candidate a sindaco di Riccione. E’ la regola dei ballottaggi. Impegnativi per convincere di ritornare a votarti chi già lo ha fatto al primo turno, impegnativo per convincere di votare te chi ha votato altri candidati o non si è recato alle urne.
Gli strateghi della comunicazione cercheranno di evidenziare gli aspetti negativi del’altro e mettere in evidenza gli aspetti positivi del proprio candidato. Ci sta. Sarebbe però auspicabile una certa dose di di credibilità, altrimenti non funziona.
Ad esempio, fare credere, come stanno facendo gli esperti della comunicazione della Tosi, che la scelta sarebbe tra liberismo e iniziativa privata (Renata Tosi) da una parte e una politica invadente e che prende gli “ordini” da Rimini e Bologna (Sabrina Vescovi) è una caricatura della realtà e della storia.
La sinistra a Riccione ha sempre agevolato l’iniziativa privata. Ha ricevuto perfino forti critiche proprio per “aver lasciato fare”. La Riccione turistica ed imprenditoriale è stata costruita dell’iniziativa privata, assecondata dalle scelte amministrative delle giunte del Partito Comunista prima, da quelle del centrosinistra poi. Si possono fare molte accuse a chi ha governato nel passato Riccione, meno quella di aver messo i lacci all’imprenditoria privata,
Ma la sinistra prima ed il centro sinistra poi di Riccione hanno un’altra caratteristica inconfondibile e che non può essere messa in discussione. L’autonomia di pensiero e di azione politica. Autonomia dai partiti di appartenenza, autonomia dalle istituzioni sovrapposte.
Le cronache della politica nei decenni passati fino ai tempi più recenti, sono piene di polemiche, anche dure, tra sindaci di Rimini e Riccione (dello stesso partito): dalle mucillagini alle fogne, dal divertimentificio del Marano ai palacongressi, dalla lotta all’erosione delle spiagge alla gestione delle acque. Lo slogan “Riccione prima di tutto” la sinistra riccionese non ha bisogno di scriverlo sui manifesti, perché fa parte del suo stesso modo di esistere. E anche questo è costato critiche e pure pesanti.
La sinistra ed il centro sinistra riccionese in fatto di autonomia non debbono prendere lezioni da nessuno. Come si dice, carta canta. Sabrina Vescovi appartiene a quella storia e a quel dna.
Interessante poi la contrapposizione che viene proposta tra chi vuole liberalizzare (la Tosi) e chi vorrebbe una controriforma per cancellare tutto ciò che Renata Tosi ha fatto.
Cosa vuole liberalizzare Renata Tosi? La Geat? Oppure ritiene un grande successo l’essere uscita da Apea di Raibano? Si attendono lumi. Al momento ci sono chiare solo due cose.
La prima è che si vota due anni prima della scadenza naturale del mandato perché alcuni consiglieri di Noi Riccionesi e di Forza Italia hanno abbandonato la maggioranza ed hanno fatto decadere il sindaco Tosi. Se un sindaco non riesce a tenere unita la propria maggioranza ha politicamente fallito. Queste sono le regole della democrazia. Il vittimismo nei confronti dei “traditori” che sarebbero sbucati dal nulla con i loro pugnali fa parte della pura affabulazione. È vero che le favole fanno e faranno sempre la loro presa, ma fuori dal regno di Biancaneve le cose funzionano in maniera diversa. I divorzi sono come i matrimoni, si fanno sempre in due. E il famoso appuntamento dal notaio non è stato un fulmine a ciel sereno, ma solo l’epilogo di un’agonia durata due anni mezzo che aveva portato alla paralisi amministrativa. E comunque una vicenda che appartiene per intero al centrodestra riccionese.
L’altra cosa lampante è che la “guerra” della Tosi contro il Trc è stata perduta. Diceva che avrebbe fermato l’opera che invece si sta concludendo. E per tenere a tutti i costi la sua trincea non ha permesso neanche di migliorare il tracciato, com’era ampiamente possibile. Fino a che la trincea è stata travolta. Ormai è storia, non cronaca. E la storia non torna indietro, nemmeno con fantomatici referendum non si capisce su che cosa: volete o no un’opera che c’è già? Almeno chiamatelo sondaggio.
Questa del Trc è una bandiera che ovviamente Noi Riccionesi non abbasserà mai, essendo il punto fondante della lista. Ma una forza politica può stare in piedi in eterno su di una “gloriosa sconfitta”, sempre che gloriosa sia? E sugli altri temi? Debolezza disarmante. A parte, naturalmente l’odio per l’avversario, quello sì fortissimo, sparso a piene mani sia apertamente sui social che con azioni meno trasparenti.
E questo ci conduce a un’ultima battuta. In questi giorni di polemiche tra le due candidate, è possibile che spunteranno anche le illazioni. Anche se fisiologico, tutto ciò non è affatto auspicabile. Anzi, lo sarebbe il contrario, che siano il meno possibile. Ad esempio, fare girare nel sottobosco della politica riccionese, come già accaduto, voci di presunti accordi, lascia il tempo che trova. La regola del ballottaggio è semplice: ci si può apparentare con liste che al primo turno correvano da sole oppure no. Se si fa l’apparentamento viene scritto sulla scheda elettorale, alla luce del sole. Altrimenti non c’è. Il resto sono solo chiacchiere prive di fondamento.
Alla prossima puntata.
L’Arrciunès
(nell’immagine di apertura: Charles-Louis de Secondat, Barone di Montesquieu; Renata Tosi; Adam Smith)