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Provincia dove vai se il bilancio non ce l’hai?

Non è semplice spiegare ai cittadini che, dopo tutto il casino che s’è fatto, domenica scorsa si è votato per il rinnovo del Consiglio provinciale: “Sì ma dove, perché, ma soprattutto per cosa?!”.

Il rinnovo dei Consigli provinciali avviene in applicazione dell’art. 1 comma 79 lett b) della Legge 56/14 (Legge Delrio). Le elezioni per il rinnovo dei Consigli provinciali devono tenersi entro 90 giorni dalla data di scadenza del mandato elettorale: considerato che le elezioni si sono svolte principalmente il 12 ottobre 2014 e che i Consiglieri provinciali sono stati proclamati il 13 ottobre, il limite massimo entro cui poter convocare le elezioni è dunque l’11 gennaio 2017. La provincia di Rimini ha optato per il 18 dicembre.

La provincia non è più ente di primo grado, eletto direttamente dai cittadini, ma è ente di secondo grado eletto dai consiglieri comunali e dai Sindaci. L’elezione del Presidente è addirittura disallineata dalla scadenza dei Consiglieri.

Tutto questo caos doveva essere risolto con il referendum confermativo del 4 dicembre laddove, qualora avesse prevalso il sì, l’ente Provincia sarebbe scomparso dalla Costituzione. Una legge ordinaria avrebbe definito le aree vaste come enti di coordinamento di secondo grado e le funzioni sarebbero state ridistribuite sui altri: comuni o unioni.

Ora la provincia c’è e lotta assieme a noi.

A gestirla un Presidente, che corrisponde al Sindaco del comune capoluogo, e 12 consiglieri, rinnovati nella carica domenica 18 dicembre, di cui 8 di espressione del centro sinistra e 4 di espressione del centrodestra. Costoro hanno il compito di gestire alcune funzioni che rimangono in capo all’ente come, in particolare, le scuole e le strade provinciali. Poca roba, ma molto importante.

Il problema è che nel frattempo le province, sull’onda della legge di riforma Delrio e della Legge regionale, sono state destrutturate e private delle risorse economiche necessarie. Inoltre, con l’approvazione attraverso il voto di fiducia dell’ultima legge di stabilità, in fase di crisi di governo, non è stato possibile apportare al testo quei correttivi fondamentali per consentire alle province di fare i loro bilanci.

Ora, nella situazione di assoluta straordinarietà in cui versa il governo del Paese, si dovranno trovare soluzioni tampone e soluzioni strutturali non semplici.

Le soluzioni tampone riguarderanno l’adozione di provvedimenti tempestivi e straordinari per consentire alle province di fare i bilanci per l’anno 2017. I provvedimenti strutturali riguarderanno la nuova architettura degli enti locali, alternativa a quella disegnata dalla Delrio, dalla legge Regionale e dalla proposta di riforma costituzionale bocciata con referendum del 4 dicembre scorso.

In Romagna, dopo le esperienze positive su temi strategici come la sanità, i rifiuti, il trasporto pubblico e di recente anche con la gestione associata delle politiche turistiche con il progetto “destinazione Romagna”, sono in atto timidi tentativi e prove tecniche di approdo alla scelta definitiva di area vasta. Tuttavia col voto del 4 dicembre e quindi col permanere delle province in Costituzione, non è più chiaro cosa sia l’area vasta e a cosa possa corrispondere. All’ex provincia? Oppure a forme associative che tengono insieme più province, attraverso l’istituto della convenzione? Ed inoltre, alle funzioni assegnate saranno corrisposte le risorse economiche necessarie, nemmeno solo alla gestione ordinaria ed alla salvaguardia del patrimonio, già questo a tutt’oggi impossibile, ma per i necessari progetti di qualificazione e sviluppo?

Ridare identità, ruolo e risorse, oppure trovare una alternativa seria credibile e definitiva. E’ ciò che aspetta alla governance della provincia eletta domenica 18 dicembre.

Riziero Santi

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