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Vito Nicoletti da Coriano, l’antifascista di ferro che sapeva capire il nuovo

A poco più di 15 anni Vito Nicoletti nel giugno 1924 partecipò a Coriano, assieme ad altri antifascisti, all’imbrattamento della sede fascista locale con liquami tirati su dai pozzi neri. Così la raccontò a Giorgio Giovagnoli che la pubblicò nel suo libro “Storia del Partito Comunista nel Riminese 1921/1940″ (Maggioli, 1981): “Durante il delitto Matteotti [avvenuto il 10 giugno 1924] ricordo che noi giovani prelevammo dai pozzi neri dello sterco e sporcammo tutti i fasci che c’erano in paese. Non ci fu reazione fascista, nonostante non fosse difficile da parte loro scoprire chi erano gli autori del gesto. Ma erano troppo spaventati dagli avvenimenti in corso”. Da qui ebbe inizio la sua lunga militanza antifascista nel sindacato e nel Partito Comunista.

Vito era nato a Coriano il 7 marzo 1909 da Antonia Casadei e Carlo Nicoletti. Studiò alla scuola industriale di Rimini e iniziò a lavorare come falegname ebanista. Qui ebbero inizio i suoi primi contatti con il movimento sindacale iscrivendosi alla Confederazione del Lavoro, sezione lavoranti del legno. Nel 1925 si iscrisse al PCdI.

Maggio 1957. Vito Nicoletti candidato al Consiglio Comunale di Rimini

L’8 ottobre 1925 la Prefettura di Forlì apriva il suo fascicolo personale presso il Casellario Politico Centrale (CPC) di Roma schedandolo come “pericoloso comunista”: aveva poco più di 16 anni. Nella nota biografica i poliziotti scrivevano: “è capace di tenere conferenze (…) Individuo pericoloso e da vigilarsi”.

Nell’estate 1925, assieme ad altri due compagni di Coriano, si era trasferito a Roma per trovare lavoro, ma anche per partecipare alle attività antifasciste nella capitale. Fermato dalla polizia il 12 settembre 1925 venne rispedito a Coriano con foglio di via. Ma qui rimase solo pochi giorni: la sera del 26 settembre ripartì per Roma e da allora, sino al 1943, fu costantemente vigilato dalla Questura in quanto classificato come comunista pericoloso di III categoria. Di questa vigilanza continua fa testo il suo voluminoso fascicolo al CPC (conservato in copia presso l’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea della Provincia di Rimini).

Rimini, fine anni ‘50. Comizio sindacale in piazza Malatesta. Da sinistra: Vito Nicoletti, Giancarlo Zanuccoli, Egisto Grassi al microfono

Nel 1926 fu costretto a fuggire da Roma perché ricercato dalla polizia per le sue attività politiche e riparò a Torino dove risiedette sino al 1929. Nonostante fosse segnalato e attentamente vigilato dalla polizia continuò a svolgere attività politica per l’ormai clandestino Partito Comunista. Nell’agosto del 1929 rientrò a Roma, anche se fu per brevi periodi a casa dai genitori a Coriano, sino al 29 aprile 1933 quando venne arrestato a Roma in quanto membro dell’organizzazione comunista romana (era il responsabile dei quartieri popolari di Trastevere, Testaccio, San Lorenzo). Scontò otto mesi di carcere, quasi tutti in isolamento. Fu rilasciato il 16 dicembre 1933.

Vito sposò a Coriano Maria Patrignani (1908-1993) il 25 agosto 1927. Ebbero tre figli: Liliana (nata a Coriano il 26 aprile 1927), Spartaco (nato a Roma il 6 maggio 1935 e morto a Rimini l’11 febbraio 2004), Giancarlo (nato a Fabriano il 28 febbraio 1948).

Primi anni ’60. Da sinistra: Alfredo Arcangeli, Vito Nicoletti, Nicola Pagliarani, Francesco Alici

Dal 1934 la Questura di Roma lo inserì nell’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze, come in occasione di parate o feste patriottiche. Dal suo fascicolo del CPC risulta che non cessò mai le attività antifasciste: sono segnalate sue presenze a riunioni di comunisti nel 1937; nel 1938 organizzò sottoscrizioni per aiutare le famiglie di antifascisti defunti o incarcerati.

