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ANPI a Riccione critica armi all’Ucraina, monsignor Zuppi: “Pace possibile, parlare con tutti”

“Dobbiamo lottare contro ogni violenza, stare sempre dalla parte dei poveri ed essere capaci di parlare con tutti”. È il messaggio che lancia dal palco del 17esimo Congresso nazionale dell’Anpi, in corso a Riccione, il vescovo di Bologna Matteo Zuppi. Occorre essere, precisa, “sentinelle del domani per i nostri ragazzi”. Come sottolineato da papa Francesco, serve “un esercito che non ha altri armi se non la solidarietà, la speranza e il senso di comunità che rifioriscono in questi giorni”. Mentre per il teologo antifascista David Maria Turoldo, la Resistenza “non si è mai conclusa perché la libertà non è definitiva e deve essere difesa e ricostruita giorno per giorno”. Per cui, sottolinea, “dobbiamo lottare contro ogni violenza, stare sempre dalla parte dei poveri ed essere capaci di parlare con tutti”. La richiesta che lancia Zuppi è di “sfuggire dalle scorciatoie di tanti massimalismi per avere un impegno forte, senza incertezze, attenti alla persona ma anche ai diritti della comunità, di capire ed entrare nella complessità dei problemi senza mai perdere la chiarezza della scelta”. Perchè, conclude, “solo così si difendono i valori della libertà con onestà e serietà contro le disuguaglianze, che tanta violenza produce, contro l’ingiustizia, l’ipocrisia dei diritti pronunciati e non applicati”.

“Dobbiamo fare di tutto perchè c’è un diritto alla difesa e c’è un diritto a essere sostenuti in una via di dialogo che è l’unica che può permettere di mettere fine al conflitto”, ha proseguito l’arcivescovo a margine del convegno, sottolineando che per la guerra in Ucraina “bisogna fare di tutto, in tutti i modi, anche i più dolorosi, anche per chi poi prende delle sanzioni, per cercare la via del dialogo perchè è quella che risparmia le vite delle persone”. Anche perchè “la guerra finisce sempre a un tavolo con una risoluzione pacifica”. Insomma, conclude, “la pace è sempre possibile ed è sempre da cercare e difendere. Credo che bisogna credere profondamente che la pace è possibile. Come sembrava impossibile la guerra, a volte sembra impossibile la pace, ma dobbiamo credere che sia possibile”.

Il congresso è stato aperto con un videomessaggio di Patrick Zaki. In Ucraina oggi come in Palestina ogni giorno, “dopo un po’ in ogni guerra diventa normale sentire parlare del numero di vittime e di ciò che chiamano ‘danno collaterale'”, ha detto lo studente egiziano. “Purtroppo – ha sottolineato – non avevo avuto modo di approfondire il lavoro dell’Anpi prima di andare in prigione, ma la quantità di solidarietà e sostegno che ho ricevuto da voi è stata talmente grande da farmi sentire come se fossi uno di voi”. Quindi, ha proseguito, “sono rimasto sorpreso dalla quantità di sforzi che generazioni di brave persone hanno fatto per rendere questo mondo un posto più sicuro e pacifico”. Raccogliere dati e raccontare storie, aggiunge, è importante, “se nessuno conoscesse la mia storia, probabilmente sarei ancora in prigione, non avrei riconquistato nessuna parte della mia libertà se non fosse stato per ogni persona che ha deciso di essere la mia voce”. Zaki ha ricordato “le migliaia di prigionieri per reati di opinione in tutto il mondo che stanno perdendo la loro vita in prigione perché hanno detto la loro verità”, chiedendo di ricordarsi di loro e continuare a “essere la loro voce, come voi siete stati la mia quando ero nei loro panni. Sono grato a tutti quelli che sono qui oggi, per aver dedicato un po’ del loro tempo a lavorare per ciò in cui credono”.

