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BERLINI: “I PICCOLI BIANCOROSSI LI VOGLIO COSÌ

Conosco Valter Berlini da quando eravamo bambini, da quando cioè giocavamo insieme “a pallone” nell’aia della casa colonica dove abitavo, intanto che suo padre e il mio, discutevano per questa o quella bestia (o maiale che fosse), da macellare. Il padre di Valter faceva, a Coriano, il macellaio e – ogni tanto – veniva ad “approvvigionarsi” dal mio che, invece, facendo il contadino, allevava.
E così passavamo il tempo e interi pomeriggi a giocare a “scartare” a pallone.

Poi l’ho seguito – sui quotidiani sportivi – nella sua lunga e di successo carriera calcistica; Rimini, Prato, Livorno, Mantova, Padova, ecc…

Insomma una buona carriera con l’apice in squadre che militavano nel campionato di serie B senza, però, mai fare il “salto” definitivo, quello grande, della serie A. Un po’ perché si “rompeva” spesso, un po’ perché le circostanze non lo hanno permesso, come quando lo aveva richiesto il Cesena (appunto in Serie A) e con l’allora dirigenza del Rimini non fu trovato l’accordo.

Poi quando ci siamo rivisti, casualmente, qualche tempo fa, mi ha raccontato delle sue esperienze di allenatore in seconda, all’estero (al seguito di un amico) che lo hanno portato ad allenare in Scozia, in Ungheria, la nazionale U 20 del Quatar, eccetera.

Insomma un personaggio che, oltre ad aver praticato calcio “giocato” per oltre 20 anni, è rimasto nell’ambiente, allenando i giovani.

Ha sempre e solo fatto questo e quindi ha l’esperienza necessaria e conosce le dinamiche fisiche e psicologiche che permettono ad un giovane talentuoso di “maturare” e riuscire a fare il salto di qualità in un mondo – quello calcistico – tra i più selettivi in questa società.

Lo incontro al caffè Teatro, in Piazza Cavour, bevendo io il solito caffè “corto” e lui una bibita. Non c’è bisogno di sollecitarlo oltre, Valter è un fiume in piena e trasmette epidermicamente e con la parola, l’entusiasmo per l’incarico che ha assunto: responsabile del settore giovanile della nuova Rimini Calcio di Grassi.

“Non intendo più fare la scuola calcio a Rimini, non perché non siamo in grado di farlo, tecnicamente ed economicamente, piuttosto perché credo che fino ad una certa età – 13 anni – i ragazzi devono divertirsi e maturare nel loro ambiente, vicino a casa, nel loro quartiere o nel loro paese, in un ambiente a loro misura, allenati da persone con cui avremo un rapporto costante e che ci segnaleranno i ragazzi più promettenti, quelli da seguire”.

In questa maniera non si modifica il rapporto con le altre piccole società di quartiere o di paese, rispetto al passato?

“Assolutamente sì – risponde Valter – non vogliamo escludere ma includere, avere un buon rapporto con le società sportive della provincia di Rimini, con il territorio. Sino ad oggi succedeva che il Rimini Calcio aveva 40-50 ragazzi che già dai 7-8 anni vestivano la maglia della squadra cittadina. Solo una piccola parte di questi rimaneva gli anni successivi e quelli esclusi rimanevano certamente delusi… Vogliamo cambiare questo, vogliamo seguire e aiutare le piccole società in maniera che siano più tranquille – anche economicamente – . In questo modo avremo anche la possibilità avere un parco di ragazzi da valutare più ampio…”.

“Noi – continua –  li prenderemo considerazione dai 13 anni (adesso i nati nel 2003) e faremo i campionati Giovanissimi, Allievi e Juniores. Con le piccole società intendo portare aventi un rapporto di fiducia molto chiaro. Noi vogliamo collaborare e lavorare con tutte, consapevoli che non potremo vantare chissà quali diritti. Sappiamo che avremo anche dei doveri…”.

Difficile?

“Certo che è difficile ma è l’unica cosa che ti da un minimo di prospettiva, io ci credo. E’ un progetto impegnativo. Si tratta di scardinare la mentalità ed il modo di fare calcio giovanile per lungo tempo. Vogliamo far capire a queste realtà sportive e alle famiglie dei bambini che giocano al calcio, che intendiamo rispettarli e non tradire la fiducia che ci accorderanno. Il nostro progetto del settore giovanile prevede proprio che le tre squadre che costituiscono l’attività agonistica vera e propria, possano includere i ragazzi più interessanti della zona, una specie di selezione”.

Ce ne sono?

“Certo che ce ne sono. Questa deve diventare la nostra ricchezza, sia per rimpinguare la prima squadra che per eventuali cessioni di quelli più interessanti a club importanti. I giocatori non sono solamente della Rimini Calcio ma anche della piccola società da cui proviene e anche queste devono – nel caso – trarre beneficio.Non è possibile che questo territorio, tranne Protti e Brighi non abbia – negli ultimi venti anni – espresso nessun altro talento.Insomma, il settore giovanile deve essere visto come serbatoio per la prima squadra, una ricchezza a cui attingere anche per il sostentamento economico di una squadra”.

Valter, proprio perché ci conosciamo da tempo, cosa ti ha convinto del progetto Grassi?

“Intanto con Grassi ci conosciamo da tempo e lo stimo come persona e come imprenditore. Poi credo che il suo progetto si basi su due cose che ritengo importanti e vere: mettere mano allo stadio e farlo diventare il vero motore del progetto e chiedere il contributo di tutti. Solamente con la collaborazione di tutto il territorio si può portare avanti il progetto”.

Fammi un esempio…

“Quando allenavo in Scozia, lo stadio aveva bar, ristoranti, un locale da ballo e anche una “torre” di uffici. Il sostentamento non era nei biglietti – poca cosa – ma nel vivere la realtà dello Stadio, tutti i giorni”.

Ci salutiamo non senza avergli, io, augurato un grande in bocca al lupo… Ne avrà bisogno ma, credo anche, che con l’entusiasmo, le idee e la volontà che gli riconosco, nessun traguardo è precluso! Buon lavoro Valter!

Pietroneno Capitani

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