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Ordine dei giornalisti sospende per 5 mesi Fabio Grassi per “ospitate Apt Rimini”

Il Collegio di disciplina n.2 (composto da Claudio Santini, Rita Bonaga e Pasquale Spinelli) ha disposto la pubblicazione di ampi stralci delle due motivazioni dei procedimenti disciplinari riguardanti il professionista Fabio Grassi e gli altri giornalisti dell’Emilia-Romagna coinvolti nel caso delle cosiddette “ospitate Apt Rimini” in ottemperanza ai principi sulla trasparenza nella propria attività di tutela deontologica.

Secondo il collegio di disciplina dell’Ordine “il comportamento tenuto non sia stato conforme al decoro e alla dignità dell’Ordine professionale cui Grassi appartiene. In sede disciplinare, infatti, assumono rilevanza anche i fatti e i comportamenti che intaccano la credibilità e la dignità professionale del giornalista (e di conseguenza quelle dell’Ordine). L’avere artatamente inserito nomi di colleghi (alcuni dei quali hanno pubblicamente smentito) usandoli per giustificare spese diversamente ingiustificabili (circostanza, questa, ammessa dallo stesso Grassi in sede di audizione) non può ritenersi un aspetto esclusivamente legato al rapporto Grassi/Apt. Oltre al disagio recato ai colleghi che si sono trovati pubblicamente e ingiustamente esposti, tutto ciò ha certamente creato nell’opinione pubblica una scarsa considerazione della categoria tutta. E non è assolutamente vero, come sostiene il legale Amadio nella memoria difensiva, che l’eco mediatica non è imputabile all’incolpato. Fabio Grassi è un giornalista e come tale perfettamente a conoscenza dei meccanismi dell’informazione. Agendo con negligenza e leggerezza (come da lui stesso riconosciuto) ha costretto i colleghi a esporsi pubblicamente per dichiarare la loro estraneità e ha, contemporaneamente, minato la propria credibilità e quella della categoria tutta. Per non parlare del maldestro tentativo di convincere la collega Budini a dichiarare il falso: fatto questo che ha certamente rafforzato nell’opinione pubblica la già scarsa credibilità suscitata dagli eventi che l’avevano preceduto”.
Conclude la motivazione: “Questo Collegio dunque ritiene che Fabio Grassi abbia, con il suo comportamento, violato l’art. 2 della legge 69/63 (collaborazione fra colleghi), l’articolo 2, capo f, del Testo Unico (rispettare il prestigio e il decoro dell’Ordine) e l’art. 48 della legge 69/63 (condotta non conforme al decoro e alla dignità professionale).

Per questi motivi all’unanimità delibera di sanzionare il professionista Fabio Grassi sospendendolo dall’esercizio della professione per la durata di mesi cinque”.

“Ho già fatto ricorso al Consiglio nazionale di disciplina, al quale ho fatto immediata richiesta di sospensiva”, ha detto Grassi. “Da una parte – ha spiegato – l’Ordine mi assolve dalle originarie accuse di aver violato articoli di legge e codici deontologici, ma dall’altra si fonda su circostanze e pretese dichiarazioni e ammissioni riferite al sottoscritto assolutamente non veritiere, come si evince dalla stessa trascrizione della mia audizione”.

Il collegio di disciplina dell’ordine ha invece archiviato le posizioni di tutti i giornalisti dell’Emilia-Romagna presenti negli elenchi, tra cui il presidente del consiglio dell’Ordine regionale Antonio Farné, non riscontrando violazioni né comportamenti scorretti dal punto di vista deontologico.

Il collegio di disciplina ha colto l’occasione anche per alcune considerazioni di carattere generale.

Osservazioni di carattere generale
Il difficile, e talora equivoco, rapporto fra giornalismo e promozione turistica è un problema “antico” e non possiamo considerare una novità gli inviti a pranzo e i soggiorni di una notte per particolari eventi. Si tratta piuttosto di appurare se rientrino nell’ambito di una cortesia (tesa ad aumentare il numero dei partecipanti e ad esaltare anche l’ospitalità del territorio) o se tendano a condizionare l’autonomia dei giornalisti: valutazione, questa, quanto mai ardua, particolarmente nei casi in cui si tratta di soppesare l’eventuale incidenza di qualche pranzo o di un singolo pernottamento in occasione di un evento in calendario. Con l’aggiunta che senza alcune “ospitate” solo i dipendenti di testate ricche potrebbero seguire di persona eventi che hanno notevole interesse pubblico. Visionando gli elenchi il Collegio ha riscontrato che vi figurano numerosi colleghi freelance (magari con una o due presenze) che, ne siamo certi, senza l’ospitalità non avrebbero partecipato, ad esempio, a un evento come La Notte Rosa.
Se è pur vero che la responsabilità deontologica dei giornalisti è anche quella di sembrare indipendenti (e non solo di esserlo realmente) non si può gridare allo scandalo e indignarsi di fronte a una situazione che rientra nel difficilissimo equilibrio fra informazione e promozione. Meglio invece richiamare ciascuno al senso di responsabilità e opportunità che impongono ai giornalisti anche l’accettare l’ospitalità per il tempo strettamente necessario alla raccolta del materiale informativo.
In questo quadro il Collegio n. 2 ritiene dunque di dover sensibilizzare anche i direttori delle testate giornalistiche della regione (che pure in alcuni casi sono essi stessi presenti negli elenchi) affinché prendano coscienza del problema e si attivino nel dare disposizioni rigorose ai loro redattori, nella consapevolezza di essere i principali tutori dell’indipendenza dell’informazione.

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