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Gnassi su bando delle Periferie: tradite le promesse di Conte. Avanti con i ricorsi

“Confesso che, ogni giorno che passa, si fa sempre più fatica a credere al concetto di ‘istituzione’. Gli impegni presi dalle massime cariche dello Stato davanti a fasce tricolori che rappresentano tutti i cittadini italiani sono, ad oggi, pari allo zero assoluto. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, si formalmente speso con i sindaci a recuperare subito il pasticcio del decreto Milleprororoghe sul bando periferie. Alla prima occasione utile, l’ennesimo nulla di fatto nella conferenza unificata. Quando anche il valore della parola del Capo del Governo ai sindaci si riduce a nulla, significa che sta saltando ogni relazione tra istituzioni che rappresentano prima di tutto i cittadini e non un interesse politico particolare. Quando i parlamentari eletti sul territorio addirittura esultano per la cancellazione di fondi concessi, sottoscritti, autorizzati, pubblicati, vuol dire che il principale compito e la principale preoccupazione non è più il bene comune, ma solo occupare una più comoda (e ben pagata) poltrona romana.

Gli impegni non rispettati finora- e sottolineo l’avverbio perché mi auguro un ritorno alla legalità e alla razionalità del rispetto di accordi- si mischiano alle bugie e alle parole. Bugie e parole usate per non dire quello che sanno tutti: la sospensione (cancellazione?) dei soldi destinati a 96 progetti, 326 comuni, 20 milioni di cittadini italiani, relativi alla riqualificazione delle aree periferiche è motivata esclusivamente dal bisogno di fare cassa per spostare quei fondi altrove. E non solo non ci si vergogna, e non solo non si chiede scusa a milioni di cittadini…No, ci si fa beffe di convenzioni sottoscritte e del rispetto che si concede tra istituzioni, riconoscendo pari dignità e pari responsabilità nel raggiungimento del pubblico interesse.

Quella di Anci e dei Comuni è una presa d’atto della decisione, nei fatti, da parte del Governo di rompere con i Comuni. E ciò alla luce di un impegno finora mancato da parte del più alto responsabile del Governo in carica. Un atto che ha pochissimi precedenti nella storia repubblicana. Non possiamo più sopportare che comunità intere vengano mortificate, stracciandogli in faccia contratti scritti e firmati. E non possiamo più sopportare che il silenzio della pubblica opinione cali su scelte che, con un tratto di penna, cancellano il futuro di milioni di donne e uomini. C’è chi spera che sullo scandalo del bando periferie cali la cortina del silenzio, che l’interesse venga stornato sulle Olimpiadi invernali del 2026. Il vero scandalo, la vera rottura di un patto scritto all’atto costitutivo della Repubblica italiana, fondato sul reciproco riconoscimento tra istituzioni, si sta consumando sul bando periferie.

Noi, a Rimini, prepareremo certamente il ricorso contro un atto che amministrativamente si configura come una sottrazione immotivata di risorse già concesse. E andremo avanti con la mobilitazione. Ma, ripeto, c’è qualcosa di altrettanto grave e drammatico che sta avvenendo e riguarda il significato stesso, da adesso in poi, della parola istituzione e della dignità connessa ad essa. Voglio aggiungerci quell’avverbio, finora, sapendo però che più un moto di fede residua che di consapevole ragione”.

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