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Di Maio: “Le spiagge non si regolano con la Bolkenstein. Rimini? Modello per tutta Italia”

«Le concessioni demaniali delle spiagge non si regolano con una direttiva europea. Si regolano con una nostra legge nazionale, che tuteli la piccola impresa». Così Luigi Di Maio a Rimini. Senza scendere nei dettagli su cosa questa normativa debba prevedere, per esempio riguardo le aste delle concessioni, il candidato a premier del MoVimento 5 Stelle parla anche di «aumentare le spiagge libere: qui siete virtuosi, ma in giro per l’Italia sono stati commessi abusi».

Non è l’unica lode che Di Maio riserva alla città che lo ospita e che nel settembre scorso ha visto la sua proclamazione a leader: «La città di Rimini da sola fa lo stesso numero di turisti di tutta la Sicilia. Perché voi siete stati bravi, siete un modello da replicare in tutta Italia». Concetto ribadito  pari pari anche di recente da Matteo Renzi: si vede che Rimini mette tutti d’accordo.

Però, «nella direttiva Bolkenstein ci sono finiti anche gli ambulanti, che non ci dovevano essere. Poi ci hanno detto che è stato un errore», mentre «solo l’Italia e la Spagna hanno questo problema» perchè le regole europee vengono scritte «prendendo a modello Germania e Francia, ma non noi siamo come loro, le nostre piccole imprese sono con meno di 10 addetti, le loro ne hanno 90. ma loro sono cresciuti del 3% quando noi crescevamo dell’1».

Il turismo, secondo Di Maio, «deve arrivare a produrre il 15% del Pil nazionale». Come? Innanzi tutto istituendo il Ministero del Turismo. E poi centralizzando tutta la promozione, «mentre ora ciascuno fa per se e ci ritroviamo a Pechino la pubblicità di un Comune italiano. Ma un Comune non potrà mai avere la forza di uno stato e di un ministro di quello stato». Turismo che «non è solo cultura, ma made in Italy da difendere, per attrarre soprattutto i nuovi visitatori dall’Est, Russi, Cinesi, Indiani»

Il vice presidente della Camera uscente ha poi illustrato alcuni dei 20 punti di cui è composto il programma dei 5 Stelle. Soprattutto il primo: «Via 400 leggi inutili, meno burocrazia per imprese e cittadini».  E poi, «eliminando gli sprechi possiamo recuperare 50 miliardi», «faremo investimenti in deficit sforando i limiti europei, la Spagna l’ha fatto e da loro il costo del lavoro per uno stipendio 1.300 euro è di 300 euro, mentre da noi è di altri 1.300». Quindi tassazione per le imprese al 15%: «sono andato negli Stati Uniti dove lo hanno fatto (non nomina Donald Trump ndr), loro non hanno vincoli di deficit da rispettare».

E a qualcuno che chiede dei migranti, Di Maio assicura: «Vanno ripartiti con gli altri Paesi e il resto rimandato a casa. E chi commette reati deve scontare la pena nel suo Paese d’origine, ci voglio dei trattati e li faremo».

Riguardo la politica stretta, lunedì si avranno i anche i nomi dei candidati 5 Stelle nei collegi uninominali: «Ci siamo aperti, sono arrivate tante persone: il giornalista Paragone che faceva inchieste sulle banche, il comandante De Falco, Carelli fondatore del Tg5 e anche una personalità sportiva, che ha vinto molte medaglie, lo saprete fra breve». 

Intanto, «Il Pd è al 20%, noi al 30 e sta aumentando anche la percentuale di gente che vuole andare a votare, stiamo riportando la gente alle urne». 

Infine, «Il Pd crede ancora che questa sia la regione dove prenderà più voti. E a una regione di sinistra chiede di eleggere candidati di destra: Casini a Bologna, Lorenzin a Modena e qui, mi dicono, un certo Pizzolante». E mentre i pentastellati devono per regolamento presentarsi nel collegio di residenza, «il Pd manda la Boschi a Bolzano,  la Lorenzin a Modena e Casini a Bologna». Applausi scroscianti.

Al tavolo con Di Maio c’era l’onorevole uscente e nuovamente candidata Giulia Sarti, che ha introdotto l’intervento del leader, oltre alla consigliera regionale Raffaella Sensoli e al sindaco di Cattolica Mariano Gennari.

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