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La vergogna italiana di biblioteche e archivi all’abbandono

La Biblioteca Nazionale di Roma pagava una trentina di volontari a 20 ore alla settimana (cinque giorni su sette) con un rimborso spese (dovevano produrre, andando a raccoglierli nei bar e nei negozi, scontrini per 400 euro al mese): dai giornali di questi giorni.

Se avevamo bisogno di un foto dello stato di abbandono e degrado delle nostre biblioteche (e aggiungerei archivi) in Italia in questo momento direi che questa è perfetta.
E allora non posso fare altro che urlare: VERGOGNA!!!

Tantissime biblioteche, veri e propri scrigni del patrimonio culturale e artistico italiano, sono senza fondi (il bilancio 2017 di molte è uguale a zero euro) e senza direttori, personale qualificato. Senza spazi per ospitare l’ampliamento delle raccolte. Senza aggiornamento informatico rispetto agli standard europei e americani. Senza progetti di digitalizzazione del nostro patrimonio storico. Biblioteche in crisi, nella stragrande maggioranza, di pubblico negli ultimi anni.

Ho apprezzato il Ministro alla Cultura Dario Franceschini su molti progetti che ha portato avanti: del resto il patrimonio culturale italiano è un unicum nel mondo ed i governi non potevano continuare a far finta che questo non esistesse. Ma purtroppo … come ben sanno tutti coloro che vivono nei vari settori della cultura, tutto questo si regge su un nuovo “schiavismo di massa”: perché la baracca è retta da una legione di precari, spesso travestiti da volontari, che vanno avanti con 400 euro al mese, anche se hanno fior di lauree e dottorati di ricerca.

Come ha denunciato Salvatore Settis, tra i maggiori storici italiani e noto in tutto il mondo, esprimendo un giudizio durissimo: “La riforma Franceschini si basa su un principio semplice, anzi brutale: separare la good company dei musei (quelli che rendono qualche soldo), dalla bad company delle odiose soprintendenze, avviate a grandi passi verso l’abolizione. Il resto (archivi, biblioteche, siti minori, patrimonio diffuso) è semplicemente abbandonato a se stesso: avvenga quel che può”.

Anche nel Riminese la situazione risorse e personale nelle biblioteche e musei è drammatica. Per quanto attiene le biblioteche, sono 25 anni che non entra nei ruoli personale qualificato, molte sono da troppo tempo senza direttori. E nel giro di un paio d’anni, con il pensionamento di molti degli attuali dirigenti, la situazione non potrà che aggravarsi.

A fronte di progetti importanti per i contenitori, nessuna speranza viene data alla risorsa umana. Sembra che investire in personale (magari anche qualificato) sia un peccato mortale, non comprendendo che senza questo non c’è contenitore che regga. I progetti, le idee, il lavoro giornaliero sono degli uomini.

In un recente documento del Comitato Nazionale di agitazione degli operatori culturali è stato scritto: “In gioco non c’è la dignità dell’arte, ma la nostra capacità di cambiare il mondo. Il patrimonio culturale è una finestra attraverso la quale possiamo capire che è esistito un passato diverso, e che dunque sarà possibile anche un futuro diverso. Ma se lo trasformiamo nell’ennesimo specchio in cui far riflettere il nostro presente ridotto ad un’unica dimensione, quella economica, abbiamo fatto ammalare la medicina, abbiamo avvelenato l’antidoto. Se il patrimonio non produce conoscenza diffusa, ma lusso per pochi basato sullo schiavismo, davvero non abbiamo più motivi per mantenerlo con le tasse di tutti: non serve più al progetto della Costituzione, che è ‘il pieno sviluppo della persona umana’ (art. 3)”.

Si potrà dire che il problema “cultura” è un problema che esiste da sempre, se è vero che già Raffaello scriveva al papa Leone X nel 1519 questo messaggio: “non deve essere tra gli ultimi vostri pensieri aver cura che quel poco che resta di questa antica madre della gloria e della fama italiana, e che eccita alla virtù gli spiriti che oggidì sono tra noi, non sia estirpato e guasto dalli maligni, dagli ignoranti”.

Appunto. Impegnamoci dunque tutti quanti (ma in primis gli amministratori pubblici comunali, regionali e nazionali) a salvare il grande patrimonio culturale italiano (l’11 giugno, per stare nel nostro territorio, si vota in tre Comuni nel Riminese: nel programma delle Liste in competizione nessuna parla di cultura, salvo qualche aspetto specifico. Mi sembra molto poco: un segno dei tempi?).

Paolo Zaghini

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