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Gualtiero Masi, che fece il bene di Riccione senza mai alzare la voce

Ho conosciuto Gualtiero tantissimi anni fa. Ma ho un ricordo carissimo di Lui quando una decina di anni fa portò prima il figlio Marino a vedere dove era nato, in una vecchia casa colonica, ancor oggi esistente seppur mezza diroccata, a Sant’Andrea in Besanigo, vicino al Cimitero, e poi venne a trovarmi in Biblioteca a Coriano. Da tempo gli chiedevo di raccontarmi un po’ di vecchie storie politiche riccionesi e Lui quella mattina, per un paio d’ore, lo fece. Senza vanità e senza lezioni da impartire, ma consapevole di essere stato testimone e protagonista della vita politica riccionese per molti decenni.

Sono onorato di averLo potuto ascoltare e di aver potuto raccogliere, così come ho fatto nel corso degli anni con tanti altri protagonisti della politica riminese, i suoi ricordi e le sue valutazioni su fatti ed avvenimenti che hanno pesato sulla vita politica e amministrativa del nostro territorio.

Gualtiero Masi è morto a 95 anni il 6 dicembre 2017. Era nato a Coriano, da una famiglia di contadini, il 2 febbraio 1922. Il padre Tomaso (1893-1975) originario di San Clemente e la madre Teresa Berardi (1901-1981) originaria di Misano. Gualtiero era il primo di sei figli, quattro maschi e due femmine. La famiglia si trasferì a Riccione nel giugno del 1923 quando da poco questo era diventato un Comune autonomo (il decreto ministeriale sull’autonomia è del 22 ottobre 1922 e le prime elezioni comunali si tennero il 14 ottobre 1923), separato da Rimini. Il padre aprì una rivendita di vino. La casa di abitazione all’Abissinia nel dopoguerra la madre la trasformò in una piccola pensione. Gli anni ’30 sono gli anni dello sviluppo impetuoso di Riccione che si trasformò, grazie anche alla presenza costante di Mussolini e della sua famiglia, in una delle località balneari alla moda d’Italia.

Gualtiero frequentò le scuole e si diplomò allo scoppio della guerra, nel 1940, ragioniere. Poi il militare, negli uffici per problemi di salute. Ricorderà nell’intervista fattagli da Daniele Montebelli e Ezio Venturi (da cui ho ripreso questa e le altre citazioni per questo articolo) per il volume “Viale don Minzoni 1. Il Partito Comunista Italiano Riccione” (Casa del Popolo Riccione / La Piazza, 2015): “Il 25 luglio [1943] ero militare a Roma al Ministero della Guerra. Fino all’8 settembre sono sempre stato a Roma”.

Rientrato a Riccione, il Commissario Prefettizio riccionese a fine 1943 lo assunse per venti giorni in Comune. Ma Gualtiero dal di lì non si mosse più sino al 1979 quando andò in pensione, ricoprendo nel corso degli anni varie mansioni fra cui responsabile dell’ufficio economato e poi per tantissimi anni responsabile dell’anagrafe.

La prima tessera del PCI Gualtiero la fece nel 1945: “Se dicessi che mi sono iscritto al PCI per convinzioni filosofiche direi una bugia; ho aderito quando insieme a tanti giovani, dopo la guerra, si diceva che questo era il partito dei lavoratori”. Divenne nel 1947, a 24 anni, segretario di una delle quattro sezioni del PCI riccionese, la “Torri”, quella di Riccione Paese, dedicata all’antifascista riccionese Andrea Torri.

Visse l’entusiasmante stagione della rinascita delle strutture democratiche comunali: il 7 aprile 1946 si votò per la elezione del primo Consiglio comunale post-guerra. La lista PCI-PSI vinse alla grande le elezioni portando a casa 16 consiglieri su 20 con il 67,33% dei voti; la DC ottenne 4 consiglieri con il 19,88% dei voti. Sindaco venne rieletto Giovanni (Gianni) Quondamatteo (1910-1992), già Sindaco della Giunta CLN dal novembre 1944, che rimase in carica sino all’11 aprile 1949 quando, con Decreto prefettizio, venne dichiarato decaduto assieme a tutta la Giunta per le vicende del casinò.

