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Perchè Margherita è cittadina di Rimini

Il 9 novembre 1961 il Consiglio Comunale di Rimini conferiva a Margherita Zoebeli la Cittadinanza Onoraria con la seguente motivazione: “La cittadinanza di Rimini molto deve a Margherita Zoebeli che ha diretto fin dalla sua fondazione il Giardino d’Infanzia Italo-Svizzero, vivaio di virgulti che si è imposto alla ammirazione di ogni paese d’Europa. La sua opera altamente meritoria, la passione con la quale ha dato impulso e sviluppo a un Centro Educativo di primaria importanza La rendono benemerita della città che la iscrive nell’Albo dei suoi Cittadini d’Onore”.

Questa a Margherita Zoebeli nel 1961 è la prima Cittadinanza Onoraria che il Comune di Rimini conferì nel dopoguerra (ad oggi sono 17, l’ultima al pedagogista Andrea Canevaro nel 2013). Un’onorificenza concessa per onorare una persona non residente che, per motivi diversi, è ritenuta legata alla città per il suo impegno, per le sue opere, oppure per azioni di alto valore per la nazione o l’intera umanità. La Cittadinanza Onoraria viene deliberata dal Consiglio Comunale e conferita, con una cerimonia ufficiale, dal Sindaco mediante la consegna di una pergamena di attestazione dell’onorificenza.

15 settembre 1963. Rimini, Sala dell’Arengo. Il Sindaco Walter Ceccaroni consegna la pergamena del conferimento della cittadinanza onoraria a Margherita Zoebeli (foto di Davide Minghini, Archivio Biblioteca Civica Gambalunga)

Cerimonia che per Margherita Zoebeli si tenne il 15 settembre 1963 quando il Sindaco Walter Ceccaroni le consegnò la pergamena.

Per una biografia di massima, ma abbastanza completa, rinviamo alla voce Margherita Zoebeli su Wikipedia. Ma la sua figura primeggia in tutti i numerosi testi comparsi in questi ultimi decenni dedicati al CEIS (per l’elenco di queste pubblicazioni rinviamo al link www.ceis.rn.it alla voce Bibliografia). Ma vogliamo comunque indicare due lavori importanti per la ricostruzione della sua biografia: quello di Carlo De Maria “Lavoro di comunità e ricostruzione civile in Italia. Margherita Zoebeli e il Centro educativo italo-svizzero di Rimini” (Viella, 2015); e il saggio di Lidia Maggioli “Un progetto educativo che si realizza” in “La strada maestra. Tracce di storia delle scuole comunali dell’infanzia nei Comuni capoluogo dell’Emilia-Romagna” a cura di Lorenzo Campioni e Franca Marchesi (Zeroseiup, 2018).

Quello che invece qui vogliamo provare a ricostruire è ciò che Margherita Zoebeli, con il suo lavoro, ha dato alla Città.

23 gennaio 1989. Bologna, Università. Conferimento laurea “honoris causa” in Pedagogia a Margherita Zoebeli

“Nata a Zurigo nel 1912, e arrivata in Italia nel 1945 a poco più di trent’anni, ella si collocò subito in una posizione intermedia, di ponte, tra i grandi maestri – i Calogero, i Codignola, i Borghi che arricchirono, a contatto con il CEIS, la loro riflessione sui problemi del dopoguerra – e le generazioni più giovani per le quali il Villaggio italo-svizzero fu palestra di intervento sociale ed educativo e stimolo a unire le forze”.

“Questa nuova ‘pedagogia del secondo dopoguerra’, così carica di fiducia nel suo valore sociale e nella possibilità di costruire davvero la democrazia a partire dall’educazione (intesa sia come lavoro con i bambini che come impegno degli adulti educatori a lavorare su stessi) segnò fortemente almeno un paio di generazioni di operatori sociali e culturali” (De Maria, pp. 16-17).

Questo è il primo apporto, forse quello più rilevante, di Margherita Zoebeli alla Città: averla inserita, nel contesto nazionale ed internazionale, con il CEIS fra le grandi esperienze educative del dopoguerra.

Come ci ha detto Lidia Maggioli “nel corso di un cinquantennio di incessante attività, Margherita ha disseminato di sollecitazioni il territorio circostante e quello più largo della comunità scientifica, rifacendosi agli ideali laici e socialisti sposati in gioventù, e mai venuti meno. Una laicità che la rendeva rispettosa di tutte le fedi religiose, vissute come una ricchezza, non certo un problema. Grazie alla formazione vissuta in un Paese come la Svizzera, immune dal contagio fascista dilagato in molti stati europei, Italia compresa, la Zoebeli è stata in grado di avviare un’opera di rinnovamento radicale per liberare la scuola italiana dalla zavorra di un’educazione retrograda e autoritaria e di una cultura a dir poco provinciale”.

