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Lavori estivi a Rimini, miraggio o sfruttamento?

Tutti gli anni, puntuali come degli svizzeri, sui social o nelle proprie case, si affronta il tema del lavoro estivo a Rimini ed in generale in riviera.
Moltissimi dei ns. ragazzi, neo diplomati o neo laureati, aspettano con ansia questo particolare periodo dell’anno, per “raggranellare” qualche soldino, destinato alle più disparate esigenze private, come acquisto del motorino, mini vacanza con la morosina/o e così via.
E tutti gli anni arrivano le segnalazioni di quanto, alcuni cosiddetti “imprenditori” nel settore turistico, non siano proprio degli imprenditori ma ben altro.

Come Presidente dell’Associazione “la Rimini che Vorremmo”, associazione che nel corso di questi anni ha cercato fortemente di fare incontrare l’offerta con la domanda, tutto su base volontaria senza percepire nessun compenso, associazione da non confondere con altre realtà di cui ci teniamo a debita distanza, in questi anni sia fisicamente, che sulla ns. pagina Facebook “Lavoro cerco/offro lavoro a Rimini e Provincia”, con circa 8.000 iscritti, puntualmente ci arrivano delle segnalazioni che rasentano, a parere dello scrivente, sfruttamento lavorativo.

Ebbene anche se gli strumenti in atto per l’incentivazione del lavoro, ci sono, sicuramente migliorabili, ci segnalano puntualmente e ciclicamente come ad esempio, ragazzi maggiorenni, senza nessuna esperienza, che si affacciano al mondo del lavoro, gli vengono proposti contratti di apprendistato/lavoro, ma poi in realtà gli chiedono di lavorare 7 giorni su 7, con turni che vanno dalle 6 alle 9 ore giornaliere, senza riposo settimanale, con paghe che oscillano tra le 700,00 lorde mensili e gli 850,00 sempre lordi mensili, che se rapportate alla media di 7 ore al giorno, moltiplicate 30 giorni, pari a 210 ore mensili abbiamo una paga lorda oraria pari ad € 3.33.

Questo vale sia per i neo lavoratori di cui sopra, ma spesso riguarda anche lavoratori e lavoratrici stagionali, come ad esempio cameriere al piano, che lamentano, turni massacranti per una paga oraria spesso che non arriva ai 3,00 all’ora, seppur i contratti formalmente, prevedono orari part-time, con riposi etc.
Adesso, si comprende benissimo che una persona senza nessuna esperienza lavorativa per un imprenditore sia un investimento in termini economici e di formazione, si comprende anche che il ragazzo o la ragazza, fatta la stagione, cerchi giustamente uno sbocco professionale attinente al proprio percorso di studi, ma non si comprende e non si può tollerare vedere offrire dei contratti di lavoro, sulla carta rispettano le norme, ma di fatto gli pagano 3,50 € lorde all’ora, ed in molti casi, con ore lavorative che vanno ben quanto stabilito dai contratti stessi, senza parlare poi delle ore in più.

Queste paghe sono veramente “misere”.

Tutto questo è riconducibile ad un’offerta turistica che spesso non è all’altezza del ns. territorio, offrire, ad esempio, camere con colazione compresa a 26,00 al giorno, non porta ricchezza, ma al contrario fa sì che i soggetti gestori/albergatori/ristoratori, ad esempio, tendino a massimizzare i profitti evitando o pagando il meno possibile i lavoratori, le tasse ed i fornitori, tanto a settembre/ottobre chiudono e chi li rivede più!!

Le associazioni di categoria molto possono fare, isolando tali soggetti, i sindacati possono e devono essere vigili, le istituzioni preposte ai controlli, devono schedulare maggiori controlli. Sia chiaro che per colpa di pochi, ci rimettono tutti, ma è anche vero che, in prima battuta ci rimette l’intero comparto turistico, dall’albergatore onesto, al bar ed al ristorante, che con una concorrenza sleale è costretto suo malgrado a fornire o meno servizi o ad adeguarsi agli atteggiamenti illeciti che altri pongono in essere.

Leonardo Carmine Pistillo

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