La direzione del Pd si è riunita lunedì sera per esaminare l’esito del voto referendario.
Ha introdotto il segretario Juri Magrini. Una introduzione sobria ma puntuale nell’analisi dell’esito del referendum:“Il dato del referendum è stato un giudizio pesante sull’azione di Governo. Nonostante le numerose riforme, alcune delle quali particolarmente importanti ed innovative.”
Magrini ha condiviso la proposta di Renzi di non svolgere il congresso anticipato e di impegnarsi in una “grande campagna di ascolto”. Il rischio sarebbe stato di una conta nel partito senza approfondimenti programmatici. Per Magrini è fondamentale intervenire sui temi del lavoro ed i particolare i voucher. Magrini non ha mancato di sottolineare, nel suo intervento, l’importanza di riprendere relazioni con le organizzazioni sindacali ed economiche. Condivide la proposta di legge elettorale del “Mattarellum”. Magrini ha anche analizzato il voto locale sottolineando che in tutte e tre le province di confine della Regione (Piacenza, Ferrara e Rimini) hanno visto prevalere i No. Sono le realtà dove meno radicato è il voto di appartenenza e dove più mobile è l’elettorato. A livello locale il Si ha vinto a Novafeltria dove pochi mesi fa il centro sinistra aveva perso le elezioni.
Il primo ad intervenire è stato Corrado Zucchi che non ha fatto sconti agli errori commessi da Renzi.
Tiziano Arlotti ha svolto una analisi molto accurata e severa. Ha apprezzato “la domanda di partecipazione dei cittadini che si espressa con la grande affluenza alle urne.”La politicizzazione ha penalizzato il Sì ed è stato dato un voto su Renzi e il Governo. Secondo Arlotti il referendum pone alcuni problemi che vanno affrontati: propone di modificare la legge Delrio sulle province, intervenire per garantire risorse finanziarie per il 2017 e procedere con un’unica provincia in Romagna.
Arlotti propone di modificare il jobs act nella parte sui voucher escludendo alcuni settori dal loro utilizzo, come ad esempio l’edilizia. Condivide la proposta di legge elettorale del Mattarellum.
Tonino Bernabè. Il referendum ci consegna una questione democratica. “La crisi di partecipazione nei partiti come aggregatori di specifici interessi, qui sta la crisi democratica. Partecipare non è solo votare ma delegare, sentendosi parte attiva di un processo decisionale in grado di incidere attraverso la politica, sul miglioramento delle condizioni di vita di ogni singolo individuo”; “Il PD è oggi l’unico partito centrale, ha continuato Bernabè, e di sistema, attorno a cui può venire ad essere costituito un serio progetto di Governo, ora ed in futuro. Abbiamo evitato il rischio con l’Assemblea di ieri, di rinchiuderci nei riti di un congresso confinato al proprio interno e piegato su correnti cristallizzate”.
Simone Bertozzi. Rivendica la scelta di avere votato No al referendum.
“Dobbiamo avere la forza e l’umiltà di guardarci allo specchio. Fa piacere che tutti oggi dicano che occorre cambiare i voucher.” Più attenzione al partito ed alla rappresentanza. Milioni di elettori di sinistra non ci hanno votato.
Ruberti Antonio pone il problema di “quale partito vogliamo”. Oppure accettare il “partito del capo”. Il Pd dove si colloca politicamente? “Non sa”.
Vincenzo Sciusco responsabile giovani Pd ha evidenziato come i giovani abbiano votato No proprio perché l’iniziativa del governo Renzi è apparsa non adeguata proprio sulle politiche giovanili.
Emma Petitti. Il referendum impegna il Pd a “dare una lettura approfondita e prendere atto di una crisi della partecipazione democratica così l’abbiamo conosciuta sino ad ora”. L’assessore regionale ritiene importante “il ruolo del partito come comunità e luogo di confronto e di partecipazione.” Per questo è fondamentale rimettere al centro il partito come luogo di elaborazione e confronto.
La Petitti nel suo intervento ha risposto ad Arlotti sulle province. Ha infatti sottolineato che “la riforma Delrio è già in campo. Non è un problema di confini istituzionali e geografici ma quale ruolo pensiamo debba avere questo ente intermedio.”
Il referendum ha spazzato via l’idea del partito della nazione.
Andrea Gnassi. “Non c’è bisogno di una conta nel PD l’assemblea nazionale ha dato un segnale forte di unità e analisi.” Il referendum é confrontabile con il voto delle politiche 2013. “Nelle nostra realtà il No ha avuto meno voti delle forze politiche che lo sostenevano proprio per il valore aggiunto delle politiche fatte dal PD nei nostri territori.”
Il Sindaco di Rimini si è soffermato in particolare sull’assenza di un “progetto culturale” prima ancora di quello programmatico per arrivare a quelle fasce sociali che non ci votano.
Il Pd deve affrontare problemi cruciali come ad esempio il tema “del welfare con i bisogni e le risposte. Risponde solo lo stato? Oppure anche dei soggetti che intermediano e fanno dei servizi.”?
Per Siliquini segretario del Pd di Misano è stato un referendum sul governo dove ha inciso il tema dell’immigrazione.
Secondo Filippo Sacchetti il voto del 4 dicembre “cambia lo scenario politico”. Incide la crisi e la precarietà del quotidiano che “generano paura e rabbia.”
Giorgio Pruccoli aveva già capito durante la campagna elettorale come sarebbe andato il voto referendario. Per il consigliere regionale è stato un colpo duro e condivide gli esiti dell’assemblea nazionale. Il rischio era quello di “sancire una spaccatura insanabile dentro il Pd.” La decisione di non anticipare il congresso e aprire una campagna di ascolto e approfondimento programmatico ha evitato un dibattito lacerante da resa dei conti. Pruccoli ha tuttavia sottolineato, nel suo intervento, che certi atteggiamenti della minoranza del Pd hanno contribuito ad indebolire l’immagine e l’azione del Governo e di Renzi.
Secondo Pruccoli il Pd deve stare dalla parte del riformismo, rappresentato dal 41% dei Si e non dalla parte della conservazione.
L’ex sindaco di Rimini Alberto Ravaioli “è ancora in lutto per la sconfitta”. Ci aveva creduto, si è impegnato e ci ha messo “la faccia”. Da questo voto il Pd deve imparare una lezione: “la Costituzione non si cambia da soli” ed occorre ascoltare di più per decidere meglio. Ricorda lo slogan della sua prima campagna elettorale “chi sa ascoltare sa anche decidere meglio”
Polemico l’intervento dell’ex consigliere comunale Allegrini. Ha votato NO al referendum ed è soddisfatto del risultato perché è stato sconfitto il Partito della Nazione.
Alberto Vanni Lazzari ringrazia i giovani per l’impegno che hanno messo durante la campagna elettorale. Ritiene che si debba passare dalla narrazione all’ascolto. Interrogarsi su come siamo organizzati sul territorio. Non basta dire di ripartire dai circoli se poi solo la metà dei circoli ha una attività politica. Si vince con un grande progetto culturale.
La direzione si è conclusa con la replica del segretario che ha risposto ad alcuni interventi ed ha dato appuntamento a dopo le feste per riprendere il confronto sui temi programmatici.