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Gli ‘Spingitori di Fabrizio’, un gruppo di amici pronto per la maratona di Roma

Tutto inizia nel 2012, in occasione della maratona di Verona. Gabriele Rusin, santarcangiolese d’adozione, ex giocatore di basket e grande appassionato di sport, decide di fare un regalo di laurea al suo amico Fabrizio Casadei, appena diventato dottore in filosofia, e costretto da sempre a stare su una sedia a rotelle per una tetraparesi spastica causata da un’emorragia celebrale. Così, Rusin, per festeggiare quell’importante traguardo scolastico va dalla madre di Fabrizio e le chiede: “E se lo iscrivessimo a una maratona?”. La madre rimane un po’ perplessa, la proposta non lo convince, le sembra qualcosa di impossibile e ha paura che potrebbe nuocere in qualche modo alla salute di Fabrizio. Tuttavia Gabriele, per tutti ‘Gelo’, grazie alla sua testardaggine, riesce a convincerla e rubarle un ’sì’.

La prima occasione si presenta a Verona, il cui tracciato è percorribile su una sedia a rotelle. Così, quella che pareva una proposta strampalata, si trasforma in realtà; una domenica, nel 2012, Fabrizio, insieme a Gabriele e un folto gruppo di amici radunato dallo stesso Rusin, si presenta sulla linea di partenza della Verona Marathon, e, al via, eccolo partire.

Fabrizio, ovviamente, non può correre, le sue gambe non glielo permettono, ma ci sono i suoi amici che con grandissimo entusiasmo e goliardia si alternano tra loro per spingere la carrozzina del loro amico fino al traguardo, regalandogli un momento davvero indimenticabile.

Si tratta di amici, parenti, sportivi, molti dei quali romagnoli, e sono i cosiddetti ‘Spingitori di Fabrizio’. Si sono costituiti in occasione della gara in Veneto e da lì non si sono più separati, anzi, hanno radunato sempre più persone, anche da fuori regione, e, oggi, quando si presenta l’opportunità partecipano sempre a qualche evento di corsa insieme al loro amico Fabrizio.

Eravamo dodici spingitori – ricorda Rusin – Fu un’esperienza unica, che ci siamo promessi di replicare assolutamente”. E, infatti, per Fabrizio, Gabriele Rusin e gli altri spingitori, quella di Verona è stata soltanto il primo appuntamento di una serie di piacevoli incontri. 

Dopo quel giorno hanno preso a parte a numerose maratone, tra cui la Rimini Marathon e non hanno più smesso di aiutare Fabrizio, accompagnandolo al parco o al lungomare, o coadiuvandolo in vicissitudini di tipo pratico. “Le persone disabili hanno bisogno, come tutti, di uscire di casa, di prendere aria, di combattere l’invisibilità – racconta l’ex cestista – L’importante è che abbiano delle ore in cui possano distrarsi. Non è importante dove li si porti, va bene qualsiasi posto, anche andare al supermercato per fare semplicemente la spesa, ma la cosa principale è che abbiamo un momento di svago, stiano insieme alla gente ed escano, almeno per un po’, dalla loro quotidianità”.

Recentemente, la comitiva è approdata anche in tv per partecipare a ‘Inviati speciali’, un programma che racconta in più puntate diverse storie di persone con disabilità per far riflettere su questa realtà e sensibilizzare gli spettatori. “E’ stata un’ennesima soddisfazione – osserva Gabriele Gelo Rusin – Siamo un semplice gruppo di amici, volontari, familiari e appassionati di atletica, ma ci stiamo allargando sempre di più. Purtroppo quest’anno non riusciremo a partecipare alla maratona di Rimini, ma prenderemo comunque parte a quella di Roma.” E, tra i progetti c’è anche quello di organizzare una sorta di crowfounding in modo da raccogliere fondi per comprare un pulmino a Fabrizio, da prestare poi anche ad altre associazioni che gravitano attorno al mondo della disabilità. “Non abbiamo mai organizzato nessuna iniziativa per chiedere soldi, siamo nati con il semplice scopo di stare insieme e divertirci insieme a Fabrizio, ma dato che avrebbe bisogno di questo veicolo ci piacerebbe potergli dare una mano”.

Insomma, una prova concreta di amicizia e solidarietà, nonché della forza dello sport. Come diceva Nelson Mandela, “Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirare. Lo sport può portare speranza dove una volta c’era solo disperazione.”

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