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Lo Squero e dintorni, la sconfitta della politica

In questi giorni chi passa dalle parti del porto canale di Rimini vede dei lavori al ristorante Lo Squero. Purtroppo non sono lavori di riqualificazione dell’azienda, ma di demolizione di buona parte della struttura perché abusiva. E’ l’ultima di una serie. Solo per rimanere nella zona del porto o del “triangolone”, come viene chiamato, ha chiuso il Barge, si è ridimensionato il bar del pattinaggio, chiuso il ristorante dei Marinai, smontato il tendone dei libri, chiuso ora Lo Squero.

Poco più lontano ha chiuso anche la Iole, ma la storia è diversa. C’era un permesso di costruire che avrebbe consentito di sanare ed ampliare il locale ma, per ragioni tutte in capo al concessionario, lo si è lasciato scadere senza realizzare nulla.

Ma torniamo alla zona del triangolone, perché la sconfitta della politica è rappresentata da quelle attività che per problemi edilizi sono costrette a chiudere oppure a ridimensionarsi oppure non possono riqualificare. Non credo per altro che sia finita con Lo Squero.

I provvedimenti di demolizione giungono al termine di un iter amministrativo iniziato oltre 10 anni fa e che ha visto vari gradi di giudizio amministrativo sino alla sentenza definitiva del Consiglio di Stato. Il tutto nasce dal parere negativo della Soprintendenza di Ravenna alla richiesta di condono che il Comune di Rimini aveva inoltrato.

Il parere delle Soprintendenza è decisivo trattandosi di area soggetta a vincolo ambientale. Anche in questo caso, è inutile disquisire se erano corretti quei dinieghi. Senza le Soprintendenze in Italia si sarebbero fatti danni ambientali ed al patrimonio storico ben maggiori di quelli che vediamo. Vale la pena di ricordare che gli abusi non cadono in prescrizione, e pertanto non conta nulla quanto tempo fa  sono stati c0ommessi. La veranda al ristorante dei Marinai è stata realizzata forse 50 anni fa. Ma è abusiva e per altro su un edificio vincolato dalle Belle Arti. Va tolta senza se e senza ma.

La sconfitta della politica non sta nel pensare di risolvere questi problemi togliendo poteri alle Soprintendenze. Non ci serve questo. Ci servono semmai procedimenti più celeri per le necessarie autorizzazioni.

La sconfitta della politica sta nella storia di quelle aree e manufatti di proprietà che lo Stato dà in concessione. Una finanziaria del 2007 ha inserito una norma che per i pertinenziali (aree ed edificio di proprietà dello Stato) il canone deve fare riferimento ai valori di mercato (valori OMI). Risultato? Canoni passati da 1600 euro all’anno (ad esempio proprio il ristorante Lo Squero) a 80mila all’anno nel giro di una settimana. In questa situazione in Italia vi sono meno di 250 attività. Un incasso ridicolo per lo Stato ed un danno enorme per quelle imprese. I risultati sono stati contenziosi, mancati pagamenti, carte bollate, fallimenti di aziende, interventi tampone del Parlamento (sospensione dei pagamenti). Ma il problema non si è risolto.

Il Ristorante dei Marinai con la sua veranda abusiva

Questa la sconfitta della politica che ha approvato una norma sbagliata e non è più riuscita a cambiarla. Tutte le forze politiche erano e sono concordi nel modificare quei canoni, tutte le forze politiche erano e sono concordi nel rivedere tutti i canoni delle concessioni sulle spiagge.

In tanti pagano pochi euro (un bar di spiaggia di fronte al ristorante Lo Squero paga non più di 600 euro all’anno) in pochi pagano cifre esagerate. Un riequilibrio darebbe allo Stato molte più entrate di quelle attuali. Tanti gli impegni in questo senso di tutti, politica e istituzioni, ma nulla di concreto è successo in questi anni. I tentativi sono stati fatti anche quando ricoprivo responsabilità istituzionali. Tutte le Regioni condividevano la necessità di un riordino dei canoni. Ma nulla è andato a buon fine in Parlamento. Tutti gli emendamenti presentati dai parlamentari venivano bocciati dalla Ragioneria dello Stato per mancanza di copertura finanziaria”.

D’altra parte la politica non è riuscita neanche a risolvere il problema delle concessioni degli arenili adeguandosi alle norme Europee. Ha preferito, sempre la politica, andare dietro alle lobby dei bagnini e rinviare i problemi con proroghe che hanno prodotto solo immobilismo sulla spiaggia e zero innovazione proprio perché non vi sono certezze per i concessionari.

La sconfitta della politica ha impedito di risolvere i problemi del “triangolone”.

Il Comune di Rimini pensava di risolvere il problema facendosi dare le aree con la legge sul federalismo demaniale. Così è stato. Ma nel passaggio tra Stato e Comune, le Agenzie del Demanio e delle Entrate hanno messo la condizione che i canoni vanno comunque pagati nelle cifre originarie. Questa condizione ha impedito di realizzare un progetto di riqualificazione di tutta l’area. Era questa l’occasione non solo per sanare tutti i problemi edilizi e abusi accumulati in 50-60 anni di attività ma soprattutto rilanciare un grande progetto di rigenerazione urbana, riqualificazione ed innovazione turistica.

E’ questa la sconfitta della politica.

Inutile prendersela con la Soprintendenza o con la burocrazia. In questo caso la responsabilità è in capo a chi ha il potere di decidere e legiferare.

Per le città turistiche e balneari come Rimini non vi è più tempo di rinviare una seria riforma delle concessioni delle spiagge. Una riforma moderna, che sappia coniugare salvaguardia del sistema delle imprese (piccole e piccolissime) che operano sulla spiaggia, capacità imprenditoriale, investimenti ed innovazione e non la difesa cieca di rendite di posizione.

La politica è chiamata a fare questo. Che sarebbe semplicemente il suo mestiere.

Maurizio Melucci

 

 

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