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L’assassino di Sonia chiede perdono: “Persi la testa. Il coltello? Per tagliare il pane”

Il primo di febbraio dell’anno scorso uccise Sonia Di Maggio con 31 coltellate. Oggi di fronte al giudice Salvatore Carfora chiede perdono alla madre della 29enne di Rimini, ammazzata in mezzo alla strada perchè, stando alle sue parole, “ho perso la testa quando mi ha detto che fra noi era finita”.

Il 39enne di Torre Annunziata aggredì Sonia in una via di Specchia Gallone, a Minervino di Lecce, mentre passeggiava con il suo nuovo ragazzo. L’imputato ha ricostruito quella tragica giornata nell’aula bunker del carcere di Lecce, dove si è riunita la Corte d’Assise presieduta dal giudice Pietro Baffa.

Carfora ha raccontato del suo viaggio verso il Salento per provare a convincere la ragazza a tornare con lui, dopo la rottura della relazione avvenuta il 27 dicembre dell’anno prima. Una volta individuata per strada, le avrebbe detto “Torna con me a Napoli”. Ma alla risposta “E’ troppo tardi” avrebbe perso la testa, quasi colto da un raptus, prendendola a coltellate.

Nessuna premeditazione,n dunque. Ma allora perchè quel coltello alla cintura? Era uscito senza un posto dove andare, ha risposto Carfora, e la lama gli poteva far comodo, per esempio per tagliare il pane.

Un racconto che sembra fare acqua da tutte le parti. Il nuovo compagno di Sonia fin dal primo momento aveva riferito di un aggressore era sbucato alle loro spalle che sotto i suoi occhi aveva ammazzato la ragazza senza aver proferito una sola parola. Fendenti violentissimi alla testa e al collo che non le hanno dato scampo.

Dopo le testimonianze del medico legale che eseguì l’autopsia, dell’autista del bus che vide Carfora posare lo zaino per avventarsi verso la coppia, delle madri di Sonia e del suo nuovo ragazzo, è toccato alla giudice Giulia Proto che interrogò il 39enne appena arrestato.

Fu sconvolgente, ha riferito il magistrato, la freddezza di quella confessione resa “senza scomporsi, senza un’emozione, senza un minimo di pentimento”. Anzi Carfora voleva far capire che Sonnia “se l’era cercata”. Salvatore non poteva accettare che, appena due giorni dopo la fine della loro storia, lei avesse già qualcun altro. Qualcuno conosciuto sui social a sua insaputa. E come poteva sopportare che Sonia non lo volesse più, quando negli ultimi due mesi non l’aveva più percossa? Certo, lui pretendeva, “com’è normale”, che la ragazza 29enne non lavorasse e non uscisse da sola: era una bella ragazza, gli uomini la guardavano.

Il 15 febbraio parleranno il pubblico ministero, il difensore di Carfora, avvocato Cristiano Solinas e i legali avvocati delle parti civili (i familiari e l’associazione Gens Nova odv presieduta dall’avvocato Antonio La Scala). Poi la camera di consiglio e il verdetto.

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