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PD. Arlotti al Senato, Pizzolante alla Camera. La lunga notte al Nazareno

Sono quasi le quattro del mattino, quando la direzione del Partito democratico approva le liste per le politiche. Ma la minoranza consuma uno strappo non partecipando al voto. “Non c’è stata nessuna trattativa o braccio di ferro, perché i nomi li sentiamo solo ora, non li abbiamo neanche letti”, lamenta Andrea Orlando, parlando anche a nome di Gianni Cuperlo e Michele Emiliano, dopo che Lorenzo Guerini distilla il lungo elenco dei candidati. “Non è questione di posti, ma non siamo stati consultati: chiediamo un’ora di tempo per capire come sono stati decisi alcuni nomi”, è il senso dell’intervento di Orlando nella riunione a porte chiuse. La richiesta è stata messa ai voti e bocciata. A quel punto le minoranze hanno abbandonato la direzione del Pd.

Matteo Renzi rivendica il lavoro fatto quando è salito sul palco per avviare, dopo 4 ore di rinvii, i lavori della direzione, era ormai notte fonda: “Il passaggio della composizione delle liste è sempre difficile – ha detto – La legge elettorale ha degli effetti positivi, ma la decisione delle liste è un meccanismo veramente complicato. Dopo 48 ore di lavoro o più dico che altri sistemi elettorali permettevano scelte più semplici. Tuttavia è un lavoro che abbiamo fatto con grande responsabilità”. Ma ammette: “Questa è una delle esperienze peggiori, una delle esperienze più devastanti dal punto di vista personale. Abbiamo ricevuto dei no, alcuni mi hanno fatto male: persone – ha aggiunto – con cui abbiamo fatto anche un pezzo di strada insieme”.

Il lavoro si è concentrato nell’incrociare candidature nei collegi definiti sicuri di elezioni con le varie anime del Pd (di maggioranza renziana e di minoranza) e gli alleati della coalizione.

Proprio per questa ragione numerose sono le candidature esterne ai territori e di fatto paracadutate. Dalla Boschi a Bolzano, alla Lorenzin a Modena, Minniti a Pesaro, Benedetto Della Vedova a Prato o Giacchetti a Sesto Fiorentino a Casini a Bologna. Il ministro Orlando sarà capolista nel plurinominale a Reggio Emilia. Tra le personalità esterne vi è la candidatura di Lucia Annibali a Parma e Tommaso Cerno codirettore di Repubblica.

Ci sono anche qualche sorpresa. Il segretario di Bologna Critelli candidato alla Camera a Bologna e Manca sindaco di Imola sarà il capolista al Senato nel Collegio di Bologna-Rimini.

Nei collegi di Rimini dopo un lungo susseguirsi di voci e smentite Arlotti sarà candidato al Senato nel collegio che comprende anche Cesena e Pizzolante alla Camera.

Il collegio della Camera di Rimini è considerato a rischio elezione ed anche per questa ragione l’On Pizzolante ha insistito sino alla fine per avere la candidatura nel seggio più sicuro del Senato.

Nel listino proporzionale della Camera capolista sarà Dario Franceschini. Al secondo posto Giuditta Pini di Modena di area Orfini.

Nessuna possibilità per le altre proposte avanzate da Rimini, dopo la rinuncia di Emma Petitti a cui hanno cercato di fare cambiare idea per tutta la serata di ieri.

Foto Ansa fuori della sede del Pd a Roma

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