23 gennaio 1989. Bologna, Università. Pergamena della laurea “honoris causa” in Pedagogia di Margherita Zoebeli

Margherita giunse a Rimini il 17 dicembre 1945. Così descrisse la situazione che vide davanti ai suoi occhi: “Mercato nero, prostituzione e criminalità dominavano una città che mancava delle cose più elementari come vestiti, generi alimentari, materiali da costruzione”.

Nel 1945 circa 20.000 riminesi erano già rientrati in città dalle zone di sfollamento (San Marino, l’entroterra riminese e marchigiano), iniziando subito la ricostruzione delle loro abitazioni andate in gran parte distrutte a seguito dei bombardamenti aerei alleati. In mezzo alle macerie i riminesi avevano bisogno di tutto.

Come abbiamo ricostruito nell’articolo di qualche settimana fa “Di cosa parliamo quando parliamo di CEIS: che a Rimini non arrivò per caso” la Zoebeli, grazie al Soccorso Operaio Svizzero e al Dono svizzero si impegnò attivamente per aiutare i riminesi. Il CEIS venne pensato come centro polivalente che fosse in grado di supportare, oltre alle attività socio-educative, una azione immediata di assistenza materiale alla popolazione, con lo spazio necessario per docce pubbliche, laboratori artigiani (falegnameria, calzoleria, sartoria) e, in determinati momenti della settimana, per funzionare anche come e proprio punto di distribuzione di vestiti, generi alimentari e strumenti di lavoro.

Accanto all’asilo (per almeno 150 bambini dai tre ai sei anni) una struttura di accoglienza per venti orfani di guerra. Ma “c’era fin dall’inizio la volontà di passare da un provvisorio aiuto materiale a uno stabile aiuto ‘spirituale’, proprio attraverso la scuola. Un chiaro segnale in questa direzione fu l’apertura – nell’autunno 1947 – di una prima classe elementare” (De Maria, p. 83).
Dunque un immediato coinvolgimento per il sostegno alla popolazione e la rinascita della Città.

1952 ca. Rimini, CEIS. Margherita Zoebeli (Rimini, Biblioteca Civica Gambalunga, Archivio CEIS)

L’inaugurazione del CEIS avvenne simbolicamente il primo maggio 1946. La struttura fu intitolata a Remo Bordoni, figlio dell’assessore e vice-sindaco Gomberto Bordoni, segretario della sezione riminese del PSIUP e principale collaboratore di Clari nell’operazione che portò il Soccorso Operaio a Rimini. Suo figlio Remo, soldato in Grecia, era stato catturato subito dopo l’armistizio dai reparti tedeschi, mentre tentava di raggiungere le formazioni partigiane, e fucilato.

Margherita, per formazione culturale ed esperienze politiche, oltre che per importanti legami amicali fu sempre un’antifascista, una libertaria, una internazionalista. A Rimini i suoi legami con esponenti socialisti furono sempre il suo legame più stretto con la politica e l’amministrazione comunale: Gomberto Bordoni, Liliano Faenza, Luciano Gambini, Giordano Gentilini, Guerrino Giusti, Lino Tiboni, Silvio Sancisi, Aldo Mario Cappellini.

Ma altrettanto buoni furono i rapporti con esponenti del PCI, non settari e prevalentemente impegnati nel mondo della scuola e della cultura: Valerio Ghinelli, Elda Zanuccoli Codeluppi, Floriano Biagini, Vittorino Cagnoni, Massimiliano Filippini, Vincenzo Mascia, Pietro Leoni, Giorgio Giovagnoli, Lidia Maggioli, Giovanna Di Caro, Giuseppe Montanari. Molti di questi nel corso dei decenni furono Presidenti o membri del Consiglio di amministrazione del CEIS.

“L’iniziativa non suscitò solo consensi. Anzi dal fronte moderato e cattolico non tardarono a levarsi voci di protesta e di dissenso” scrive Stefano Pivato in “La ricostruzione della scuola a Rimini” (in “Memoria come futuro. Cinquant’anni di vita del CEIS” edito da Maggioli nel 1996).

