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Lettera all’Assessore Donini: “Perché la ricetta del medico per il vaccino antifluenzale?”

Il sottoscritto Sergio Carlini (età 73 a.) e mia moglie Orietta Eugenia Orioli (età 74 a.) siamo residenti a Milano, ma siamo originari di Santarcangelo di Romagna, ove siamo proprietari  di una casa in mezzo alle contrade del Centro Storico. A fine gennaio scorso siamo venuti a Santarcangelo per trascorrere l’usuale soggiorno invernale. La situazione scoppiata a causa del Covid 19 ci ha indotto a restare in Romagna ove tutto è stato più facile, rispetto alla vita che ci avrebbe atteso a Milano. 

L’emergenza finì, ma cominciava l’estate e siamo rimasti qui, come negli ultimi anni, da quando abbiamo smesso di lavorare.

A partire dal mese di maggio, uomini politici a livello nazionale e locale, medici, scienziati di varie branche, giornalisti ci hanno letteralmente bombardato di non mancare all’impegno di effettuare la vaccinazione antifluenzale prevista per l’autunno. La vaccinazione avrebbe scremato tutte quelle situazioni che avrebbero potuto creare intoppi durante un sicuro ritorno del virus con la stagione fredda. Vaccinandoci sempre di più, rispetto agli altri anni, avrebbe aiutato i Medici di famiglia e di conseguenza gli Ospedali a non doversi occupare di semplici influenze, dedicandosi con maggior impegno sui contagiati dal Corona Virus.

Addirittura da quest’anno le autorità sanitarie hanno abbassato l’età delle persone che hanno diritto ad ottenere gratis il vaccino: da 65 anni, l’età è scesa a 60 anni.

Si pensava di rientrare a Milano in ottobre, ma le notizie quotidiane con i dati dei continui aumenti nei contagi e dei decessi, soprattutto a Milano, ci ha fatto decidere di attendere un momento migliore per il nostro rientro. Così, diligentemente e soprattutto convinti di una scelta corretta, abbiamo prenotato due dosi presso la Farmacia di un nostro amico d’infanzia.

L’amico Farmacista ci inserì nella lista d’attesa e ci comunicò che appena sarebbe arrivato il nostro turno, ci avrebbe avvisato. Ovviamente i vaccini sarebbero stati a nostro carico.

L’altro ieri abbiamo ricevuto una telefonata da lui, con la quale ci avvisava che purtroppo non avrebbe potuto rispettare l’impegno preso, in quanto era pervenuta una Circolare dall’autorità sanitaria dell’Emilia e Romagna con la quale veniva indicato che la vendita del vaccino doveva essere accompagnata dalla prescrizione del medico di famiglia, ma esclusivamente appartenente alla Regione Emilia e Romagna. Ad ogni vaccino (che arriverà!) dovrà corrispondere una richiesta del medico. 

Viene quindi proibita la vendita di vaccini ai non residenti, fatto avvenuto fino all’anno passato.

Chiedo all’Assessore alla Sanità, se cortesemente mi spiega la ratio di questo provvedimento, che è sicuramente anticostituzionale, oltre che contro il popolo; infatti è contro l’art. 3 (è inutile che ne indichi il contenuto: è forse il più conosciuto e di sovente anche il più calpestato) e contro l’art. 32 che tutela e garantisce il Diritto alla Salute ai cittadini. 

Così facendo, sia io che mia moglie, saremo scoperti per tutto quello che ci potrà accadere a livello influenzale; immagino che non saremo gli unici non residenti nella Regione Emilia e Romagna che ha messo in atto un’odiosa e pericolosa discriminazione tra gli italiani, in nome di quale principio? Oltretutto, ripeto, nessuno pretendeva un vaccino gratis, ma lo si sarebbe pagato.

Il nostro medico di famiglia di Milano si è infuriato nel conoscere quanto sopra, commentando che certi provvedimenti non possono essere presi dai politici, ma solamente da persone «addette ai lavori»; nella Lombardia Leghista e «zona rossa», al di là che al momento mancano nelle farmacie i vaccini, come nella maggior parte del resto d’Italia (altro fatto vergognoso, visto che da giugno ogni giorno i politici locali ne parlano in TV e sui giornali), continuerà ad essere possibile la vendita dei vaccini ai non residenti, come è sempre avvenuto ed è giusto che sia. 

La «democratica e rossa» Emilia e Romagna, invece mette in atto delle antipatiche, illecite e pericolose discriminazioni tra i cittadini.

Stranezze dell’odierna politica! (sono – ahimè – un vecchio repubblicano, quindi senza alcuna simpatia né per gli uni, né per gli altri, osservo solo i comportamenti delle due Regioni!).

 

In conclusione, chiedo al Signor Raffaele Donini ed al Prof. Pierpaolo Sileri cosa ci consigliano di fare? Non ci potrà essere un momento di riflessione con un cambiamento di rotta, dopo un esame di coscienza circa la liceità e l’opportunità di un simile provvedimento durante una pandemia?

Ringraziando per l’attenzione, invio i migliori saluti.

Sergio Carlini

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