Da parte sua nel suo intervento il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha dichiarato: “Se Putin ha raggiunto un obiettivo, è stato rinsaldare lo spirito europeista e mi auguro che lo spirito democratico che era venuto meno si irrobustisca” sottolineando che “dobbiamo tornare a rinsaldare quei valori costituzionali che ci ha regalato la resistenza”. Per cui, prosegue, “tutti dobbiamo darci da fare per fermare la guerra”. L’Emilia-Romagna, prosegue, è la regione che “pagò il prezzo più alto alla lotta di liberazione e resistenza al nazifascismo. Se è stato possibile vivere in pace, godere appieno di libertà, democrazia, giustizia sociale è stato anche perchè ci fu chi non si chiuse in casa, ma combattè la follia e l’orrore nazifascista”. Oggi, prosegue, “abbiamo bisogno che risuonino le parole di pace, che si fermino le bombe. Dopo di che mi pare che il giudizio sia abbastanza netto”, sottolinea Bonaccini: “Guai a equiparare chi invade e bombarda un Paese sovrano e democratico con chi da Paese sovrano e democratico è invaso e bombardato. Se abbiamo dubbi su questo è un bel problema”. La regione sta accogliendo “un quarto del totale dei rifugiati dell’Ucraina” e, non ha dubbi, “continueremo a fare la nostra parte, tutto il possibile perchè l’Emilia-Romagna ha sempre dimostrato un cuore grande che è quello di tendere la mano a chi fugge non solo dall’Ucraina ma da qualsiasi luogo di disperazione del mondo”. Insomma, conclude, “il dovere della memoria è molto importante, il dovere di recuperare una memoria collettiva è indispensabile”.

Il presidente della Camera Roberto Fico ha inviato un messaggio dove dichiara: “Il terribile attacco sferrato dalla Federazione russa contro l’Ucraina, in violazione del diritto internazionale, rende necessario ribadire anche sul piano globale le ragioni della solidarietà, della pace e della giustizia contro ogni violenza e prevaricazione”.  Il congresso dell’Anpi  a Riccione  mette in luce che “il dovere della memoria deve costituire un punto qualificante dell’impegno non solo delle istituzioni ma anche di tutti i cittadini, che devono sentirsi sempre in prima linea nella difesa del patrimonio dei valori democratici respingendo ogni possibile nuova forma di estremismo, odio, violenza e prevaricazione, di qualsiasi matrice”. Ricordare coloro che hanno combattuto, prosegue, “per garantirci un orizzonte di libertà, di eguaglianza e di democrazia, significa far comprendere l’alto prezzo pagato per affermare questi valori. Significa rendere tutti consapevoli che i nostri diritti e le nostre libertà non devono mai essere dati per scontati. Non sono acquisiti per sempre e vanno difesi ogni giorno”. E ciò, conclude, è “tanto più importante a fronte delle sfide che le democrazie devono affrontare nel momento storico che stiamo attraversando”. 

Nel suo saluto a nome dell’amministrazione comunale di Riccione, l’assessore al bilancio Luigi Santi ha detto: “La libertà e la democrazia sono due beni intangibili, invece oggi sono messi in discussione da un’invasione brutale”. Quindi “il sostegno deve essere totale, anche attraverso l’accoglienza”. Occorre “dire no – conclude – a tutte le ideologie totalitarie”. Dello stesso avviso, il presidente dell’Anpi di Riccione Danilo Trappoli, che esprime “una condanna ferma dell’uso delle armi e dell’invasione”. È anche necessaria, aggiunge, “un’analisi di come si è arrivati a questo”.