I giudizi sul Sindaco Quondamatteo a Riccione è sempre stato difficile raccoglierli, nei commenti c’è sempre qualcosa che ti porta a pensare a reticenze, a contrasti mai esplicitati chiaramente. E ad oggi non c’è una ricostruzione storica completa delle vicende che lo hanno riguardato. Dice Masi: “Il Sindaco Quondamatteo era un galantuomo, uno che ha vissuto la vita onestamente; però era tutto fuorché democratico. Andavamo a sentire i suoi comizi perché era uno che parlava molto bene e quando finiva eravamo pieni di entusiasmo. Lui era un politico di professione, io invece non lo sono mai stato”.

Negli ultimi due anni del mandato amministrativo furono Sindaci f.f. prima il comunista Augusto Saponi (dal 10 aprile all’1 maggio 1949) e poi la socialista Giulia Galli (dal 2 maggio 1949 al 27 maggio 1951).

Alle elezioni del 27 maggio 1951 (il Consiglio Comunale passò da 20 a 30 consiglieri avendo superato Riccione i 10.000 abitanti) il PCI ottenne 14 consiglieri con il 44,54% dei voti; il PSI 6 consiglieri con il 17,16% dei voti; la Lista cittadina (PRI e Ind.) 6 consiglieri con il 19,65% dei voti; la DC 4 consiglieri con il 12,34% dei voti. Il 16 giugno 1951 PCI-PSI elessero Sindaco il comunista Nicola Casali (noto a tutti con il soprannome di “Colino”) (1888-1960) che ricoprì l’incarico sino al 16 ottobre 1953 quando lo sostituì il comunista Tomaso Enio Della Rosa (1927-viv.). “Casali è stato nominato a furor di popolo. Era una persona ben voluta, aveva un rapporto forte con la gente. Nei suoi discorsi interponeva sempre parole in dialetto. Casali era il Sindaco del popolo. A un certo punto si è cominciato a dire dalla federazione che il sindaco Casali era superato, che il Sindaco di Riccione deve andare anche da Savioli, deve vivere la vita notturna, deve fare la vita del turismo … Questo Sindaco inizia ad essere malato e stanco e quindi bisogna cambiarlo”.

Masi venne chiamato al Comitato Regionale a Bologna dal segretario del PCI Antonio Roasio che gli chiese di dimettersi da dipendente del Comune per fare il Sindaco. Roasio gli disse: “Tu domani ti dimetti dal Comune e vai … Io gli ho risposto: ‘Io faccio l’impiegato del Comune. Alla fine del mese voglio prendere lo stipendio!’. Non ho mai più avuto il coraggio di quella sera. Ancora penso a come ho fatto a dire di no”. Il problema era che i Sindaci allora avevano una indennità ridicola. Ai Sindaci a tempo pieno era la Federazione che doveva pagare uno stipendio, che poi era quello misero da funzionario di partito, da prendersi quando questi poteva pagare. Non è che lo stipendio comunale fosse poi chissà cosa, ma era certo.

“Comunque per la sostituzione del Sindaco Casali io ero in contrasto con la Federazione, bisognava aspettare e non mandarlo via. Mi legava un grande affetto”. “Quando si ammalò, prima di morire mi disse: ‘State bene attenti quando scegliete il Sindaco, deve essere una persona trasparente, come posta come dentro una palla di vetro, visibile da tutti i lati’”.

Divenne Sindaco Della Rosa, che era stato mandato a fare un corso alla Scuola di Partito a Modena. “Aveva qualche anno meno di me, era forse uno dei più giovani sindaci d’Italia”. Venne riconfermato Sindaco da PCI e PSI dopo le elezioni del 27 maggio 1956. Il PCI aveva ottenuto 14 consiglieri e il 41,73% dei voti; il PSI 6 consiglieri e i 19,36% dei voti; la DC 7 consiglieri e il 21,67% dei voti; il PSDI 1 consigliere e il 4,51% dei voti; il PRI 1 consigliere e il 4,06% dei voti; la Lista cittadina (PNM-MSI-Ind.) 1 consigliere e il 4,86% dei voti.

