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“Imprese romagnole troppo piccole e indebitate per ripartire”, a Rimini i dati peggiori

Il “top” del mondo imprenditoriale romagnolo si appresta ad affrontare l’uscita dalla crisi della pandemia con “eccessiva debolezza strutturale ed eccessiva dipendenza finanziaria dal debito bancario”. E’ una delle conclusioni di “Top 500 Romagna” lo studio – giunto alla settima edizione- dei bilanci delle migliori 500 imprese dei territori di Ravenna, Forli-Cesena e Rimini del 2019, curata da Giuseppe Savioli, docente di Economia aziendale dell’Università di Bologna e presidente dell’Ordine dei commercialisti di Rimini, da Silvia Gardini, professore di Bilancio consolidato all’Università di Bologna, e dai professionisti di PwC.

L’analisi è stata presentata nel corso dell’evento streaming “Top 500 Romagna. Le imprese della Romagna: priorità e azioni per il rilancio del territorio”, promosso da Pwc Italia, Alma Mater, Intesa Sanpaolo e Confindustria Romagna. Nel corso della presentazione si è aperta una riflessione e sul 2020 e sulle previsioni del 2021, biennio successivo fortemente condizionato dalla pandemia.

Nel 2019, spiega Savioli, rispetto all’esercizio del 2018, le aziende romagnole “sono andate abbastanza bene, hanno aumentato fatturato e ridotto l’indebitamento (ricavi a +4,25%, attivo a +6,10%, patrimonio a +8,30%), mentre la redditività non è incrementata rispetto al rapporto del capitale investito”. In definitiva, nel 2019 “le top 500 della Romagna sono cresciute meglio del Pil nazionale che lo ha fatto solo in modo marginale”. Ma alla luce della crisi legata all’emergenza sanitaria subentrata nel 2020 il contesto appare non roseo per l’auspicata ripartenza: “Il nostro panorama e campione ‘d’elite’ e’ comunque fatto di imprese piccole e sottocapitalizzate”.

In definitiva, conclude Savioli: dallo studio, “il dato complessivo che emerge è che ci troviamo di fronte imprese di piccole dimensioni, con una struttura produttiva debole e mediamente sottocapitalizzate, con un debito bancario forte che le rende soggetti deboli per riprendere e affrontare la sfida del mercato, quando le condizioni di ripartenza richiederanno investimenti e finanziari piuttosto che ricorrere a debiti”.

Nell’analisi, infine, il campione preso in esame dimostra come le singole province non siano equamente rappresentate dalle 500 migliori aziende della Romagna: Ravenna è al primo posto del ‘podio’ con il 42% di aziende facenti parte del campione, seguita dalla provincia di Forlì-Cesena con il 38%, mentre solo il 20% delle aziende “top” prese in esame si trova nel riminese.

(Cri/Dire)

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