Ma afferma Margherita Zoebeli, nella lunga intervista a Raffaele Laporta nel volume “Una scuola una città. Il Centro educativo italo-svizzero di Rimini” (Marsilio, 1991): “Il rapporto con il Comune è stato importante fin dalla nascita della nostra istituzione, per una scelta ben precisa. Un momento molto fecondo è stato quello che ha portato all’apertura delle prime scuole materne comunali all’inizio degli anni sessanta: si tratta delle scuole del Ghetto Turco e dell’INA-Casa che mi videro impegnata in prima persona nella fase di progettazione e di realizzazione assieme al prof. Enea Bernardi e ad altri amici. La fiducia e l’interesse degli amministratori verso la nostra esperienza erano molto alti”.

Margherita non entrò mai in polemica con alcun personaggio pubblico riminese, nonostante le diversità che si potevano registrare. Prosegue in un altro passaggio dell’intervista a Laporta: “La gestione del CEIS si basò fin dai primi anni su una struttura di tipo collegiale in stretto rapporto con l’Ente pubblico: era il Consiglio Comunale infatti ad eleggere tutti i membri del Consiglio di amministrazione curando, nel rispetto del pluralismo, che fossero presenti tutte le forze politiche, comprese quelle di minoranza”.

“L’attività psico-pedagogica si avvia con i primi passi del CEIS. Nell’accogliere al suo interno bambini orfani, abbandonati o traumatizzati dalla guerra, il Centro si trova a dover affrontare anche disturbi psichici (…) Dati il ritardo e la chiusura della cultura italiana rispetto alla psicologia e alla psichiatria moderne, avversate nella lunga stagione del fascismo, la formazione avviene all’estero in corsi di specializzazione che affrontano la diversa casistica. Grazie all’acquisizione di puntuali conoscenze tecniche, di nuove tecniche didattiche e di una strumentazione specifica, i risultati ottenuti nell’ambito di un intervento individualizzato sono largamente positivi. Al CEIS sono individuati e trattati i primi casi di autismo e anoressia infantile segnalati in Italia” (Maggioli, pp. 70-71).

Vogliamo ricordare che nel 1953 venne creato presso il CEIS il Centro medico-psico-pedagogico, dove operavano un medico e un’assistente psicologa specializzata in psicoterapia. Struttura che negli anni seguenti verrà acquisita dal Comune per estenderla a tutti i ragazzi delle scuole riminesi.

“Margherita Zoebeli si rende conto precocemente della necessità primaria di formare gli insegnanti, punto fermo e qualificante di tutto il cammino del CEIS. Fin dal 1948 si tengono presso il centro, nei mesi estivi, corsi di perfezionamento professionali sovvenzionati dal Dono svizzero. Sono destinati ad insegnanti di scuola materna e tirocinanti di istituto magistrale. L’attività è portata avanti per molti anni di seguito, con ampia e varia partecipazione (…) La conduzione degli incontri è nelle mani di illustri pedagogisti e medici, in entrambi i casi sia italiani che stranieri” (Maggioli, p. 69).

“Il CEIS si è sempre ispirato nella sua concreta azione educativa non a una ideologia o a una filosofia, ma a un sistema di valori: la solidarietà, la cooperazione, l’aiuto ai più deboli, il rispetto, l’uguaglianza”. (Rodolfo Pasini, Presidente del CEIS dal 1987 al 1995).

La Laurea “honoris causa” in Pedagogia concessa a Margherita Zoebeli dall’Università di Bologna il 23 gennaio 1989 fu un riconoscimento importante al lavoro di tutta una vita.
Margherita ha formato centinaia di insegnanti italiani, di cui moltissimi riminesi, ma ha anche attivamente lavorato per affermare dei principi che hanno segnato la vita culturale e sociale della nostra Città.

Il 25 febbraio 1996 Margherita morì a Rimini, dove visse sempre dal 1945. Scrissero l’addio a Margherita Maria Corda Costa, Raffaele Laporta, Aldo Visalberghi: “Margherita non ha voluto esequie. L’urna con le sue ceneri andrà al suo ultimo destino anonimamente, e con essa scomparirà oltre confine ogni segno fisico della sua presenza fra noi (…) La sua fede era di questa vita, di questa vita umana: la quale può essere – è stata, sarà – fonte di ideali sovrumani per loro stessa virtù. Per lo spirito che li diffonde e li perpetua nei secoli fra i popoli di questa terra. Questo spirito è la sua eredità, la sua lezione, la sua duratura presenza. Addio, Margherita, benedetta fra noi, in nome dell’Uomo”.

Paolo Zaghini

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