Sono stati condannati in quattro per la morte del riccionese Mario Botticelli, professore in pensione di 82 anni, avvenuta durante una battuta di caccia in Puglia nel 2005. La tragedia si era consumata quando l’anziano, assieme a tre amici cacciatori anch’essi di Riccione, si trovava nella campagne di Spinazzola, in provincia di Bari. Qui però il gruppetto era stato circondato da alcune guardacaccia che stavano svolgendo controlli contro il bracconaggio. Costretto a spogliarsi, intimidito e minacciato, il Botticelli era stramazzato al suolo: morto d’infarto per lo spavento.
Questi controlli a dir poco bruschi, come hanno scoperto poi i Carabinieri, erano ormai una prassi e a volte eseguiti agendo perfino incappucciati. In certe occasioni le perquisizioni erano sfociate in violenza, tanto che un cacciatore era stato preso addirittura a testate. Dopo due anni di indagine, erano finiti in manette fra gli altri un agente del Corpo forestale dello Stato, un dirigente locale del Wwf e una guardia venatoria volontaria.
Pochi giorni fa, dopo un lunghissimo processo, è arrivata la condanna del tribunale di Trani per quattro degli imputati: Raffaele Stano, sovrintendente del corpo forestale, a tre anni e tre mesi per falsità ideologica. Due anni e sei mesi anche Pasquale Salvemini, Moisè Checchia, Salvatore Mario sempre per lo stesso reato aggrato dall’essere stato connesso da pubblico ufficiale. Inoltre il giudice ha condannato Stano, Salvemini, Checchia, la Provincia di Bari e il ministero delle politiche agricole al risarcimento dei familiari di Mario Botticelli, dei suoi tre amici riccionesi e della Federcaccia (assistita dall’avvocato Paolo Righi).
Sono però nel frattempo cadute in prescrizione le accuse più pesanti, cioè “violenza privata” e “morte come conseguenza di violenza privata”.
