In vista delle lezioni a San Marino dell’8 dicembre, alle nostre domande risponde questa volta Matteo Ciacci, fondatore e leader di Civico 10 di cui è stato il coordinatore dal 2013 al 2017. Civico 10 fa parte della lista Libera, di cui è il candidato di punta. Eletto in Consiglio Grande e Generale alle elezioni del 2016 nella coalizione Adesso.sm, è stato il capogruppo dei consiglieri di Civico 10. Da aprile a settembre 2018 è stato Capitano Reggente, il più giovane Capo di Stato al mondo. Studi in giurisprudenza, giornalista sportivo, funzionario del Movimento Civico 10. E’ nato a San Marino il 5 maggio 1990.
La coalizione Adesso.sm (composta da Sinistra Socialista Democratica, Civico 10, Repubblica Futura) ha vinto le elezioni del 2016 e ha governato per tre anni. Anni difficili a causa della crisi economica, ma anche per la mancanza di una “vision” comune fra i partner. Le opposizioni hanno svolto il loro mestiere, ma la crisi di Governo nasce da dentro la vostra Lista. Quali sono state le divergenze che hanno portato alla fine di Adesso.sm e alla crisi di Governo?
«Le tensioni più forti, con relativa perdita di fiducia fra le componenti in maggioranza e governo, sono state dopo la scelta di seguire un percorso di condivisione che ha portato all’approvazione della legge sulle risoluzioni bancarie. Era necessario avviare un percorso di trasparenza nel settore finanziario facendo chiarezza ed arginando certi “poteri forti” che da troppo tempo condizionavano abbondantemente la politica. Abbiamo chiesto un cambiamento, abbiamo alzato la voce, giocato di squadra e chiesto una cosa semplice: chi ha sbagliato deve essere prima controllato e poi deve pagare.
Queste frizioni, seppur nate da posizioni legittime, hanno portato a tensioni quotidiane che hanno generato distinzioni troppo rilevanti per essere sottovalutate e che hanno disgregato la coesione politica necessaria per attuare le riforme di cui il Paese necessita. Ad un certo punto, però, abbiamo capito che potevamo gestire le cose, governando bene, con buon senso, ascoltando tutti ma decidendo senza condizionamenti. Questa buona fede è stata compresa non solo dall’opposizione, che ha cambiato atteggiamento in maniera evidente, ma anche dal Paese che era stufo di vedere la politica litigare su tutto. Il famoso “cambio di passo” si è realizzato, crediamo, in quel momento».
Alle elezioni dell’8 dicembre Civico 10 ha aderito alla Lista Libera, composta da SSD, Civico 10, Riforme e Sviluppo, Movimento ideali Socialisti. Quali sono i punti di forza di questa nuova Lista e come pensa che si comporteranno gli elettori sammarinesi nei Vostri confronti?
«Siamo sempre stati vicini alla cittadinanza, continuando con costanza a confrontarci con loro, aggiornandoli tutti i giorni sulla nostra attività politica. Questo è ciò che abbiamo fatto e che continueremo a fare con grande forza. Se sei a contatto con la popolazione non hai timore del voto e conosci le sensazioni dei nostri cittadini. Sono molto ottimista e fiducioso».
Le prime battute di questa campagna elettorale vedono un vivace scontro politico, con scambio di reciproche accuse, fra Voi e i Vostri ex alleati di Repubblica Futura. Eppure nelle pre-indicazioni di alleanze future imposte dalla nuova legge elettorale Voi avete indicato anche RF e loro hanno indicato solo Voi. Curioso, non le sembra?
«Noi abbiamo indicato tutte le liste, perché la capacità di confrontarsi sulle cose da fare è sempre stato l’elemento che ci ha distinto, ieri come oggi.
Inoltre nasce da una consapevolezza: non si possono fare chiusure a prescindere, soprattutto così presto. Mettere veti, oggi, sarebbe sbagliato. Da irresponsabili. E poi c’è un fatto: nella seconda parte dell’ultima legislatura sono stato fra i sostenitori del tavolo istituzionale, che ha funzionato bene, con cui abbiamo cercato di arginare la prassi dello scontro. Ha funzionato. Ne è prova, per esempio, la risoluzione su banca CIS. Una risposta per mettere in sicurezza il sistema, impossibile senza un dialogo costruttivo. Serviva l’apporto di tutti: sigle politiche, categorie e non solo. Si rischiava di infilarsi nelle sabbie mobili dello scontro, siamo riusciti a invertire la tendenza. Il dialogo è nel nostro dna. Dobbiamo ripartire da qui. Come Paese, non solo come lista.