Il 3 novembre 1957 Della Rosa si dimise a seguito di una denuncia per falso in atto pubblico inerente l’autentica di firme. Venne sostituito dal comunista Dante Tosi che rimase in carica sino al 7 dicembre 1959, quando Della Rosa fu assolto dalle accuse mossegli e ritornò a fare il Sindaco sino a fine mandato.

In questi anni ’50, travagliati dal punto di vista amministrativo e segnati da vivaci confronti interni al Partito, Gualtiero Masi acquisisce stima dentro e fuori il partito, diventa un punto di riferimento fondamentale per i suoi compagni. Al Congresso del Comitato del 1956 venne eletto Segretario comunale dai delegati delle 4 Sezioni del PCI riccionese: la “Torri” (Riccione Paese) che aveva 680 iscritti; la “Marabini” (Riccione Alba) 447 iscritti; la “Della Rosa” (Riccione Abissinia) 305 iscritti; la “Corbelli” (Riccione San Lorenzo) 462 iscritti. La sua segreteria comunale era composta da Marzio Lotti, Tommaso Enio Della Rosa, Dante Tosi, Gastone Casadei.

Nel 1950 aveva sposato Elis Arcangeli (1926-1980). A proposito della Chiesa: “Io per esempio mi sono sposato nel 1950 e il prete ha chiamato mia moglie chiedendole: ‘Come, sposi quel comunista?’. E allora siamo andati a San Marino, perché qui non volevano sposarci in chiesa”. Dalla loro unione sono nati Irene nel 1951 e Marino nel 1958.

Gualtiero è stato uno sportivo tutta la vita: amava tantissimo sciare, andare in barca, a caccia. Ebbe ruoli dirigenziali anche nella Riccione Calcio. Tifoso sfegatato della Juventus.

E per tutta la vita lavorò, sul piano amministrativo e organizzativo, per far crescere il sottocomitato della Croce Rossa di Riccione a fianco dell’indimenticato Presidente Guido Parmeggiani. Nei primi anni ’60 diresse la Cooperativa di Consumo di Riccione.

Il 29 e 30 aprile 1949 si costituì a Rimini la nuova Federazione Comunista Riminese, autonoma da Forlì. Nel Comitato Federale, il massimo organismo dirigenziale composto da soli 34 membri, entrarono i riccionesi Gualtiero Masi e Palmira Tentoni. Il PCI riccionese nel 1949 contava 1.590 iscritti. Segretario era Antonio (Tonino) Antonioli.
Masi rimase ininterrottamente nel Comitato Federale dal 1° Congresso del 1949 al 6° Congresso, per passare poi al 7° Congresso del 1965 (sino al 10° del 1975) nella Commissione Federale di Controllo. Per 28 anni rappresentò Riccione negli organismi dirigenti federali, fu l’interlocutore privilegiato dei Segretari di Federazione sui problemi riccionesi, forte anche di una amicizia stretta con Gianni Baldinini e Zeno Zaffagnini.

Rapporti non sempre facili: “Nel rapporto del PCI di Riccione con la Federazione riminese c’era sempre l’impressione che gli organismi federali fossero distanti e non sempre comprendessero. C’era la preoccupazione che Rimini facesse scelte improprie anche per la politica che riguardava Riccione”.

Nel 1960 quando Masi si dimise da Segretario, dopo un periodo in cui il Partito fu diretto da un triumvirato (Gastone Casadei, Guglielmo Petrucci, Gianni Baldinini), la direzione venne assunta da Baldinini sino al 1965. Il Comitato Comunale del PCI di Riccione era attraversato in quegli anni da profonde divergenze interne.

