Cerca
Home > Cronaca > Dopo gli scandali, per un’Università (e un Paese) senza eroi

Dopo gli scandali, per un’Università (e un Paese) senza eroi

Ha fatto molto scalpore, negli ultimi giorni, la vicenda di Philip Laroma Jezzi, ricercatore dell’Università di Firenze che ha denunciato i concorsi truccati per accedere all’insegnamento, portando all’arresto di 7 docenti e alla sospensione di altri 22 in tutta Italia. Un clamore che si è poi riversato anche nell’opinione pubblica, che ha scorto in lui quel paladino della giustizia di cui il nostro Paese avrebbe tanto bisogno.

Una reazione tipica del sensazionalismo italiano, che preferisce celebrare eroi piuttosto che denunciare malfattori, nella cornice di un giornalismo che antepone l’audience della domenica pomeriggio all’inchiesta quotidiana: un Paese che si concentra più sugli “angeli” di Rigopiano che sugli abusi edilizi dell’Hotel; su Ciro che salva il fratellino dal terremoto piuttosto che sui condoni di Casamicciola ecc.

Philip ha avuto molto coraggio, è vero, ma il suo è stato un coraggio da buon cittadino, e non da eroe. Può sembrare strano a dirlo, ma ciò che ha fatto rientra più nella voce dei doveri che in quella dei diritti. Denunciare un concorso truccato dovrebbe essere un atto spontaneo in un Paese normale, ma l’Italia da questo punto di vista non lo è.

“Sventurata la terra che ha bisogno di eroi” scriveva Beltold Brecht ne La vita di Galileo: una frase illuminante, soprattutto alla luce dell’intercettazione nella quale il Professore si rivolge a Philip dicendogli: “Smettila di fare l’inglese e fai l’italiano!”, (in relazione al suo duplice passaporto).

Il paradosso più doloroso è che il problema principale dell’istruzione italiana non è un problema didattico, o almeno lo è solo in parte. Venendo a contatto con alcuni miei colleghi esteri, infatti, mi è parso chiaro come noi universitari italiani non studiamo affatto meno di loro, anzi; e i nostri corsi non sono affatto più facili dei loro, tutt’altro. Il problema, semmai, è che in Italia si studia tanto e male: le nostre ore di studio sono spesso dispersive, e fruttano molto meno rispetto all’estero. In questo senso un rinnovamento dei piani didattici sarebbe auspicabile, ma questo è un altro discorso.

Torniamo al caso suscitato da Philip. È emerso chiaramente come il problema dell’Università italiana – e dell’Italia in generale – sia innanzi tutto un problema strutturale: ciò che non funziona è la selezione della classe dirigente (in senso trasversale), l’anomalo corsus honorum che un ragazzo di talento deve sostenere per affermarsi, fondato non sulla meritocrazia ma sulla corruzione o la raccomandazione.

Oltre allo sterile clamore da talk show, però, penso (e spero) che Philip abbia provocato qualcosa di molto più profondo e duraturo all’interno degli atenei italiani, e le parole del presidente dell’ANAC Raffaele Cantone a tal proposito fanno ben sperare: a La Repubblica, infatti, ha dichiarato che da febbraio sta lavorando con la ministra Fedeli ad un progetto specifico per l’Università, per vigilare sui conflitti d’interesse derivanti dalle consulenze e aprire le commissioni a membri esterni.

Anche l’Università di Bologna e il suo Polo riminese sono usciti piuttosto acciaccati da questa storia, con ben 6 docenti indagati. Per tutti loro, eccetto il Professor Mondini, il gip fiorentino Antonio Pezzuti ha disposto l’interdizione per un anno dall’insegnamento e da ogni altro incarico accademico.

E proprio in questi giorni noi studenti dell’Alma Mater, Rimini compresa, stiamo tornando sui banchi di scuola. Devo ammettere che oggi, prima di entrare in aula, mi sono sentito un po’ in colpa. In colpa perché ho dovuto aspettare che arrivasse un supereroe per aprire gli occhi su una dinamica fin troppo chiara: nonostante io sia solo all’inizio del terzo anno e quindi non abbia avuto esperienza diretta con bandi interni all’Università, infatti, posso dire senza ipocrisia di averne avute – indirettamente – tutte le avvisaglie.

Come spesso si fa nei primi giorni di lezione, vorrei iniziare questo anno accademico con un auspicio. Quello di Philip è un precedente che ci mette con le spalle al muro: non abbiamo più alibi. Se ci capiterà un Professore del genere davanti dovremo avere il coraggio di denunciarlo, e non la viltà di farci raccomandare o di leccargli il culo.

Solo così potremo fare della nostra Università (e del nostro Paese) un luogo dove l’unica “cupola” che comanda sia quella della meritocrazia, e finalmente non avremo più bisogno di eroi e adulatori, ma solo di onesti studenti e cittadini.

Edoardo Bassetti

Ultimi Articoli

Scroll Up