Sulla strategia di RF non intendo esprimermi, qualche atteggiamento da parte di alcuni di loro non mi è piaciuto, soprattutto gli attacchi personali e strumentali. Ma ci sta. Però noi di Libera voliamo alto e pensiamo a proporre e fare. Faccio a RF un in bocca al lupo».
Il PDCS in questo avvio di campagna elettorale è molto silente. Sembra guardare da fuori della mischia l’avvicinarsi del giorno delle elezioni. Si aspetta un buon risultato elettorale, se non la vittoria con il maggior numero dei voti. Tre anni fuori dal Governo, grazie a Voi, sono stati sufficienti per mondarla da tutte le sue colpe passate? Può essere un Vostro partner nel prossimo Governo o Voi guardate più ad un Governo di unità nazionale?
«Non credo che la cittadinanza abbia la memoria corta. Sono sempre a contatto con tante persone e le assicuro che l’analisi che vengono fatte sono diverse. Noi siamo sempre convinti che la strada di discontinuità e di emersione dei problemi sia la strada maestra per risolvere poi le difficoltà del Paese. In questo senso, le soluzioni, dovranno essere ampiamente condivise dagli interlocutori politici, sociali ed economico proprio come fatto nell’ultima parte di legislatura. Per questo lavoreremo per costruire un Governo di scopo, rappresentativo al massimo, che definisca alcune priorità e fornisca soluzioni pratiche. Riforma della Pubblica Amministrazione, pensioni, regime agevolativo per le piccole imprese e revisione della legge 166/2013, politica estera e sviluppo.
Il Paese, infatti, non può più attendere: servono persone che siano LIBERE, con le mani LIBERE e senza interessi nè scheletri negli armadi: questo è LIBERA e lo ha dimostrato. Solo così potremo mettere mano alle sfide più insidiose e lo dovremo fare tutti assieme. I contenuti sì sono fondamentali, ma le persone fanno la differenza: persone dinamiche che hanno voglia di cambiare e all’interno della nostra Lista tutte le persone hanno questo obiettivo. Non rinnego il dal dire al fare, di cose ne abbiamo fatte tante e di questo ne siamo veramente consapevoli e proprio per questo che credo che il progetto Libera sia un movimento che può ancora di più portare a compimento le tante cose che ancora sono nel cassetto».
Le opposizioni vi hanno attaccato pesantemente su banche, giustizia, ambiente, politica estera. Libera, rispetto ad Adesso.sm, modificherà alcune sue posizioni su questi temi? E soprattutto come pensate di ricucire un rapporto, diventato difficile in questi ultimi anni, con l’Italia?
«A dire il vero l’opposizione ci ha attaccato in questi anni continuando a sostenere che il Governo era l’Esecutivo che faceva capo a qualche “potere forte” del nostro territorio. Grazie ad una buona azione messa in campo nell’ultimo anno di legislatura abbiamo dimostrato coi fatti, non con le chiacchiere, che non era così. Anzi, abbiamo approvato norme che, per la prima volta nel nostro Paese, hanno fatto pagare i responsabili dei dissesti bancari e visto azioni di responsabilità agli amministratori delle banche.
Ovviamente degli errori sono stati commessi, non c’è dubbio, altrimenti non avremmo “staccato la spina” al Governo.
Per quanto riguarda il rapporto con l’Italia è indiscutibilmente prioritario e va ulteriormente rafforzato. Il governo Pd-Cinque Stelle ci apre scenari, politicamente parlando, più positivi. Con l’Italia si deve ripartire rinnovando l’accordo del ‘39 e dando attuazione concreta all’accordo di cooperazione economica del 2008. San Marino garantisce reddito a circa 7.000 lavoratori subordinati italiani, diverse centinaia di imprenditori e circa 2.000 pensionati italiani, oltre ad ospitare circa 9.000 cittadini italiani. Buona parte dei redditi sammarinesi creano ampio indotto nei territori limitrofi. Abbiamo un forte potere contrattuale che va sfruttato di più evitando però nostalgie del passato. Niente più segreto bancario o anonimato societario ma su alcuni ambiti, tassazione e settore finanziario, dobbiamo essere molto più competitivi rispetto all’Italia avvicinando così imprese e creando posti di lavoro, in un percorso reciprocamente virtuoso».
Paolo Zaghini