Ricorda Baldinini: “La Federazione pensò di proporre il mio nome per aiutare i compagni a mettersi d’accordo. La scelta cadde sul sottoscritto perché ero il meno settario e dai compagni riccionesi ero visto come ‘il meno riminese’. Accettarono il mio nominativo ritenendomi, non dico super parte, ma capace di non influire, come riminese, nelle questioni dell’Amministrazione e del Comitato Comunale. Era difficile creare un gruppo omogeneo che si imponesse nel partito, che comunque aveva una grande forza nella città. A Riccione esisteva peraltro un eccessivo desiderio di indipendenza nei confronti di Rimini” (da “Viale don Minzoni, 1).

A Riccione nelle elezioni amministrative del 31 ottobre 1960 Baldinini venne eletto anche in Consiglio Comunale e svolse nella durata del mandato il ruolo di capogruppo, con il primo Sindaco non del PCI: era stato eletto Giovanni Petrucciani del PSI in un accordo fra le federazioni riminese del PCI e del PSI.

Scrivere il profilo di Gualtiero Masi vuol dire scrivere la storia del PCI riccionese e delle vicende amministrative di Riccione. Mettere tutto in articolo non è semplice, e non ci proverò proprio.

Dopo Gualtiero Masi, segretario dal 1956 al 1960, vennero Baldinini (1960-1965), Mario Masi (1965-1976, il fratello più piccolo di Gualtiero), Tiziano Solfrini (1976-1977), Arnaldo Cesarini (1977-1981). Poi venne costituita la Zona Rimini Sud con la direzione prima di Giovanna Filippini e poi di Massimo Spaggiari.

A proposito di Mario Masi (1939-2013): “Mi sono stupito che abbia fatto il segretario per tanto tempo, perché anche lui non aveva il temperamento del dirigente politico che deve conquistarsi popolarità; mio fratello era un po’ spigoloso. Erano altri tempi. Il Partito era così organizzato che uno anche rigido poteva andare avanti per un lungo periodo”.

Invece sul piano elettorale vanno registrati i crescenti successi del PCI riccionese: dal 41,73% del 1956 al 45,95% del 1960, dal 49,49% dal 1964 al 50,09% del 1970, sino allo straordinario risultato del 15 giugno 1975 con il 57,46% e 19 consiglieri (su 30) alla prima elezione di Terzo Pierani Sindaco.

L’episodio più clamoroso sul piano amministrativo degli anni ’60 fu l’arresto da parte dei Carabinieri del Vice-Sindaco Tomaso Enio Della Rosa, dell’assessore all’urbanistica Gastone Casadei e dell’ingegnere comunale Enzo Mancini assieme ai riminesi avvocato Giuseppe Polazzi e Adolfo Saponi (“Brasile”) il 21 dicembre 1962. Tutti accusati di concussione per una “mazzetta” data per ottenere una concessione edilizia.

Furono trattenuti presso le carceri di Forlì per venti giorni, sino al 9 gennaio 1963. Alla loro liberazione “tornati a Riccione ci fu una grande manifestazione alla Casa del Popolo”. La vicenda finì sulle prime pagine di tutti i giornali italiani. Ma il 18 novembre 1964 il Giudice Istruttore del Tribunale di Rimini sentenziò che “il fatto non sussiste”.

Nella testimonianza di Gastone Casadei su “Viale don Minzoni 1”: “In una situazione caotica, senza regole, con leggi quasi inesistenti, in un periodo di grande crescita urbanistica si è cercato di gestire al meglio il tutto, dando a tutti i cittadini pari opportunità e allo stesso tempo dotandoci degli strumenti urbanistici atti a regolamentare la situazione in città. Un esempio di come tanti di noi, amministratori di allora, abbiamo pagato anche personalmente, è l’episodio del mio arresto, insieme ad altri amici”.

Per avere un’idea delle trasformazioni di Riccione in quel decennio, bastano questi due dati riportati dai giornali dell’epoca: dal 1952 al 1962 la popolazione aumentò da 13.000 a 22.000 abitanti; passò da 30 a 700 alberghi con tre milioni di presenze turistiche.

L’1 marzo 1968 l’assessore all’urbanistica Tiziano Solfrini, Sindaco Biagio Cenni, portò all’approvazione in Consiglio Comunale il primo Piano Regolatore di Riccione. Il decennio 1965-1975 fu per Riccione, sotto la guida del Sindaco Cenni, quello della realizzazione delle grandi infrastrutture comunali.

