‘Pensare globale e agire locale’ è il motto coniato dal pretore d’assalto Gianfranco Amendola che negli anni ’70 col suo “In nome del popolo inquinato” ha aperto la strada all’ambientalismo militante. Ciononostante, da decenni le catastrofi ambientali hanno precise origini nel consumo dissennato delle risorse naturali. E come le notizie sui delitti più cruenti (meglio se sulle donne, perché più morbose), attirano lettori, ma si esauriscono alla svelta. Prova ne è il dissesto idrogeologico dell’Italia, per restare nel nostro piccolo. Immagini apocalittiche e titoli urlati con morti e distruzione durante gli eventi emergenziali, che non sopravvivono nell’ordinario per avviarsi alla risoluzione. Nel globale e nel locale.
Un semplice sillogismo e qualche interrogativo (per provare a capirne qualcosa).
1. Venerdì 15 marzo gli studenti, a seguito dell’appello di Greta Thunberg per il troppo silenzio e incapacità della politica di farsene carico, sono in sciopero generale sul clima. E allora se ne parla. I cambiamenti climatici non si toccano con mano, e quando l’innalzamento del mare sarà “…noi non ci saremo…”. In piazza anche a Rimini, le associazioni si uniranno ai giovani degli istituti della provincia, non tutti, non tanti. Ma è già qualcosa. L’interesse durerà, anche dei supporter politici, dopo le elezioni, viene da chiedersi?
2. Per la plastica in mare invece tutti s’indignano: se ne parla persino troppo. Parla, appunto. Ora non possiamo non sapere che ce n’è tanta dispersa. E non solamente negli oceani. Nel Mediterraneo, in Adriatico. Una certa quantità è accidentale e viene dai fiumi, tanta altra è invece sistematicamente rilasciata: proviene dagli allevamenti di mitili, giace sul fondo del mare (visto, dalle riprese dei sub), tra Bellaria, Cattolica e oltre intorno alle coste italiane. Si trova spesso lungo la battigia sulle spiagge, le nostre più celebrate risorse di valore, ambientale ed economico. Pur conoscendone la provenienza, che qualcuno denuncia con decisione, si tollera che le leggi non siano rispettate: quelle che vietano di .riempire il mare di plastica.
3. Vi parlerò anche se poco, i libri vanno letti, dell’esordio sul nostro territorio di Filippo Solibello, brillante giovane autore e animatore di Caterpillar Radio2: ne sentiremo parlare nelle località balneari durante l’estate. Sta girando l’Italia col suo Stop Plastica in Mare, ed è già al secondo posto dei libri più venduti su Amazon.
Mercoledì scorso lo ha presentato nel Salotto di Villa Manzoni a Dogana di San Marino, invitato dalla Banca di San Marino e l’Ente Cassa di Faetano. Coadiuvato dalla sua creatività – è anche inventore di ‘M’illumino di meno’ – riceve la telefonata del cavalluccio marino (già in una foto famosa) e compie un viaggio per l’Italia: trenta giorni, trenta post-it sull’inquinamento da plastica e sui comportamenti virtuosi di chi s’impegna. Tra noi si sofferma sull’ospedale delle tartarughe a Riccione e all’Aquario di Cattolica. Solibello è un conduttore radiofonico molto attivo, nel 2015 ha creato il festival mondiale RadioCity Milano, e seppure non sia giornalista d’inchiesta, sa fare marketing… segno evidente che l’argomento tira.
Clima e plastica: comune denominatore petrolio, energia fossile ed emissioni. Cambiare si può e si deve.
Parole chiave: carbone (ebbene sì, ancora) in India, Cina ma anche Polonia, Germania etc. Plastica bruciata e diossina nei paesi più poveri di Asia e Africa. E petrolio, dalla Russia alle Americhe.
Ora è tanto l’ambientalismo diffuso e parlato, il che dovrebbe significare pubblici di riferimento mobilitati e tanti fatti. Invece no, molto resta immutato. Allora la domanda che sorge spontanea è: chi ne parla, è sempre interessato a risolvere alla fonte il problema? La verifica immediata è presto fatta, basta capire se alle parole seguano le azioni serie e utili alla prevenzione, tra i decisori e chi dovrebbe esercitare il controllo. Allora ai consumatori consigliamo il marketing, ma all’inverso, punendo coi non-acquisti chi non rispetta sostenibilità e impatto ambientale, fosse anche in termini di consenso. Dalla grande distribuzione al turismo… 16 milioni di presenze per ogni stagione e i numeri contano, quante bottigliette, quanti piatti e posate? Quante calze per cozze, tagliate e gettate in mare?
Detta semplicemente: poiché ora tutti siamo consapevoli di cosa sta accadendo, bene le azioni di sensibilizzazione e di pronto soccorso come sulle tartarughe ferite e tanto altro, ma sarebbe più utile non fossero strozzate dalla plastica in mare, così come alle alluvioni non seguissero le siccità. Per evitarlo dobbiamo interrompere l’anomala produzione di Co2 che sta sciogliendo i ghiacciai e desertifica l’Africa provocando morte, carestie e migrazioni climatiche.
I “Segnali d’Allarme”, come ci ha mostrato Vittorio D’Augusta con l’efficace installazione poetica ispirata dal mare in Ossi di Seppia di Eugenio Montale, oramai ci sono tutti, e molto chiari. Prendiamo atto.
Franco Borgogno, già proposto presidente onorario dell’associazione di promozione sociale Comitato Basta Plastica in MARE, costituitasi a Rimini quale network sull’Adriatico, insieme all’Aps farà alcune richieste ufficiali (e concrete) al Sindaco Gnassi e l’assessore Montini: per prima l’adesione al progetto Romagna Plastic Free/2023.
Finora l’associazione, soprattutto, si è occupata di produrre cultura di sostenibilità e corretta formazione. Egli per primo, fotografo e giornalista a seguito della sua prima spedizione in Artico da ricercatore, è autore della piccola bibbia dello status quo dei mari: “Un Mare di Plastica”. Coi contenuti facilitati del suo libro ha curato i laboratori dei ragazzi di Un mare di libri 2018 e sebbene a Ecomondo 2018 sia stato testimonial dell’incontro dei giornalisti ambientalisti, mai lo ha esibito in vendita (a proposito di marketing).
Con i membri dell’associazione, tra i quali Marco Affronte (naturalista. ancor prima di eurodeputato), ha classificato plastica e microplastica ritrovata sulla spiaggia insieme agli alunni delle Scuole Ferrari e del Ceis: in una cornice per loro inusuale e ideale sul mare, il Rockisland, ha raccontato a bambini incantati di orsi polari e di ritrovamenti di nostra plastica tra i ghiacci. Quest’anno anche gli Incontri del Mediterraneo di Riccione 2019 si occupano dello stato del mare. E della plastica. E Franco Borgogno è invitato tra i relatori.
In conclusione, sul concreto: tanto ambientalismo scritto e parlato servirà davvero a modificare le cattive pratiche che ogni giorno vengono compiute, anche nel nostro mare? Le leggi su sostenibilità e reati ambientali ci sono, benissimo aiutare i pescatori a portarla a terra poiché ne trovano al 70% nelle loro reti, ma forse ancor prima ci si dovrebbe (tutti) preoccupare che non fosse dispersa in mare? La politica deve intervenire con decisione sulla prevenzione. A cominciare dai nostri comuni, la Provincia, la Regione Emilia-Romagna.
Il seguito, cioè il bilancio su azioni che si faranno e/o non si fanno, lo vedremo alla prossima puntata.
Manuela Fabbri (anche vicepresidente Comitato Basta Plastica in MARE aps)