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La nuova vita di Andrea, che a Cattolica sogna le Olimpiadi

Una nuova vita. È quella che ha iniziato il trentaseienne cattolichino Andrea Casadei,  dopo un brutto incidente in moto che, 9 anni fa, gli ha portato via una gamba. Andrea, però, non si è arreso ed è riuscito a rimettersi in pista grazie ad un nuovo amore: la bici. Da quel momento in poi non si è più fermato fino ad arrivare ad aggiudicarsi il titolo di campione italiano di paraciclismo su strada nella categoria MC2 nel 2017 con il Team Equa, e una meritatissima chiamata dalla nazionale azzurra. È nato un campione? Chiediamolo al diretto interessato.

Andrea, quando è nata la tua passione per il ciclismo?

«La passione per la bici e il ciclismo è nata nel 2013, grazie ad un mio carissimo amico d’infanzia Alessandro Fabbri, che già praticava ciclismo a livello amatoriale. Fu lui infatti, dopo il mio incidente, a mettermi in sella a una bicicletta. Inizialmente la presi come modo per tenermi in forma, dato che dopo l’infortunio, e quindi l’amputazione della gamba, conducevo una vita abbastanza sedentaria e avevo di conseguenza messo su qualche chilo di troppo. Poi fu grazie al Velo Club Cattolica che mi appassionai al ciclismo vero e proprio. Grazie a loro provai la mia prima bici da corsa e cominciai a ‘macinare’ tanti chilometri, Sarò sempre grato sia ad Alessandro che a tutto il Velo Club Cattolica».

Possiamo dire che, paradossalmente, l’incidente è stato per te l’inizio di una nuova vita?

«Possiamo affermarlo senza problemi, paradossalmente sono molto più felice e mi sento decisamente più realizzato della vita che conduco adesso rispetto a quella di prima. Dopo l’incidente è cambiato tutto e mi si è aperto, con il ciclismo, ‘un mondo tutto nuovo’ pieno di soddisfazioni e gratificazioni. Mi auguro e farò di tutto per far sì che quello che ho fatto e ottenuto fino ad ora sia solamente una piccola parte, un inizio di una fantastica vita sportiva e privata».

Che cos’ha questo sport in più degli altri?

«Posso dire quello che ha in più, per me, rispetto ad altri sport: per me è vita, mi dà un senso di libertà che vedo difficile trovare in altre discipline, c’è tanta adrenalina, velocità, sofferenza ma anche ‘piacere’ in essa, e ti permette di vedere paesaggi e percorrere strade che diversamente non avresti mai né visto né seguito. In più ti dà la possibilità di conoscere, sia in allenamento che durante le varie competizioni, miriadi di persone e situazioni differenti. Sono sicuro che ognuno possa avere un proprio sport preferito, bisogna solamente avere voglia e a volte la fortuna di riuscire a trovarlo. Per me è stato proprio così!».

Quando hai cominciato a correre in bici, ti aspettavi di raggiungere certi traguardi?

«È chiaro che quando ti metti in gioco devi avere motivazioni importanti e una ferrea volontà di raggiungere determinati obiettivi. Per far ciò servono tanta dedizione e spirito di sacrificio. Di certo non mi aspettavo di raggiungere certi risultati in così breve tempo, anche se ancora ho fatto veramente poco rispetto agli obiettivi che mi sono prefissato. In quello che ho fatto è stato di certo fondamentale il supporto e l’aiuto del team al quale appartengo, il Team Equa di Santa Cristina e Bissone in provincia di Pavia, che è composto da persone speciali. E  non dico speciali riferendomi alle loro disabilità: sono speciali nel senso più puro della parola, sempre pronte a supportarti, ad aiutarti e ad insegnarti tutto quello che sanno. È una squadra fatta di campioni olimpionici e di vita! A tal proposito ci terrei a dire che il 12 Maggio verrà inaugurato, a Santa Cristina e Bissone, il Centro Sportivo Team Equa, che è volto all’inserimento agli sport paralimpici ma che sarà aperto a chiunque, non solo a persone diversamente abili. A chiunque insomma voglia ho abbia bisogno di mettersi o rimettersi in gioco, sia per trovare un proprio equilibrio psicofisico, una soddisfazione personale o magari anche per provare a diventare uno sportivo professionista».

Dopo la convocazione in nazionale, quali saranno i tuoi prossimi obiettivi? Una medaglia alle Paralimpiadi di Tokyo del 2020?

«La convocazione in nazionale è stata per me una sorpresa, non me la aspettavo già quest’anno, avendo cominciato la mia carriera agonistica da veramente poco tempo. Di certo la partecipazione alle paralimpiadi di Tokyo 2020 è stata la motivazione che mi ha spronato a mettermi in gioco e di conseguenza la vittoria di una medaglia olimpica è l’obiettivo massimo. Ma prima di questo ci sono step obbligatori da passare, che sono vittorie in gare internazionali e il raggiungimento di determinati livelli prestazionali. Parlando dell’imminente sarò il 7-8 Aprile a Marina Di Massa per una gara internazionale: La Due Giorni Del Mare, dopo di che partirò per un ritiro con la Nazionale Italiana di Ciclismo Paralimpico, e poi verrà la Verolanuova Paracycling Cup, sempre nel mese di Aprile. A Giugno e Luglio andrà in scena il Campionato Italiano Strada, dove dovrò difendere il titolo conquistato lo scorso anno, e il Campionato Italiano Pista, disciplina alla quale mi sono affacciato da poco ma che mi ha entusiasmato fin da subito».

Nicola Luccarelli

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