Gualtiero Masi nel frattempo, alle elezioni provinciali del 6 novembre 1960, veniva eletto nel Collegio di Riccione consigliere provinciale. I riccionesi lo confermarono nelle elezioni provinciali del 1964, 1966, 1967, 1970, 1975 con un numero di preferenze tali da collocarlo sempre fra i primi eletti. Dal 1970 al 1975 entrò in Giunta con il Presidente socialista Silvano Galeotti.

Il senatore Sergio Flamigni, che fu consigliere provinciale con Gualtiero negli anni ’60, e sua moglie Emilia Lotti che fu in Giunta provinciale negli anni ’70 con Gualtiero, in occasione della sua morte hanno scritto ai figli Irene e Marino un bellissimo ricordo del loro padre.

All’inizio del 1975 si tenne la Conferenza d’Organizzazione del PCI riccionese che doveva decidere, fra l’altro, anche della successione al Sindaco Cenni. In un teso confronto, a cui parteciparono alcune decine di compagni, la scelta cadde su Pierani, nonostante la contrarietà di gran parte dei giovani che invece lo voleva segretario del Partito. La vittoria elettorale straordinaria del PCI con il 57,46% e 19 consiglieri segnò l’avvio del lungo percorso da Sindaco di Pierani che durò sino al 7 novembre 1991.

Nel 1979 Gualtiero andò in pensione dal Comune e venne inserito nella lista per il Consiglio Comunale alle elezioni del 1980. Fu eletto in Consiglio per tre volte: nel 1980, nel 1985 e nel 1990. Vi rimase dunque per quindici anni. L’11 maggio 1982 Pierani lo chiamò in Giunta assegnandogli la delega alla polizia urbana e al commercio. Dopo le elezioni del 1985 tornò ancora in Giunta, ma questa volta con la delega ai lavori pubblici che tenne sino al 21 luglio 1988.

Nel 1991 sostenne il ricambio generazionale e l’uscita di Pierani dall’incarico di Sindaco. Venne eletto Sindaco Massimo Masini.

Nel 1995, ad oltre settant’anni, Gualtiero si ritirò da ogni impegno diretto. Ma la sua voce, i suoi consigli continuarono a mantenerlo legato strettamente alla Città, anche quando in questi ultimi anni, dal 2014, la sinistra ha perso la direzione del Comune.

Al suo funerale il 9 dicembre 2017 Riccione ha pianto la scomparsa di una persona important , che ne ha segnato la storia nei decenni del dopoguerra con la sua dirittura morale, la sua etica politica, la sua capacità di essere un punto di riferimento per tanti cittadini. Senza mai alzare la voce, ma lavorando sempre per il bene dei riccionesi.

Un grazie a Marino Masi per avermi accompagnato nella scrittura di questo ricordo di suo padre. E per avermi dato copia di queste foto “private” che pubblico. Del resto le foto “politiche” Chiamamicitta.it le ha pubblicate in occasione della sua morte il 6 dicembre (“E’ morto Gualtiero Masi, simbolo di integrità per tutta Riccione”) a cui rimando.

(nell’immagine di apertura: 2015, Gualtiero Masi negli ultimi tempi della sua lunga vita)

Anni ’90. Riccione. Assemblea della Croce Rossa. Il Presidente Guido Parmeggiani premia Gualtiero Masi

Anni ’80. Gualtiero Masi sugli sci

Anni ’80. Riccione. A casa di Terzo Pierani nel corso di un incontro conviviale. Da sin. Terzo Pierani, Arvedo Vandi, Gualtiero Masi

Anni ’90. Riccione. Festa per la promozione della Riccione Calcio. Da sin. Omar Lepri, Alberto Zaccheroni, Italo Castellani, Gualtiero Masi

Aprile 1992. Riccione, Comune. Il giorno delle elezioni a Senatore di Terzo Pierani. Da sin. Gualtiero Masi, Terzo Pierani

Paolo Zaghini

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