Cruciverba, rebus, anagrammi, giochi cifrati: più o meno tutti ci siamo cimentati con l’enigmistica, anche se a volte di enigmi non siamo riusciti a risolverne nemmeno uno. Ma chi si nasconde dietro a questo magico mondo? Chi crea questi giochi che ci aiutano a tenere in forma la mente?
Di enigmisti in Italia se ne contano davvero tanti. Uno dei decani – a proposito di quanto sia utile tenere allenato il cervello – è di Cattolica, ha 82 anni e il suo nome è Evelino Ghironzi detto ‘Piquillo’. E’ uno dei enigmisti più conosciuti e stimati nell’ambiente. Ha collaborato con le riviste e periodici di enigmistica più famosi come La Sibilla, Il Canto della Sfinge e Penombra, aggiudicandosi premi e riconoscimenti prestigiosi.
Ghironzi, come si diventa un Enigmista?
«Non si fanno scuole o corsi. Io ho iniziato a fare l’enigmista per caso. Tanto tempo fa, quando ero più giovane (ride), a metà degli anni ’60, facevo cameriere in un locale a Cattolica. Un giorno, un mio amico è venuto da me, chiedendomi di fare un salto nel suo locale di cui era il padrone, perché c’erano delle persone che non riuscivano a risolvere un gioco, esattamente un rebus, e pensava che io avrei potuto dargli una mano in qualche modo».
E come è andata?
«Sono riuscito a risolverlo, anche in breve tempo, e senza averne mai fatto uno prima, tra l’altro».
Incredibile; poi che è successo?
«Poco dopo, mi hanno presentato un enigmista di Cattolica, molto bravo a quel tempo, che veniva chiamato ‘Il Mago delle chiavi’. Tutte le settimane acquistavamo La Settimana Enigmistica e Domenica Quiz, e facevamo a gara per risolvere i giochi. Mi riuscivano bene soprattutto quelli crittografici, ovvero gli anagrammi e giochi parole. Il mio intento è sempre stato quello di divertirmi, non ho mai studiato nulla, mi è sempre venuto tutto naturale. Ho cominciato a collaborare per le riviste, così per gioco, e anche adesso creo giochi con questo spirito».
A lei piace più inventare dei giochi o risolverli?
«Ho pubblicato più di 4.000 crittografie in questi 50 anni. Oltre ad essere un autore, sono anche un buon solutore e devo dire che a me piace molto di più risolvere gli enigmi che crearli».
Come mai viene chiamato ‘Piquillo’?
«E’ il mio pseudonimo. Tutti nell’enigmistica ne hanno uno. Piquillo è un personaggio della Traviata. Un torero che doveva uccidere cinque tori in una sola giornata per conquistare la mano dell’amata. Così i cinque tori rappresentavano cinque famosi solutori del tempo, che io conoscevo bene, e che avrebbero dovuto risolvere i miei giochi».
E’ vero che ha portato, ha fatto conoscere, in un certo senso, il mondo dell’enigmistica fra i cattolichini?
«Sì, è vero. Ho organizzato diversi congressi nazionali di Enigmistica a Cattolica. Ogni anno, soprattutto in estate, molti autori e solutori vengono a trovarmi. Sotto l’ombrellone iniziamo delle interminabili sfide di enigmistica e nessuno dei partecipanti ci tiene a perdere. Io dico sempre che non sono il più bravo enigmista italiano, ma quello più conosciuto sicuramente sì».
E’ ancora in attività?
«Sì, nonostante l’età e alcuni acciacchi. L’enigmistica mantiene la mente lucida e fino a che potrò continuerò a creare e risolvere enigmi. Mi piace, mi fa sentire bene, perché dovrei smettere?».
Per saperne di più su Piquillo: http://www.enignet.it/uploads/documenti/Opus15-Piquillo.pdf
Nicola Luccarelli