Prefetto, Vice Questore Vicario, Funzionario della Polizia Stradale, Funzionario dell’Ufficio Scolastico Provinciale e, soprattutto, un nutrito gruppo di studenti dell’ultimo anno delle secondarie superiori, insieme in un luogo insolito per le rispettive attività, con un unico obiettivo: celebrare la “Giornata nazionale in memoria delle vittime della strada”
L’iniziativa con la quale la Prefettura e l’Ambito Territoriale dell’Ufficio Scolastico Regionale, in collaborazione con l’ANIA, hanno inteso sensibilizzare i cittadini sugli effetti, troppo spesso drammatici che derivano dal mancato rispetto del Codice della strada è stata introdotta dalla Prof.ssa Franca Berardi, dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale, che ha illustrato l’evento, programmato con caratteristiche di dinamicità, articolato in attività teoriche in aula multimediale e attività pratica al volante, destinata agli studenti neo patentati o in possesso di foglio rosa, con autovetture poste a disposizione dei ragazzi con l’assistenza, la guida e il consiglio di istruttori di “guida sicura”.
Il Prefetto, traendo presupposto dalla gravità delle “guerre silenziose” rappresentate dai tantissimi incidenti stradali e dallo sproporzionato numero di morti e feriti, ha sostenuto l’utilità di Giornate che vedono istituzioni e forze di polizia preposte, unite sul fronte degli obiettivi didattico-educativi.
Ha quindi fatto leva sul concetto di responsabilità, richiamando l’attenzione degli studenti sui rischi legati a comportamenti non sempre consapevoli che devono far riflettere sul valore della vita, unica e senza equivalenti che non può essere improvvisamente distrutta non solo da stili di vita caratterizzati dall’abuso di sostanze alcoliche o dall’uso di sostanze stupefacenti, ma neppure da condotte di guida superficiali, a partire dall’uso del telefonino.
E’ stato poi il Sostituto Commissario della Polizia Stradale Giovanni Palladino a riferire di alcuni aspetti tecnici inerenti le motivazioni che generano una sinistrosità impressionante, nella quale le pratiche distraenti rappresentano il principale rischio (telefonare alla guida, controllare e mail, navigare sui social, fare selfie, etc.), magari ritenendo di essere multitatisking e dimenticando, invece, che il cervello tende a concentrarsi su un’attività alla volta rallentando l’elaborazione di altri stimoli dall’esterno.
Il funzionario della Polstrada ha, quindi, sottolineato come l’approccio alla guida deve essere compiuto in condizioni fisiche (arto ingessato, occhio bendato, etc.) e psichiche (rabbia, ansia, etc.) buone, senza mai sottovalutare il rischio proveniente anche da una mancata regolazione emotiva ed ha ricordato come la gioiosa tradizione vissuta – come molti – da bambino, divertendosi a suonare citofoni e scappare, si sia invece trasformata, da adulto, nel tristissimo compito – più volte adempiuto – di bussare al campanello per dare lo sconvolgente annuncio della morte di un figlio, marito o una sorella alla famiglia.