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Marina Gambetti, una vita da medico in prima linea

Marina Gambetti, primario (direttore) del pronto soccorso di Riccione, dal 31 maggio ha lasciato l’incarico per aver raggiunto le condizioni per il pensionamento.

Dott.ssa Gambetti da quanti anni lavora al Pronto soccorso di Riccione?

«Dal 1981 la mia attività si è sempre svolta presso l’Unità Operativa di Pronto Soccorso – Medicina d’Urgenza dell’Ospedale di Riccione. E’ stata, per me, una esperienza di vita prima ancora che professionale».

Nella sua lunga carriera al pronto soccorso le saranno capitati anche vip in soggiorno a Riccione. Ne ricorda qualcuno in particolare?

«Diversi personaggi importanti sono passati dal pronto soccorso di Riccione. Ovviamente non faccio nomi vale il segreto professionale».

Qualche curiosità?

«Appena arrivata, nel 1981, riceviamo una telefonata dai carabinieri che ci comunicano di tenerci pronti per un pullman di turisti che si era infilato sotto un treno. Si tenga presente che allora non c’era il 118 con la centrale unica operativa ed anche le possibilità di smistamento erano limitate. Per fortuna poi l’allarme si è rilevato falso. Molto più semplicemente un pullman si era incastrato sotto un sottopasso ferroviario».

Dott.ssa Gambetti com’è cambiata la sanità in questi anni?

«Moltissimo. Da una medicina, che definisco clinica, in cui il medico era il perno centrale e completava la diagnosi visitando il paziente, mettendogli la mano sulla pancia, siamo passati a una medicina tecnologicamente avanzata con terapie assolutamente impensabili decenni fa (Tac, Risonanza ecc…). Le faccio un esempio. Quando ho iniziato la mia attività presso a Riccione per un esame del sangue dovevi attendere un giorno per avere i risultati, oggi in 30 minuti hai tutto».

Quindi possiamo parlare di una evoluzione positiva?

«Certamente sì. Lo dimostrano le statistiche. Oggi vedere un 90enne in salute non stupisce più. Oggi però si rischia di essere di fronte ad una sanità altamente specializzata, ma meno umana. Questo non vuol dire che si è “peggiori”. Io ho cercato di mantenere anche rapporti umani e diretti con il paziente. Ma non sempre credo di esserci riuscita, anche per la mole di lavoro in certe occasioni».

Dott.ssa Gambetti, funziona il dipartimento delle emergenze nella nostra provincia e a Riccione?

«Sì funziona. Siamo stati riferimento per l’organizzazione su base regionale. D’altra parte la sanità in tutta la Regione funziona bene. E’ un esempio a livello nazionale e non solo».

Lei è di Rimini ma da quando si è trasferita a Riccione è diventata una grande sostenitrice non solo dell’ospedale Ceccarini ma soprattutto del suo potenziamento. Ritiene di avere fatto una scelta giusta?

«Assolutamente sì. Riccione è una realtà di eccellenza nel servizio alle persone  e in stretta relazione con il turismo. Sarebbe stata una grande contraddizione pensare di essere una realtà di caratura internazionale per il divertimento, lo sport, il tempo libero ed essere del tutto inadeguati per i servizi sanitari. Soprattutto quelli di primo soccorso e di emergenza. Ciò che si fa fatica a capire, nel nostro Paese, che la sanità è una funzione che va programmata in base alle esigenze dei nostri concittadini e non in una astratta pianificazione sanitaria. Riccione d’estate e anche durante tutto l’anno, ospita milioni di presenze turistiche. Pensare solo ai residenti sarebbe stato un grave errore. Debbo anche dire che questa “filosofia” è stata ampiamente sostenuta e per molti aspetti aiutata ed incentivata dalla direzione generale dell’Asl ad iniziare dal dott. Marcello Tonini (direttore generale Asl Rimini ed oggi Asl Romagna, ndr)».

Dopo tanti anni di esperienza ha qualche consiglio a chi si affaccia alla professione medica?

«Rispettate sempre i principi etico-morali della professione. Il nostro obiettivo principale è l’interesse dei pazienti. Se questo è chiaro non sbagliamo mai. Talvolta per raggiungere questo obiettivo è anche necessario andare contro anche a ciò “consiglia” il paziente stesso».

Ha qualche sassolino da togliersi?

«Direi proprio di no. Nella mia esperienza professionale ho sempre trovato persone collaborative e professionali. Ed ho trovato anche grande sostegno nella mia famiglia».

Invece ricorda periodi particolarmente impegnativi sia sul piano professionale che emotivo?

«Certo. Fine anni ’80, inizia anni ’90. Le stragi del sabato sera, lo sballo nelle discoteche. In quegli anni gli incidenti stradali erano la prima causa di morte nelle classi di età comprese tra i 15 e i 30 anni. Ma le statistiche sono aridi numeri. Io, purtroppo, ho visto arrivare al pronto soccorso giovani senza vita o in fin di vita. E poi il dramma delle famiglie, gli strazi dei genitori. Esperienza che ti segnano anche nella tua vita di genitore».

Dottoressa, nessuna ce la vede come pensionata. Lei unisce la passione per il suo lavoro anche con un’altra passione, quella della cosa pubblica, degli interessi collettivi. Oggi lei è candidata per la lista del Pd. Il suo futuro lo vede in politica?

«Assolutamente no. Ho accettato la richiesta del Pd di Riccione e di Sabrina Vescovi di candidarmi a consigliere comunale per spirito di servizio e soprattutto convinta che Sabrina Vescovi ha le caratteristiche personale e politiche per interpretare al meglio il ruolo di sindaco. Unisce esperienza e capacità di leggere il cambiamento. Interpreta al meglio la società di Riccione. Se sarò eletta potrò mettere a disposizione la mia esperienza per impedire passi indietro sulla sanità riccionese. Era importante nel passato. Ma lo è ancora di più oggi con la creazione dell’Asl unica della Romagna».

Stefano Cicchetti

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