Anfitrione, il capolavoro di Plauto che da oltre duemila anni diverte le platee di tutto il mondo, sarà messo in scena sabato 21 aprile, al Teatro Massari di San Giovanni in Marignano dalla compagnia Teatro Europeo Plautino guidata dal regista Cristiano Roccamo. Attore, insegnante di drammaturgia, ma soprattutto regista teatrale di grande talento, che attualmente sta ricoprendo anche il ruolo di direttore artistico proprio del Teatro Massari di San Giovanni in Marignano e del Plautus Festival di Sarsina. Inoltre, in questi anni, Roccamo ha diretto Vanessa Incontrada, Corrado Tedeschi, Vanessa Gravina, Ettore Bassi e molti altri attori noti del panorama teatrale italiano, dopo aver insegnato Teatro Classico e Commedia dell’Arte in diverse Università e Scuole Teatrali Italiane ed estere. Insomma, un artista a tutto tondo che, oltre a spiegarci il suo spettacolo e la sua passione per il grande commediografo romano, ci racconta anche il suo sconfinato amore per il teatro e la regia.
Da quanto veste i panni del regista e perché ha scelto proprio questo ruolo?
«Di fatto da quando ho cominciato a fare teatro. Avendo in primis una formazione di Commedia dell’Arte, sin da subito ci hanno insegnato la recitazione, il movimento, la scherma, l’uso della maschera e della voce ed infine a saper costruire dei ‘canovacci’ originali da proporre e dirigere».
Che cosa vuol dire, per lei, fare il regista?
«Vuol dire creare situazioni riconoscibili per il pubblico, nel senso che lo spettatore deve riconoscersi nei personaggi e nelle situazioni sceniche per far sì che, alla fine, ci sia quell’effetto catartico che contraddistingue il teatro da qualsiasi altra Arte. Vivere il senso effimero del teatro».
Ha mai pensato di mettersi dietro una macchina da presa?
«Non sono mai stato dietro una macchina da presa, ma sarebbe divertente. Il cinema ti permette di dare ancor più sfogo all’immaginario e alla creatività. Ci sono gli effetti speciali».
Secondo lei, è meglio il teatro o il cinema?
«È meglio crescere con il teatro per saper apprezzare ancor di più il cinema. Soprattutto crescere con il teatro classico».
Perché ha scelto di mettere in scena proprio l’Anfitrione?
«Perché mi occupo di mettere in scena Plauto. Avendo già diretto diverse commedie era ora che mi cimentassi con l’unica tragicommedia di Plauto».
Che cosa si dovrà aspettare il pubblico del Massari?
«Una serata divertente. Un grande classico ancora attuale che è alla radice di tutto il teatro comico occidentale. Un’opera immortale che è entrata nel quotidiano grazie alle dinamiche sceniche che affrontano il temo del doppio, dell’equivoco, del malinteso, dove però non c’è morale come in tutti gli spettacoli di Plauto. Un teatro popolare nell’accezione positiva del termine. Tutto questo è la bellezza del gioco teatrale».
Nicola Luccarelli