Con l’ingresso dell’Italia in guerra, il 17 giugno 1940 venne arrestato e tradotto nel campo di concentramento di Manfredonia. Il 2 febbraio 1941, in quanto ritenuto buon organizzatore perciò pericoloso, venne inviato come internato politico alle isole Tremiti. Il 15 settembre 1941 fu trasferito al confino a Pisticci. Fu poi trasferito al campo di concentramento di Avezzano dove nell’ottobre 1942 partecipò ad azioni di rivolta antifascista. Per questo motivo (“complotto contro il regime fascista”) venne tradotto nelle carceri di Roma in attesa di un nuovo trasferimento al campo di concentramento di Fabriano.

27-29 dicembre 1965. Rimini, Sala dell’Arengo. 7° Congresso della Federazione Comunista Riminese. Da sinistra: Nicola Pagliarani, Vito Nicoletti, Ruggero Diotallevi

Liberato dall’internamento il 31 agosto 1943 prese domicilio a Fabriano con la famiglia, dopo essere tornato in bicicletta per un breve periodo a Coriano. Stabilitosi poi a Fabriano, prese parte alla lotta di Liberazione nelle Marche nella V Brigata Garibaldi. Divenne membro dal settembre 1943 del CLN clandestino di Fabriano.

Terminata la guerra, a liberazione avvenuta, rimase a Fabriano e qui operò per la rinascita del movimento sindacale, a partire dalla ricostituzione della locale Camera del Lavoro di cui divenne successivamente Segretario.

Fece inoltre parte della prima Giunta comunale nominata dal CLN in qualità di assessore ai lavori pubblici e riconfermato nuovamente alle prime elezioni comunali del dopoguerra nel 1946.

1970. Rimini, Piazza Cavour. Manifestazione dei mezzadri. Al microfono Vito Nicoletti

Nel 1953 si trasferì ad Ancona dove divenne responsabile provinciale, e poi regionale, del sindacato dei mezzadri nonché membro della segreteria Confederale della CGIL marchigiana.

Vito fu sempre legato a Coriano. Del resto suo fratello Alfredo (1905-1998) fu subito dopo la Liberazione dirigente comunista e pubblico amministratore corianese. Intrapreso l’impegno sindacale operò a lungo come Segretario della Camera del Lavoro di Santarcangelo di Romagna.

Estate 1967. Rimini, Ristorante da Arturo (in Via dei Mille). Ospite della CGIL riminese una delegazione sindacale cecoslovacca. Da sin. Bruno Rinaldi, due della delegazione cecoslovacca, Alfredo Arcangeli, Celso Semprini. A capotavola Vito Nicoletti. Alla sua destra Anna Pizzagalli e due signore della delegazione cecoslovacca

Il 12 ottobre 1955 rientrò a Rimini, richiamato da Augusto Randi (allora Segretario della Federazione Comunista Riminese), per dirigere dal 1956 la Camera del Lavoro CGIL di Rimini, dove manterrà l’incarico di Segretario Generale fino al settembre 1968, per dodici anni, sostituito poi da Alfredo Arcangeli.

28 marzo 1977. Rimini, Azienda di Soggiorno. 10° Congresso Provinciale del Sindacato pensionati della CGIL. Al microfono Vito Nicoletti

Di Lui ha scritto Zeno Zaffagnini nel suo libro “Cara Marta … era ieri. Come sono diventato riminese” (EDUP, 2007): “Fu chiamato a Rimini a dirigere la Camera del lavoro che stava in cattive acque in conseguenza di una precedente, avventuristica, gestione. Vito aveva un carattere scorbutico ma al tempo stesso di grande disponibilità all’amicizia, fece un ottimo lavoro e il Sindacato, sotto la sua guida, riacquistò autorevolezza e prestigio. Di lui mi ha colpito, nonostante la sua formazione fosse avvenuta in un’altra epoca, quando altri erano i problemi che si dovevano affrontare, il suo modo moderno di pensare, la sua capacità di comprendere il nuovo che avanzava nella società, il cambiamento dei tempi”.

