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Università senza tasse, regalo ai ricchi

Siamo in periodo elettorale e si sentono e leggono molte argomentazione su scuola e università.
Sull’università in particolare vi e’ stata la proposta di “Liberi e Eguali” tramite il  Coordinatore Pietro Grasso circa l’abolizione completa delle tasse universitarie.

E’ questo un argomento non nuovo che nasce dal profondo della storia studentesca, possiamo dire dal lontano ’68, con l’obiettivo di rendere l’accesso universitario libero a tutti, abbattendo le barriere rappresentate dalle tasse universitarie e facendo sì che la cultura e l’apprendimento possano diventare un patrimonio comune, in particolare delle classi meno abbienti.

Lo diceva già Don Milani nel suo Lettere a una professoressa:  la cultura e l’apprendimento sono le vere armi per le classi meno privilegiate per una loro rivalsa sociale.

Gli abbiamo vissuti tutti quei momenti storici, almeno la mia generazione, subendone gli entusiasmi ma anche le disillusioni.

Ma se questo è vero sul piano teorico e siamo tutti concordi su questi obiettivi nella vita pratica i problemi sono più complessi.

Siamo stati in molti universitari, abbiamo avuto figli all’università e possiamo sicuramente affermare che le tasse universitarie sono una spesa molto parziale per uno studente e la sua famiglia.

A queste deve essere aggiunto il costo dei testi di studio ( particolarmente alto in università); se si è “fuori sede” il costo dei trasferimenti, dell’affitto della camera in cui si alloggia, del vitto e altro ancora.

Non va poi dimenticata la necessità e opportunità (con i costi) di svolgere stage durante gli studi (ad esempio Erasmus), e dopo gli studi universitari corsi di perfezionamento anche collegati al lavoro; la necessità oggi di conoscere almeno una lingua straniera (inglese) e quindi la necessità di vivere per qualche mese all’estero, i Master, le specialità per molte Facoltà dopo la Laurea.

Insomma, se proprio vuoi diventare preparato e in tempi rapidi e ragionevoli, se provieni da classi sociali più abbienti, oltre alle tasse ne hai parecchi di vantaggi.. sempre se hai voglia di fare bene.

Per approfondire l’argomento sono andato per curiosità a vedere su Internet come funziona l’Università di Bologna, dove molti di noi hanno studiato.

A parte il numero chiuso delle iscrizioni in molte facoltà, cosa che non ho scandagliato, ho visionato il problema delle tasse universitarie.

Per Giurisprudenza sono all’anno 1.462 euro; Medicina, 1.692; Infermiere, 2499; Odontoiatria, 4.113 (!); Lettere, 1.370.

Ma fino a 23 mila euro di reddito Isee si è esenti dal pagamento delle tasse con quote decrescenti fino a 51 mila euro (sempre Isee), cifra di reddito per la quale vi è uno sconto del 10% per le tasse annuali. Dopo questo valore si paga totalmente.

Ma vi sono, sempre in relazione al reddito e al rendimento scolastico, anche Borse di Studio da 5.200 anno, prestiti fiduciari per 23 mila euro anno, assegni formativi da 2 mila-4 mila euro anno, assegni per mobilità internazionale, aiuti per l’alloggio e altro.

Altre Università, magari con cifre diverse, offrono generalmente le stesse modalità.

E dunque. Da quanto mi è dato conoscere, vi sono stati quest’anno tremila studenti che sono rimasti senza borsa di studio per carenza di fondi. A tutti gli altri è stato diminuito l’assegno e sono state fatte delle mini-borse di studio da duemila euro l’anno al posto di quelle sopra citate.

Se poi guardiamo le specializzazioni, sappiamo della protesta dei Laureati in Medicina per la diminuzione del numero dei posti alle Scuole di Specialità (dove agli iscritti viene garantito un mini stipendio).

Allora cari amici e compagni di Liberi e Uguali, mi sembra di poter concludere che ha ragione il Segretario del PD quando dice che eliminare così in modo trasversale il pagamento delle tasse universitarie, per tutti, sia una misura inefficace se si vuole un vero riequilibrio sociale. Peggio, la misura favorirebbe le classi sociali già favorite.

Meglio allora ragionare su misure più articolate. Finanziare le borse di studio, i prestiti fiduciari, le borse per la mobilità internazionale e gli stage all’estero, la conoscenza delle lingue .

Qui sì occorre aumentare le risorse, lasciando invece la tassazione così come è già oggi, che tengono conto delle fasce di reddito  e per gradi favoriscono quelle più basse; semmai si può agire sul “quanto”, alzando i limiti per gli accessi o la percentuale di riduzione.

Su questi argomenti, compatibilmente con le risorse, si può ragionare assieme: non vedo motivi di divisione o proclami roboanti.

Alberto Ravaioli

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