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Caro Chicchi, i lampadari del Fulgor meglio scelti dal consiglio comunale?

Sono uno dei tanti che nella nostra città leggono sempre con piacere ciò che scrive Giuseppe Chicchi, sia i libri sia gli articoli che, con frequenza quasi settimanale ultimamente, pubblica su Chiamamicitta.it. Il corsivista principe della suddetta testata, Nando Piccari, con felicissima espressione lo ha di recente definito “raffinato palleggiatore del pensiero”.

Naturalmente non sempre condivido tutto ciò che Chicchi scrive e la cosa è ovviamente del tutto naturale, così come è normale che di norma non renda pubblico il motivo del possibile dissenso, essendo io più lettore che scrittore. Dopo aver letto il pezzo “Un po’ di Fulgor fuori dal coro” mi è però venuto voglia di fare un breve commento.

Eccolo: a un certo punto, dopo aver espresso una valutazione critica sulla scenografia interna del Fulgor, Chicchi pone due domande: è lecito criticare l’opera di uno come Dante Ferretti, strepitoso scenografo del cinema internazionale? Ed è lecito chiedersi quale ruolo abbia svolto il committente (cioè il Comune, n.d.r.)?

Alla prima domanda risponderei che è assolutamente lecito criticare l’opera di chiunque, anche di un grandissimo come Dante Ferretti.

Rispetto alla seconda, risponderei preliminarmente con un’altra domanda: cosa avrebbe dovuto fare il Comune per “non subire forse passivamente l’irruzione decontestualizzata del progettista, rinunciando al proprio autonomo giudizio”?

Avrebbe forse dovuto prevedere un esame in Commissione e poi la discussione in Consiglio Comunale? Ora, con tutto il rispetto che al Consiglio medesimo è dovuto, è lecito avere qualche dubbio sul fatto che non sia quella la sede più adatta per discutere e decidere sui colori delle pareti, sugli affreschi, sui lampadari, sul colore e intensità delle luci, sulla inclinazione delle poltrone, sulla moquette, ecc. ecc.

Si potrebbe fare molta ironia in proposito, così come la si potrebbe fare sui soloni che “fanno le bucce” al progetto del Ponte di Tiberio. Ma sarebbe troppo facile, esattamente come è troppo facile cercare sempre l’occasione per il gusto della polemica.

Io non conosco esattamente la procedura che ha seguito il Comune, ma avendo scelto “uno strepitoso coreografo del cinema italiano”, premio Oscar e collaboratore di Fellini, affidandosi alla sua arte per l’arredamento del Cinema Fulgor, ha fatto bene, anzi benissimo e il risultato è eccellente.

Anche se non piace a tutti, come è sempre inevitabilmente capitato in questi casi; a cominciare dalla contestazione, che Chicchi ricorderà bene, al Progetto Natalini relativo alla ristrutturazione del Teatro Galli.

Walter Moretti

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