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Oggi al Fulgor l’ultimo regalo di Faber con uno strepitoso Marinelli

Ieri, martedì 23 febbraio, è uscito nelle sale cinematografiche italiane Fabrizio De André. Principe Libero, biopic del cantautore genovese scomparso ormai da quasi vent’anni (1999). Il film-evento, che nasce dall’unione dei due episodi televisivi che prossimamente vedremo trasmessi in RAI, verrà proiettato per l’ultima volta oggi, mercoledì 24 febbraio, anche al Fulgor (alle 16:00 e alle 21:00).

Non è sul film che vorrei soffermarmi, che nonostante i suoi 300 minuti (ma non avrebbero potuto ideare una versione ridotta, per il cinema?!) sono riuscito a seguire con piacere – a differenza di qualche spettatore che ronfiava accanto a me. Vorrei invece porre l’attenzione sull’attore che è stato scelto per interpretare Faber, ovvero quello che è stato, forse, l’artista inimitabile per definizione. Sto parlando, come già saprete, di Luca Marinelli.

L’attore romano, sebbene fosse noto già dal 2010 per la sua prova da protagonista in La solitudine dei numeri primi, è conosciuto dal grande pubblico soprattutto per il personaggio de ‘Lo Zingaro’ in Lo chiamavano Jeeg Robot (2016). Precedentemente, infatti, aveva già collaborato, fra gli altri, con registi del calibro Paolo Virzì, interpretando il protagonista Guido in Tutti i santi giorni (2012), e di Paolo Sorrentino, nel film Premio Oscar La grande bellezza (2013), interpretando l’inquietante personaggio di Andrea, il figlio pazzo di una signora dell’alta borghesia romana, che seppur compaia in poche scene lascia profondamente il segno.

Ma è stato proprio in Lo chiamavano Jeeg Robot – un film molto coraggioso per il cinema italiano, che speriamo abbia un sequel – che ha dimostrato di poter dare vita a personaggi destinati a restare nel tempo. Perché è proprio questo che farà, il De André di Luca Marinelli: rimarrà a lungo nel tempo. E penso che, difficilmente, a qualche altro attore verrà in mente di cimentarsi in un simile ruolo, dopo questa impressionante interpretazione.

Un’interpretazione talmente notevole che proprio Dori Ghezzi, ultima compagna di De André, ha benedetto con il più bel complimento che ci possa essere: la cantante lombarda, infatti, ha dichiarato con estrema sincerità che Luca Marinelli (e solo lui, probabilmente, ci sarebbe potuto riuscire) “le ha reso facile (e facile, di certo, non era) rivedere sullo schermo l’uomo che ha tanto amato”: rivivere sulla propria pelle quelle emozioni così forti senza fermarsi al dolore, ma anzi, proprio grazie al talento dell’attore, donando a quegli istanti una nuova vita.

E, sempre riprendendo le parole di Dori Ghezzi, anche a mio modesto parere l’attore romano è stato davvero “superlativo”, a tal punto da poter affermare che sin da questo momento è, forse, “il miglior attore italiano in assoluto”.

Due sono allora i motivi per cui tutti noi dovremmo andare a vedere Fabrizio De André. Principe Libero: per rendere omaggio a uno dei massimi poeti del Novecento, che con il passare degli anni, e il maturare della critica, avrebbe tranquillamente potuto ricevere il Nobel, come ha fatto nel 2016 un altro grande cantautore come Bob Dylan; e per vedere (meravigliosa visione) l’interpretazione di Luca Marinelli: una nuova stella che nasce, ed è pronta a brillare nel firmamento del cinema italiano.

Edoardo Bassetti

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