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Rimini, iniziata la demolizione del ristorante “Lo Squero”

La Iole ha finito di demolire qualche giorno fa, il ristorante dei Marinai è chiuso dopo la sentenza che diniega il condono per la veranda realizzata 40 anni fa, Il Barge è chiuso da anni per abusi edilizi. Solo per rimanere in ambito portuale.

Ora tocca al ristorante lo Squero. Lo storico ristorante vicino al porto di rimini ha iniziato la demolizione delle parti abusive. Praticamente buona parte dell’attività trattandosi di oltre 130 mq da rimuovere. Nei giorni scorsi ha iniziato la demolizione della parte esterna che proseuirà anche per le sale interne oggetto dell’ordine di demolizione da parte del Comune di Rimini.

Tutto inizia con la richiesta di condono edilizio fatta al Comune di Rimini da parte dei concessionari dello Squero. Nel 2003 il Comune di Rimini dà parere favorevole alla richiesta di condono e trasmette gli atti alla Soprintendenza di Ravenna che deve dare il parere definitivo. Infatti lo Squero (al pari di tutte le altre aree e manufatti dell’area del “triangolone” rientrano nei 300 metri dalla battigia e pertanto sottoposti a vincolo paesaggistico, come prevede la legge nazionale). La soprintendenza si oppone e nega l’autorizzazione del condono.

Contro il diniego la proprietà dello Squero ricorre al Tar. Il pronunciamento arriva nel 2013 e conferma il diniego della Soprintendenza.

Secondo il Tar “l’autorizzazione, infatti, non spiega le effettive ragioni che hanno indotto il comune di Rimini a rilasciare l’autorizzazione paesaggistica relativamente ad un’istanza di concessione edilizia in sanatoria concernente opere abusive estese su circa 130 mq. di superficie e realizzate in zona soggetta a vincolo posto a tutela della fascia di ml. 300 dalla linea di battigia del litorale riminese. Il Comune, nell’autorizzare le opere abusive si limita unicamente a recepire acriticamente il parere della Commissione edilizia, il quale, a sua volta, risulta privo di effettiva motivazione, limitandosi l’organo consultivo apoditticamente ad affarmare che… “Trattandosi di abusi che se anche di notevole dimensione sono comunque integrati fra loro e non alterano per la posizione l’ambiente circostante, si esprime parere favorevole all’unanimità”. Dalle considerazioni che precedono risulta pertanto con nettezza che né l’autorizzazione né il suddetto parere, spiegano le effettive ragioni in base alle quali un abuso edilizio di rilevanti dimensioni (come la stessa Commissione edilizia ammette) possa ritenersi compatibile con le esigenze di tutela e di conservazione dell’area in questione, soggetta a vincolo costiero.”

 A questo punto, gli uffici tecnici del Comune, sono costretti ad emettere un nuovo provvedimento di diniego del condono. Oltre alla notifica di diniego non sono noti quali altri provvedimenti è intenzionato a prendere il Comune.

L’iter giudiziario ed amministrativo si conclude qualche settimana fa con le sentenze del Consiglio di Stato del 6 marzo 2020. Sentenze che respingono la richiesta di sospensione dei provvedimenti del Comune di Rimini.

Secondo il Consiglio di Stato “Considerato, ad un primo esame sulla res controversa, che non appaiono vizi logici o giuridici nel parere della competente Soprintendenza BAAP, laddove esso non solo riscontrò un evidente difetto di doverosa (e disattesa) motivazione nel parere di compatibilità paesaggistica reso dal Comune, ma diede pure doverosa contezza sui quei valori paesaggistici protetti che non erano stati considerati da quest’ultima, esprimendo così quelle ragioni di merito della tutela sotteso al vincolo ex lege; Considerato che in tal modo la Soprintendenza si pronunciò sull’incompatibilità materiale delle opere abusive della Società appellante col contesto paesaggistico in cui esse erano collocate, onde il diniego comunale di sanatoria, da un lato e la diffida a demolire dette opere, dall’altro, ne sono state le doverose conseguenze; Considerato, infine e con riguardo al lamentato danno conseguente alla revoca della licenza, ferma la doverosa rimozione degli abusi, solo nell’opportuna sede di merito le rispettive posizioni delle parti potranno trovare il necessario approfondimento e l’acconcia risoluzione.”

Per la stagione 2020 non vi sarà nessuna possibilità di riaprire l’attività nella parte regolare. Ma la situazione è ancora più complicata per il futuro trattandosi di un’area, il cosiddetto “triangolone”, che è passata dal demanio dello Stato al demanio comunale di Rimini.

Pende anche un ricorso al Tar per l’annullamento della determina dirigenziale del Comune di Rimini ,che colloca le aree ed edifici del cosiddetto triangolone nel patrimonio indisponibile del Comune. I ricorrenti sostengono che debba appartenere al patrimonio disponibile del Comune. Tra le due norme vi è una differenza sostanziale: il patrimonio indisponibile prevede una concessione, il patrimonio disponibile un contratto di locazione.

A tutto ciò va aggiunta la procedura di affidamento della oncessione/locazione. Pare inevitabile procedere ad una evidenza pubblica.

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