Donare è fondamentale in qualsiasi ambito, ma quando si tratta di sangue lo è ancora di più. L‘AVIS (Associazione Italiana Volontari Sangue), è sempre alla ricerca di persone che siano talmente generose da donare un po’ dei loro globuli rossi per far stare meglio o addirittura salvare la vita a un’altra persona. Quest’anno, ad esempio, secondo i dati forniti dal Programma Sangue Plasma dell’Ausl Romagna, da gennaio a maggio 2017, le donazioni di sangue sono state 22.787, 145 in meno rispetto al 2016, che erano arrivate a toccare le 22.932. Di contro, invece, è aumentato l’utilizzo del sangue, che dalle 20. 519 unità di globuli rossi concentrati nel 2016, è passato alle 20.549 di quest’anno. E così, l’AVIS provinciale di Rimini e non solo, continua, con ancora più forza e decisione, la sua campagna di sensibilizzazione e spingere a donare sempre di più. La Dott.ssa Simonetta Nucci, Coordinatore Programma Sangue e Plasma AUSL Romagna, e Direttore del Sit (Servizio Immunoematologia Trasfusionale), di Rimini, ci spiega l’importanza di donare sangue.
Dottoressa, perché è tanto importante donare il sangue?
«La donazione del sangue è fondamentale per la terapia di alcuni pazienti, a tal punto che la trasfusione di emocomponenti rientra tra i Livelli essenziali di assistenza (Lea) . La disponibilità di donatori quindi è indispensabile per garantire la terapia di patologie acute, come ad esempio le emorragie, o croniche, come le anemie, oppure i trapianti d’organo e di midollo osseo. Senza donatori non ci sono né unità donate né unità trasfuse e tanto meno pazienti trattati terapeuticamente in maniera corretta».
Ogni anno, quanto persone donano il sangue nella provincia di Rimini?
«Rimini può contare su 11.596 donatori periodici, di cui 8889, nel 2016, hanno donato 18.194 unità di sangue ed emocomponenti».
Quanti operatori conta l’AVIS provinciale di Rimini?
«La raccolta del sangue ed emocomponenti, attualmente, nella provincia di Rimini è gestita dal Servizio Trasfusionale di Rimini dell’Ospedale Infermi, che si avvale della collaborazione dell l’associazione Provinciale Avis per la raccolta nelle sedi extraospedaliere territoriali .In qualsiasi punto di raccolta – Rimini, Morciano, Cattolica, Santarcangelo, Novafeltria, Riccione e Bellaria- sono sempre presenti due medici, due infermiere e due amministrativi, per un totale, tra personale dell’AUSL della Romagna e Associativo, di 44 persone coinvolte a turno nelle attività di accettazione, visita del donatore e assistenza alla donazione. Inoltre, per l’attività di fidelizzazione, sia nelle scuole che sul territorio, e attività di convocazione e supporto al donatore, sono coinvolti circa 180 Volontari».
Non tutti possono diventare donatori, vero?
«L’aspirante donatore segue il percorso della donazione “differita”, cioè si effettua in un primo momento un piccolo prelievo di sangue per eseguire analisi secondo un protocollo stabilito e un elettrocardiogramma; in seguito, se si ottiene il nulla osta, vengono programmate la prima visita e la prima donazione. Il donatore quindi viene chiamato dall’Associazione e dona su appuntamento secondo le necessità trasfusionali locali e dalla Romagna, finalizzate anche all’autosufficienza in emocomponenti della Regione/Nazione. Qualora i parametri degli accertamenti sanitari o alcune condizioni psico-fisiche del donatore non lo consentano, la donazione non può essere effettuata secondo i requisiti che, per norma, devono essere assolutamente rispettati, per cui non sempre è possibile essere donatori ovvero eseguire la donazione».
Ma se si è ritenuti idonei, si può iniziare a donare a qualsiasi età?
«L’attività di donazione del sangue ed emocomponenti è normata da leggi dello Stato, che impongono alcuni requisiti: si può diventare donatori dalla maggiore età, 18 anni compiuti, fino a 60 anni. La donazione può essere effettuata dall’età di 18 anni fino al 65° anno di età. E’ consentito donare anche dai 65 ai 70 anni, ma con particolari verifiche e controlli dello stato di salute».
E’ accaduto che ad alcuni pazienti si sia stato dato del sangue infetto?
«Fino agli anni ’80, purtroppo, non esistevano esami specifici per l’epatite C e il virus HIV, pertanto alcuni pazienti sono stati trasfusi con sangue infetto. Attualmente i criteri di selezione del donatore adottati e i test specifici che vengono eseguiti su tutte le unità donate, hanno drasticamente ridotto questo rischio. I dati forniti dallo studio SEIEVA del Ministero della Salute stanno a documentare come le malattie citate siano in pratica non più trasmesse per via trasfusionale. Il Centro Nazionale Sangue ha stimato che a fronte di più di 3 milioni di emocomponenti trasfusi ogni anno, circa 8.349 al giorno, da oltre 10 anni in Italia non sono state segnalate infezioni post-trasfusionali da HIV, virus dell’epatite B e virus dell’epatite C».
Quali sono i gruppi sanguigni più richiesti?
«I gruppi sanguigni richiesti per i pazienti rispecchiano la frequenza con la quale sono rappresentati nella popolazione di riferimento. In Italia, circa l’80% della popolazione è di gruppo A e 0 , il 20% è rappresentato dai gruppi B e AB. Giocoforza i gruppi che servono di più sono 0 e A con i relativi fenotipi Rh, positivi e negativi. Si tenga presente che si cerca di trasfonde sempre omogruppo, salvo casi patologici particolari in cui il gruppo 0 è d’obbligo. Ma tutti i gruppi e i relativi donatori hanno pari importanza e dignità trasfusionale!».
Ci sarà mai abbastanza sangue per tutti?
«L’autosufficienza di sangue ed emocomponenti è l’obiettivo del Sistema Sangue Nazionale. Gli sforzi congiunti del Centro Nazionale Sangue, dei Centri Regionali Sangue, dei Servizi Trasfusionali da una parte e l’impegno delle Associazioni e Federazioni dei Donatori di sangue, come Avis, Fidas, Fratres, CRI, dall’altra, hanno dato vita ad un Sistema Sangue che cerca quotidianamente di raggiungere l’obiettivo citato. Nella realtà della Romagna e quindi anche di Rimini, la condivisione tra AUSL e Associazioni di volontariato delle necessità trasfusionali dei pazienti e dell’intero percorso donazionale, ha consentito di organizzare la raccolta del sangue ed emocomponenti in modo da garantire l’autosufficienza, grazie anche all’implementazione della donazione programmata e su appuntamento. In considerazione però del fatto che l’età media della popolazione si sta innalzando e che i criteri di selezione del donatore sono per legge sempre più restrittivi, appare giustificata la preoccupazione che la risorsa sangue possa ridursi, nonostante l’opera costante della verifica dell’appropriatezza della terapia trasfusionale da parte dei Trasfusionisti. Un ruolo fondamentale rivestono quindi le Associazioni di Volontariato per sensibilizzare sempre più persone nella cultura del dono».
Nicola Luccarelli