“La domanda da porsi, nell’ambito di un piano di aiuti da inviare agli ucraini, è quale sia la linea rossa da non superare”. E “l’invio di armamenti è sicuramente nei pressi della linea rossa, perché le sanzioni parlano il linguaggio dell’economia, ma le armi parlano solo il linguaggio della guerra”. Nella sua relazione per il 17esimo Congresso nazionale, il presidente Anpi Gianfranco Pagliarulo critica “l’invio di armi da parte di Paesi non belligeranti a un Paese belligerante” perchè “si può interpretare da parte dello Stato invasore come un atto di cobelligeranza e comunque alza ulteriormente il livello della tensione internazionale”. Si tratta dunque, ribadisce, di “una scelta che abbiamo giudicato pericolosa, anche perché può innescare lo spaventoso domino dell’estensione della guerra e mettere in discussione la nostra sicurezza nazionale”. Certo, precisa, “non è in discussione la condanna irreversibile dell’invasione russa e la piena e concreta solidarietà col popolo ucraino e il suo diritto alla resistenza”. Bensì è “in discussione l’azione che deriva da queste convinzioni e persino come ne discutiamo”. Non si tratta solo delle “miserie della guerra”, anche della “guerra delle miserie” con “una sconcertante informazione” e “il pericolo di una militarizzazione del dibattito pubblico; basti considerare su alcuni dei più importanti quotidiani italiani il misto di fake news e aggressioni verbali a chiunque si permetta di contraddire il loro verbo”.

Come ribadisce Pagliarulo, la condanna dell’invasione è “irrevocabile. Ma dobbiamo cercare di capire le cause e il contesto che hanno prodotto la situazione attuale”. L’Unione europea, propone, deve aprire “un’altra strada” con due iniziative: “Una trattativa seria e una proposta nuova di prospettiva. L’alternativa è solo la guerra”. La politica, precisa, deve essere “alta capacità di soluzione dei problemi. Tornare alla politica vuol dire cogliere ogni occasione per spegnere l’incendio che, nelle sue proporzioni maggiori, vedrebbe l’Ucraina come campo di battaglia di un conflitto di dimensioni internazionali”. Così, più nel dettaglio, l’Anpi propone che “l’Ue si faccia portatrice di una proposta che aggiorni e ribadisca i dieci principi fondamentali degli accordi di Helsinki del 1975; stabilisca un’ampia zona smilitarizzata e denuclearizzata lungo tutta la fascia di confine fra la Russia e gli altri Paesi; avvii un processo di diminuzione controllata di tutti gli armamenti nucleari in Europa e nel mondo”.

Pagliarulo si sofferma anche sulla pandemia, osservando  che alla sua diffusione “ha corrisposto una espansione smisurata delle diseguaglianze sociali, già profondamente aumentate negli ultimi vent’anni”.Il mondo si è diviso persino sui vaccini: i vaccini occidentali, russi, cinesi, cubani”. Così è “fallito l’obiettivo di una comunione mondiale della ricerca e della distribuzione” e infatti “l’appello dell’India e del Sud Africa, al fine di una sospensione dei brevetti tale da consentire in loco la produzione dei vaccini, non è stato accolto anche grazie al rifiuto dell’Unione europea, con la conseguenza che una parte del mondo, la più povera, è ancora priva della copertura vaccinale”. Non solo, aggiunge, si è assistito al “nascere e allo svilupparsi di un movimento composito, prima no covid, poi no-vax, poi no-greenpass”, che “contiene un coacervo di idee e di emozioni, dove coesistono critiche al contrasto alla pandemia, spesso non condivisibili ma legittime”. E “in questo magma si è inserita con successo in alcune circostanze l’eversione nera, il cui punto più alto è stato rappresentato dall’assalto alla sede nazionale della Cgil”. Insomma, tira le somme, “la pandemia ha messo a nudo il re, e cioè le incoerenze e le criticità del Titolo V della Costituzione, l’indebolimento della Sanità pubblica a vantaggio della Sanità privata avvenuto negli scorsi decenni, l’impoverimento della rete dei medici di base”.

Dopo di che, il Pnrr “non rappresenta quell’inversione di tendenza che tutti auspicavamo”, ha detto il presidente dell’Anpi. La condizione per salvare l’Italia era “la fuoriuscita, dosata, graduale, ma sempre fuoriuscita, da un impianto economico e sociale che si era dimostrato per molti aspetti fallimentare e che aveva fra l’altro il suo paradigma nel parziale svuotamento del sistema sanitario pubblico”. Inoltre, conclude, “è mancato in occasione del Pnrr quel grande dibattito civile, quell’insieme di informazione e partecipazione, che avrebbe dovuto accompagnare il più grande stanziamento di fondi per la rinascita del Paese dopo il piano Marshall”.

(Agenzia DIRE)

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