Una direzione, la sua, importante per il sindacato riminese in anni di grandi trasformazioni economiche: esplodeva il boom turistico, le città della riviera crescevano a ritmi impetuosi, il passaggio di decine di migliaia di lavoratori della terra alle attività turistiche. Gli edili della FILLEA, guidata da Alfredo Arcangeli, crebbero in numero e in importanza. Nel 1960 nasceva la FILCAMS, il sindacato delle attività turistiche, guidata da Anna Pizzagalli. Vito fu un ottimo coordinatore di squadra oltre che un mallevadore di un nuovo gruppo dirigente chiamato a guidare per anni il più importante sindacato dei lavoratori riminesi.

7 marzo 1979. Rimini, Sede Federazione PCI. I compagni della Federazione festeggiano i 70 anni di Vito Nicoletti (al centro con l’abito chiaro)

Dopo l’esperienza di Segretario Generale della CGIL di Rimini diresse il sindacato mezzadri fino al 1973, per poi essere eletto alla segreteria generale dello SPI CGIL Rimini fino al 1977, anno in cui cessò ogni attività in seno al movimento sindacale.

Fu per tre legislature (nel 1957, nel 1961 e nel 1965) consigliere comunale di Rimini, fino al 1970. Per alcuni anni, prima della elezione diretta dei consiglieri di quartiere da parte dei cittadini nel 1980, verso la fine degli anni ’70 Nicoletti fu Presidente, su nomina del Sindaco, del Consiglio di quartiere n. 4 “Borgo Mazzini-Ina casa” fino a giugno 1980, quartiere dove risiedeva con la famiglia.

Fine anni ’70. Delegazione del Comune di Rimini, assieme agli studenti, al campo di concentramento nazista di Mauthausen in Austria. Da sinistra: Vito Nicoletti, Luciano Gambini

Iscrittosi giovanissimo al PCdI nel 1925, al suo rientro a Rimini nel 1956 entrò negli organismi dirigenti della Federazione Comunista: venne eletto nel Comitato federale riminese dal 4° Congresso (dicembre 1956) al 9° Congresso (febbraio 1972) sino alla sua uscita per l’entrata in vigore dell’incompatibilità fra incarichi politici e amministrativi con quelli sindacali.

Vito morì il 17 settembre 2000, all’età di 91 anni.

Settembre 2000. Santino funebre di Vito Nicoletti

Due commoventi orazioni funebri, pronunciate da Augusto Randi e da Roberto Battaglia, Segretario della CGIL Riminese, davanti alla sede della CGIL di Rimini alla presenza di molte centinaia di persone, della moglie e dei figli, sotto le bandiere della CGIL, dello SPI-CGIL, dell’ANPI e dei DS, lo salutarono nel pomeriggio del 19 settembre e poi il corteo funebre lo accompagnò a Coriano dove venne sepolto.

Nei manifesti funebri i DS scrissero: “Con lui scompare un uomo e un dirigente esemplare che ha dedicato la sua esistenza per l’emancipazione dei lavoratori e per la democrazia nel nostro Paese”. Mentre in quelli della CGIL c’era scritto: “Difensore dei valori del mondo del lavoro e fervido sostenitore dei diritti civili ha pagato con la detenzione in carcere e nei campi di concentramento il suo impegno per la difesa della libertà negli anni più cupi della storia del secolo appena trascorso”.

Il 25 ottobre 2003 il Comune di Coriano gli intitolò un viale nella zona industriale.
Il 28 novembre 2013 l’Amministrazione comunale di Rimini intitolò a Vito Nicoletti la rotatoria nei pressi della Camera del Lavoro CGIL di Rimini in Via Caduti di Marzabotto.
Dal 22 settembre 2010 il Circolo dell’ANPI, con sede presso la CGIL di Rimini, è intitolato a Vito Nicoletti.

25 ottobre 2003. Coriano, zona industriale. Intitolazione di Via Vito Nicoletti. Il Sindaco Ivonne Crescentini, a sinistra con la fascia tricolore, con i familiari di Vito Nicoletti

Su youtube ci sono due video a Lui dedicati montati dall’ANPI riminese: il primo intitolato “Vito Nicoletti, sindacalista e combattente per la libertà”; il secondo “Zeno Zaffagnini ricorda Vito Nicoletti”.

Paolo Zaghini

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